Nel 1465 fu inviato a Roma da re Mattia Corvino per perorare la causa della guerra contro gli Ottomani; durante il soggiorno romano compose il poema epicoAnnales, perduto.[3] Rientrato in patria, Pannonius partecipò assieme allo zio Vitéz a una cospirazione contro il re, che tuttavia fallì. Morì nel castello di Medvedgrad nei pressi di Zagabria nel marzo 1472,[3] mentre tentava di fuggire in Italia, a 37 anni;[2] è sepolto nella cattedrale di Pécs.
La produzione letteraria di Pannonius rispecchiò la sua versatile personalità e humanitas di artista colto in varie discipline e sensibile alle bellezze del mondo, abbracciando una vasta gamma di sentimenti, dal dolore per la morte della madre al rimpianto per la bella e colta terra che gli fu da patria spirituale, dallo sdegno contro i falsi poeti alla commozione per la natura, dall'angoscia di fronte al destino umano ai dubbimetafisici.[5]
Opere
Panegyricus in laudem Baptistae Guarini Veronensis, 1512.
Elegiarum aureum opusculum, 1514.
Epigrammi lascivi, collana I Taschinabili, traduzione di Gianni Toti, Roma, Edizioni Fahrenheit 451, 1993, ISBN88-86095-03-1.
Frontespizio di Panegyricus in laudem Baptistae Guarini Veronensis (1512)
Piero Del Negro (a cura di), Clariores. Dizionario biografico dei docenti e degli studenti dell'Università di Padova, Padova, Padova University Press, 2015.