Questa voce raccoglie le informazioni riguardanti la Juventus Football Club nelle competizioni ufficiali della stagione 1951-1952.
Stagione
Il club bianconero visse un'estate movimentata a causa dei dissidi che da tempo covavano tra la dirigenza e l'allenatore Carver, esplosi in un'intervista al vetriolo rilasciata dall'inglese alla Gazzetta dello Sport prima del ritiro di agosto, in cui si dichiarava insoddisfatto del mercato della squadra chiedendo invano la cessione della pattuglia danese – i due Hansen, John e Karl Aage, assieme a Præst – e l'ingaggio dell'attaccante Lorenzi dall'Inter; la battuta con cui gli rispose da Cap d'Antibes il presidente juventino, Gianni Agnelli – «avevo raccomandato al mister di non imparare l'italiano, purtroppo in un anno ha fatto troppi progressi nella nostra lingua...» –, fu l'inevitabile preludio alla chiusura del rapporto col tecnico anglosassone. La società torinese individuò il suo sostituto nell'ungherese Sárosi, tuttavia impegnato negli Stati Uniti fino a dicembre: nell'attesa fu così la coppia di ex bianconeri Combi-Bertolini a sedersi in panchina per un breve interim.[1]
I piemontesi rinforzarono la propria rosa integrando qualche giocatore italiano prelevato dalle serie minori, come il difensore Corradi dal Modena,[1] scegliendo tuttavia di continuare a puntare sulle prestazioni del collaudato trio offensivo Muccinelli-Hansen-Boniperti.
La formazione-base dei bianconeri in questa stagione, molto solida, vide Viola tra i pali, Manente e Corradi schierati come terzini, col nuovo acquisto spesso a sostituire un Bertuccelli falcidiato da problemi fisici, e l'emergente Ferrario, presto subentrato al capitano e bandieraParola, come centromediano di difesa. Il reparto difensivo si avvalse inoltre dell'aiuto di Mari che, con Piccinini, componeva la linea mediana di centrocampo e sovente arretrava davanti al portiere per meglio proteggere la squadra; i due Hansen agirono invece da interni, entrambi col vizio del gol. In attacco le ali Muccinelli, talvolta ammirato in ripiegamento come tornante per sopperire ai già citati arretramenti di Mari, e Præst, quest'ultimo meno prolifico sottoporta rispetto al passato ma più incisivo per quanto riguarda cross e assist,[2] lavorarono come gli anni passati a supporto del centravanti Boniperti arruolato sia a costruire che a concludere l'azione.[1]
Con quest'intelaiatura la Juventus ritornò allo Scudetto dopo due anni: un successo ottenuto grazie soprattutto a una decisiva continuità di rendimento, fattore che permise ai bianconeri di avere la meglio sulle principali rivali, l'Inter e il Milan, due formazioni forse con più qualità dei bianconeri in alcuni reparti ma inversamente più discontinue nell'arco del campionato.[1]
Issatisi in vetta al sesto turno assieme ai rossoneri, il 4 novembre 1951 i piemontesi caddero con la Sampdoria e lasciarono temporaneamente la testa della classifica al Diavolo, tuttavia raggiunto un mese dopo, approfittando della sconfitta milanese 5-2 contro il Padova, e poi superato due giorni prima di Natale, in occasione di una nuova caduta rossonera sul campo dell'Atalanta. Il 27 gennaio 1952 la Juventus fu simbolicamente campione d'inverno con 4 punti di vantaggio sul Milan e su di un'Inter in risalita.[3]
Nel girone di ritorno i bianconeri mantennero le due squadre meneghine a diversi punti di distacco tanto che il 4 maggio, col successo per 3-1 sugli inseguitori rossoneri, i torinesi andarono a +7 in graduadoria. Nonostante la sconfitta del 1º giugno contro la Beneamata, il nono titolo nazionale della Juventus fu al sicuro con tre giornate di anticipo: a fine torneo i bianconeri distanziarono rossoneri e nerazzurri, rispettivamente, di 7 e 11 lunghezze;[3] a completare il successo, le 30 reti realizzate da John Hansen permisero al danese di trionfare, per la prima e unica volta, nella classifica cannonieri della Serie A.[4]
Al termine del campionato la società torinese andò a Parigi per disputare la quarta edizione della Coppa Latina. Il 26 giugno 1952, in notturna al Parco dei Principi, la Juventus giocò la semifinale contro gli spagnoli del Barcellona, guidati in campo da Kubala, che ebbero la meglio per 4-2. Ai bianconeri rimase la finale di consolazione per il terzo posto, disputata due giorni più tardi sempre nella capitale francese e vinta per 1-0 sui portoghesi dello Sporting Lisbona, facendo così loro l'ultimo gradino del podio.[5]