Iniziò la sua carriera artistica nella pittura, grazie alla frequentazione del gruppo iberico guidato da Picasso a Parigi, ma nel 1927 decise di dedicarsi alla scultura, divenendo un precursore e un caposcuola della costruzione plastica modellata in vari materiali.[1]
Ma la lavorazione dei metalli, per González non era una novità assoluta, in quanto la sua famiglia aveva già da molte generazioni praticato l'arte degli orafi, e lui stesso, dall'età adolescente, si era cimentato in questa attività tradizionale, ottenendo assieme al fratello Juan ottimi risultati e successi, come dimostrarono i premi vinti all'esposizione di Barcellona del 1892.
Nel 1900 si trasferì nella capitale transalpina e, se nel periodo 'pittorico' i suoi lavori risultarono influenzati dai periodi picassiani 'rosa' e 'blu', miscelati da accostamenti con il realismoottocentesco, nella scultura mostrò un maggiore spirito innovativo e una grande originalità plasmando maschere in ferro, rechazadas, cesellate e saldate insieme pezzo per pezzo.
Furono i primi approcci e i primi usi di questa nuova tecnica che, successivamente, venne ripresa dallo stesso Picasso nei suoi lavori di scultura.
Però dopo pochi anni, nel 1918, il destino avverso riservò a González un grande dolore, la morte del fratello Juan, suo principale collaboratore, e questo tragico evento lo costrinse a sospendere la sua attività, a causa di una forte depressione.
Nel periodo della prima guerra mondiale, González trovò un impiego nella casa automobilistica Renault, dove lavorò nella divisione preposta alla saldatura autogena, e questa esperienza si rivelò utilissima per affinare la tecnica.
Solamente dopo il 1927 riprese i suoi impegni artistici, avvicinandosi al movimento costruttivista parigino Circle et Carré, guidato dal pittore uruguayanoTorres Garcia.
González, seppur assimilando i gusti surrealisti di Mirò, Salvador Dalí e Breton, continuò in un suo personalissimo e originale percorso artistico, focalizzato nel rapporto forma-spazio, divenendo un caposcuola capace di fare proseliti nel secondo dopoguerra.[1]