Moretti iniziò la sua carriera nel wrestling verso la seconda metà degli anni ottanta nella Gorgeous Ladies of Wrestling come Tina Ferrari e debuttò nella World Wrestling Federation nel 1999 come manager di D'Lo Brown e Mark Henry. Ha vinto per tre volte il Women's Championship e ha fatto parte dei Right to Censor, stable dalle dure visioni sociopolitiche.
In gioventù, Moretti lottò con i suoi due fratelli e sua sorella.[3] Tempo dopo frequentò l'University of Southern California (USC); Moretti secondo le sue parole, fu "trascinata da un'amica" (che in seguito si rivelò essere Nadia Kadmiri) a un'audizione tenuta a Las Vegas nella Gorgeous Ladies of Wrestling (G.L.O.W.).[3] Le due donne superarono con successo l'audizione e vennero allenate da Mando Guerrero per sei settimane,[3] prima di iniziare a lottare nella GLOW rispettivamente con i nomi di Tina Ferrari e Ashley Carter,[3] formando un tag team conosciuto con il nome "T & A".[6] Ferrari sconfisse Colonel Ninotchka conquistando il vacante GLOW Championship, rappresentato da una corona.[7]
Successivamente, lottò nella Powerful Women of Wrestling e Ladies Professional Wrestling Association con i nomi di Nina e Tina Moretti, dove vinse il POWW Championship.[3][6] Il 23 settembre 1994 al Blackjack Brawl della UWF, tornò a utilizzare il nome di Tina Moretti perdendo contro Candi Devine nel match per l'assegnazione dell'UWF World Women's Championship.
World Wrestling Federation/Entertainment (1999–2005)
In quel periodo in WWF, le donne erano conosciute più per le loro apparenze fisiche e "sex appeal" piuttosto che per le abilità di wrestling,[12] le quali si affrontavano in strip match o "slop match", incontro che si svolgeva in una piscina di fango.[3] Il 14 giugno, Ivory conquistò il Women's Championship sconfiggendo Debra, e lo difese con successo il 22 agosto a SummerSlam contro Tori.[13][14] Durante la rivalità con Tori, Ivory divenne una heel. La rivalità tra le due continuò nelle settimane successive a SummerSlam, e Ivory sconfisse la rivale nel primo hardcore match femminile il 6 settembre a Raw.[15] Ivory venne poi sfidata da Luna Vachon, che sconfisse in un hardcore match a Unforgiven.[16] Nel mese di ottobre iniziò una rivalità con The Fabulous Moolah, perdendo il titolo contro la stessa a No Mercy.[17] Tuttavia, nella puntata di Raw del 25 ottobre, Ivory sconfisse Moolah nella rivincita riconquistando il Women's Championship per la seconda volta.[18] Il 12 dicembre ad Armageddon perse in favore di Miss Kitty in un four corners evening gown pool match.[19]
Verso la fine del 1999, Ivory aggiunse al suo personaggio delle caratteristiche conservative. Il 23 gennaio alla Royal Rumble, prese parte al "Miss Royal Rumble" swimsuit contest, vinto da Mae Young.[20] Il 9 marzo, Ivory affrontò senza successo Jacqueline in un match valevole per il Women's Championship.[21] Dopo un periodo di pausa, tornò nell'ottobre del 2000 come membro dei Right to Censor,[6] cambiando il suo personaggio con acconciature più conservatrici.[22][23] Poco dopo, Ivory iniziò una rivalità con Lita per il Women's Championship, che vinse in un fatal four-way match che includeva anche Jacqueline e Trish Stratus.[24] Dopo aver difeso il titolo il 19 novembre contro Lita con l'aiuto del leader dei Right to Censor Stevie Richards, Ivory difese il titolo anche il 10 dicembre ad Armageddon in un triple threat match contro Trish Stratus e Molly Holly.[25]
Successivamente, Ivory e i Right to Censor iniziarono una rivalità con Chyna dopo che quest'ultima aveva posato per la rivista Playboy verso la fine del 2000.[26] Nella puntata di Raw Is War del 4 dicembre, Ivory e il suo compagno di squadra Val Venis eseguirono un double-team piledriver nei confronti di Chyna infortunandola al collo.[27] Dopo essere tornata, Chyna sfidò Ivory per il Women's Championship alla Royal Rumble, dove mantenne il titolo dopo che Chyna aveva peggiorato l'infortunio al collo.[28] Ivory venne nuovamente sfidata da Chyna il 1º aprile a WrestleMania X-Seven in cui fu sconfitta in uno squash match, concludendo il suo regno.[29] In seguito, i Right to Censor si sciolsero il 26 aprile.[30][31]
Nel 2002 Ivory fece da allenatrice nella seconda stagione di WWE Tough Enough.[6][8][9] Dopo che la World Wrestling Federation fu rinnominata "World Wrestling Entertainment" e si divise in due roster, Raw e SmackDown!, Ivory venne spostata a SmackDown!.[35] Nel roster blu iniziò una breve rivalità con le co-vincitrici di Tough Enough Linda Miles e Jackie Gayda, sconfiggendo Miles per merito dell'interferenza di Gayda nella puntata di Velocity dell'8 giugno. Nel mese di novembre, Ivory fu trasferita a Raw in cambio di Big Show.[36] Durante il resto dell'anno, lottò in coppia con Victoria e ebbe una rivalità con Trish Stratus.[37]
Durante tutto il 2003 apparve sporadicamente negli show televisivi e solo una volta (Armageddon) in un pay-per-view contro Molly Holly, dove perse l'opportunità di vincere il titolo femminile di Holly. A giugno, Moretti riscosse tre vittorie per schienamento contro la Women's Champion Jazz, ma non ottenne mai la possibilità di battersi con la campionessa per la cintura. Perse il suo ultimo match il 21 dicembre 2003 contro Victoria, durante l'ultima edizione di Sunday Night Heat di quell'anno.
WWE Experience e licenziamento (2004–2005)
Nel 2004 Moretti lavorò per nove settimane come allenatrice in Ohio Valley Wrestling. A partire dal mese di maggio presentò WWE Experience insieme a Todd Grisham; il suo contratto fu trasformato in maniera da permetterle di lottare nel circuito indipendente pur mantenendo il ruolo di commentatrice per la WWE.
Il 22 luglio 2005 la WWE annunciò la fine del rapporto di lavoro con Ivory. Da allora iniziò a lottare sporadicamente nel circuito indipendente.
Ritorno al circuito indipendente (2005–2006)
Dopo aver lasciato la WWE, Ivory iniziò ad apparire saltuariamente nel circuito indipendente (utilizzando il suo nome di battesimo), dove ottenne diversi titoli femminili, come il CCW Tag Team Championship (in coppia con Bambi) e l'ECCW SuperGirls Championship, che difese con successo per circa cinque mesi, prima di perderlo contro Nattie Neidhart l'8 ottobre 2006.
Il 5 marzo 2011 apparve al 4º anniversario dell'evento Women Superstars Uncensored (WSU), dove fu introdotta nella WSU Hall of Fame.
Altre apparizioni in WWE (2015–2022)
Il 31 marzo 2015 partecipò alla convention WrestleMania Axxess di WrestleMania.
Il 27 gennaio 2016 apparve durante il programma Table for 3, insieme alle wrestler Alundra Blayze e Molly Holly.
Il 6 aprile 2018 fu introdotta nella WWE Hall of Fame da Molly Holly.[5] Il 28 ottobre successivo tornò a lottare per una sera al pay-per-viewEvolution, nella 20 Women-Battle Royal tenutasi all'evento, riuscendo a rimanere sul ring più a lungo rispetto a tutte le altre lottatrici del passato, prima di essere eliminata verso la fine da Asuka.
^ab(EN) Jon Waldman, Ivory, WWE part ways, su canoe.ca, Slam! Sports, 22 luglio 2005. URL consultato il 9 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 15 gennaio 2013).
^ab(EN) John Powell, Austin wins title at WM15, su slam.canoe.ca, Slam! Sports, 28 marzo 1999. URL consultato il 9 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 20 febbraio 2012).
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^(EN) John Powell, Armageddon: WWF saves the worst for last, su slam.canoe.ca, Slam! Sports, 10 dicembre 2000. URL consultato l'11 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2012).
^Action Chicks: New Images of Tough Women in Popular Culture, Macmillan, 2004.
«Una delle faide più recenti è stata con i "Right to Censor"... .Il gruppo era in conflitto con Chyna per aver posato per Playboy e il suo "sfoggiare" del corpo»
^(EN) John Powell, Surprises dominate Rumble 2001, su slam.canoe.ca, Slam! Sports, 21 gennaio 2001. URL consultato l'11 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 13 luglio 2012).
^(EN) John Powell, Austin turns heel at WM X-Seven, su slam.canoe.ca, Slam! Sports, 1º aprile 2001. URL consultato l'11 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2015).
^ab(EN) Right to Censor's profile, su onlineworldofwrestling.com, Online World of Wrestling. URL consultato l'11 agosto 2019.
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^(EN) John Powell, McMahons ruin No Mercy, su slam.canoe.ca, Slam! Sports, 21 ottobre 2001. URL consultato il 17 settembre 2019 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2012).
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