Discendente da una famiglia nobile ed agiata, Herrera y Reissig seguì un percorso di studi, prevalentemente, presso le scuole religiose sia nel suo Paese sia in Europa, a Parigi e a Madrid,[1]
terminato il quale intraprese qualche attività impiegatizia.
Ma tutta la sua breve esistenza e la sua carriera letteraria risultarono indubbiamente segnate da una grave malformazione cardiaca, che lo influenzò nello stile di vita, nelle abitudini, nelle emozioni, nelle idee, nei sentimenti sin dalla prima infanzia, costringendolo ad abbandonare gli studi superiori ed a limitare i suoi spostamenti ed i suoi viaggi.[2][3]
Nei suoi versi della poesia La vida sono racchiusi le chiavi di lettura e di interpretazione del suo pensiero e delle sue opere: <<Sopra il cielo metafisico vi è un cuore di suicida, aritmico e fraterno>>.[2]
A causa di questo grave handicap, Herrera y Reissig si ritirò pressoché tutta la vita sulla terrazza della sua splendida abitazione, sovrastante gran parte di Montevideo, che si trasformò ben presto in un attivissimo centro culturale frequentato da un buon numero di intellettuali e letterati, appassionati soprattutto delle ultime tendenze culturali mondiali.[3]
Lo stile ed i contenuti delle sue poesie si caratterizzarono per la continua ricerca di verità interiore ed inconscia, per l'originalità linguistica, per la creatività immaginifica, per la sperimentazione formale e metrica.[1][2]
Queste sue qualità lo resero un punto di riferimento anche per i poeti delle generazioni successive, da Lorca ad Alberti,[4] perché fu un precursore ed un anticipatore di tendenze, quali l'Ultraismo ed il creazionismo ispanico.[2]
Questi elementi furono presenti nelle raccolte Los maitines de la noche, (1903), Los éxtasis de la montaña (1904), nella pre-surrealistaTertulia lunática (1909), in Los maitines de la noche (1902) e in La manzanas de Amarilys (1909).
Non mancarono nel suo bagaglio letterario anche 'puntate' verso l'esotismo, come nei Sonetos de Asia e verso il Decadentismo, come nei Parques abandonados (1908), sempre connotate da profonda partecipazione emotiva nel 'discorso' della Natura e da un completo e personale utilizzo delle potenzialità dei suoni, delle immagini e delle percezioni.[2]