Figlia di Friedrich, membro del Gran Consiglio, ebbe un'educazione atipica per una donna del tempo, seguendo le sue inclinazioni (lingue, matematica e filosofia), conformemente agli ideali dell'illuminismo.[1] Oltre a conoscere le diverse letterature europee, si interessò di filosofia, estetica, scienze naturali ed economia.[1]
Fece vivere lo spirito dell'illuminismo nel salotto che animava, frequentato da membri del patriziato cittadino progressisti, aristocratiche erudite, cittadini colti e uomini dotti stranieri.[1] Tra la fine del decennio 1750-60 e l'inizio di quello successivo, questo salotto divenne il centro della cerchia progressista bernese.[1] Seguendo la tradizione dei salotti parigini, si conversava di cultura, si esercitavano i ragionamenti filosofici e si coltivava l'amicizia oltre i confini politici e di genere.[1]
La Bondeli fu inoltre una delle più brillanti esponenti della cultura epistolare dell'epoca, mostrandosi valida interlocutrice e brillante autrice di recensioni e critiche letterarie in corrispondenza con Johann Georg Zimmermann, Sophie La Roche, Leonhard Usteri, Johann Kaspar Lavater, Christoph Martin Wieland e Jean-Jacques Rousseau.[1] Nel 1767, dopo la morte della madre, dovette cambiare casa e si trasferì a Neuchâtel, dove lavorò quale dama di compagnia. La salute cagionevole e lo spirito del tempo, assai ostile alle donne colte, la spinsero a un progressivo isolamento fino alla sua morte prematura.[1]