Jessica (sempre conosciuta come Decca), rinunciò alla sua cultura privilegiata in tenera età e aderì allo stalinismo[2]. Era conosciuta come la "pecora rossa" della famiglia[3].
Primo matrimonio
All'età di 19 anni, Jessica conobbe suo cugino di secondo grado, Esmond Romilly di appena un anno più grande di lei e con un background simile al suo. Anch’egli di nobili origini e di famiglia conservatrice (sua zia Clementine era la moglie di Winston Churchill) nell’estate del 1932 aveva annunciato alla famiglia di aver abbracciato le teorie bolsceviche (per poi passare al socialismo democratico)[4] e allo scoppio della guerra civile spagnola si era arruolato nelle Brigate internazionali contro Francisco Franco. Si trovava infatti in Inghilterra per riprendersi dalla dissenteria contratta difendendo Madrid durante la guerra civile spagnola.[5]. I cugini si innamorarono immediatamente e decisero di fuggire in Spagna, dove Romilly iniziò a lavorare come reporter per il News Chronicle. Dopo alcune difficoltà causate dall'opposizione dei loro parenti, si sposarono con rito civile il 18 maggio 1937. Difficoltà economiche e lo stato avanzato di gravidanza di Jessica, convinsero la coppia a tornare in Inghilterra. Si trasferirono a Londra e vissero nell'East End, in una casa messa a disposizione da un amico. Il 20 dicembre 1937 Jessica diede alla luce una figlia, Julia Decca Romilly che morì il maggio successivo durante un'epidemia di morbillo. Jessica parlerà in seguito raramente di Julia che non viene citata per nome nemmeno nella sua autobiografia del 1960 Hons and Rebels (Figlie e ribelli)[2].
Nel 1939, Romilly e Jessica emigrarono negli Stati Uniti, dove cambiarono spesso città, svolgendo i lavori più disparati, perennemente a corto di soldi[2].
All'inizio della seconda guerra mondiale, Romilly si arruolò nella Royal Canadian Air Force; Jessica viveva allora a Washington e pensava di unirsi a lui una volta che fosse stato inviato in Inghilterra. Mentre viveva a Washington diede alla luce un'altra figlia, Constancia Romilly il 9 febbraio 1941.[6] Il marito venne dato per disperso il 30 novembre 1941, di ritorno da un bombardamento sulla Germania nazista.[7]
Secondo matrimonio
Sei mesi dopo la morte del marito Jessica lasciò il lavoro part time per la RAF e iniziò a lavorare per un'agenzia governativa: l'Office Price Administratio (OPA). Qui conobbe l'avvocato statunitense per i diritti civiliRobert Treuhaft che sposò nel 1943, diventando cittadina statunitense nel 1944.[7][8].
La coppia ebbe due figli: Nicholas (1944-1955) e Benjamin (nato nel 1947)[1][9].
Impegno politico e carriera
Stalinismo e politica di sinistra
Nel 1943 Mitford e Treuhaft iniziarono a militare attivamente nel partito comunista. Nel 1947 la famiglia si trasferì a Oakland, California e nei primi anni 50, Mitford lavorò come segretaria esecutiva della sezione locale del Civil Rights Congress. Grazie a questo impiego e al lavoro del marito, si trovò coinvolta in numerose campagne per i diritti civili, tra cui il fallito tentativo di fermare l’esecuzione di Willie McGee, un afroamericano accusato di aver stuprato una donna bianca. In quanto membri del partito comunista, nel 1953 -nel culmine del maccartismo e della paura rossa- vennero chiamati a testimoniare di fronte alla Commissione per le attività antiamericane. Entrambi rifiutarono di fare nomi e di testimoniare sulla loro partecipazione alle organizzazioni comuniste.[10].
Né le rivelazioni dei crimini di Joseph Stalin contro l'umanità del rapporto segreto di Nikita Kruscev del 1956 né l’invasione dell’Ungheria da parte dell’armata rossa nello stesso anno, spinsero i coniugi Treuhaft a lasciare il partito comunista americano. Lo fecero entrambi tuttavia nel 1958, ormai convinti che l’organizzazione fosse ormai sotto l’influenza dell’URSS e avesse perso ogni contatto con la base: l’appartenenza al partito era quindi “inutile” per perseguire i loro ideali di antifascismo, democrazia, pace e socialismo.[7]
Giornalismo investigativo
Nel maggio 1961 si recò a Montgomery, in Alabama, mentre lavorava a un articolo sugli atteggiamenti del Sud per Esquire. Mentre era lì, lei e un amico andarono incontro all'arrivo dei Freedom Riders e presero parte in una rissa quando una folla guidata dal Ku Klux Klan attaccò gli attivisti per i diritti civili. Dopo la sommossa, Jessica procedette a una manifestazione guidata da Martin Luther King Jr.. La chiesa in cui fu tenuto questo fu anche attaccata dal Klan, e Jessica e il gruppo passarono la notte barricandosi dentro fino a che l'assedio fu terminato con l'arrivo della Guardia Nazionale dell'Alabama.
Attraverso il suo lavoro con sindacati e organizzazioni benefiche, Treuhaft si interessò all'industria funeraria e persuase Jessica a scrivere un articolo sull'argomento. Anche se l'articolo "Saint Peter Don't You Call Me" pubblicato sulla rivista Frontier, non è stato ampiamente divulgato, ha attirato molta attenzione quando Jessica è apparso in una trasmissione televisiva locale con due rappresentanti del settore. Convinta dell'interesse pubblico, scrisse The American Way of Death, che fu pubblicato nel 1963. Nel libro criticò aspramente l'industria per aver usato pratiche commerciali senza scrupoli per approfittarsi delle famiglie in lutto. Il libro divenne un importante bestseller e condusse a udienze del Congresso sull'industria funeraria. Il libro è stato una delle fonti d'ispirazione per il film del regista Tony Richardson del 1965, The Loved One[11], sottotitolato in modo significativo "An Anglo-American Tragedy".
Oltre alla scrittura e all'attivismo, Jessica ha provato a comporre musica come cantante per "Decca and the Dectones". Ha registrato due brevi album: uno[13] che contiene la sua interpretazione di "Maxwell's Silver Hammer" e di "Grace Darling"[14], e l'altro, due duetti con l'amica e poetessa Maya Angelou[15]. Il suo ultimo lavoro è stato un aggiornamento intitolato The American Way of Death Revisited.
Jessica morì di cancro ai polmoni, all'età di 78 anni. In linea con i suoi desideri, ebbe un funerale economico, che costò $ 533,31 - fu cremata senza una cerimonia, le sue ceneri sparse in mare e la stessa cremazione costò $ 475[3][16].