La Internet Initiative Japan (IIJ) venne fondata nel dicembre del 1992 nell'ambito del progetto WIDE, diventando la prima azienda giapponese[2] a offrire servizi legati a Internet nel paese[3][4].
La IIJ entrò nel mercato dell'Internet a banda larga nel 1998 attraverso la Crosswave Communications (CWC), compagnia nata da una joint venture tra Toyota, Sony e la stessa IIJ[5]. L'accesa concorrenza nel settore delle telecomunicazioni e lo scoppio della bolla delle dot-com costrinsero tuttavia la neonata società ad avviare pochi anni dopo la sua fondazione un procedimento di ristrutturazione aziendale[6] e a cedere le proprie quote alla Nippon Telegraph and Telephone (NTT)[7], la quale arrivò ad acquisire nel 2003 anche circa il 30% della IIJ[8].
Nei primi anni duemila la IIJ emerse comunque come una delle aziende leader nella ricerca, nello sviluppo e nella diffusione in Giappone della tecnologia IPv6[9], nonché una delle maggiori aziende giapponesi nel settore del cloud computing tramite il servizio denominato IIJ GIO[10].
Dal 2001 gestisce inoltre l'operatore virtuale di rete mobile IIJmio[11], il quale si appoggia sulla rete della NTT docomo[12].
Note
^ab(JA) 2016年3月期総括 (PDF), su iij.ad.jp, Internet Initiative Japan, Inc., marzo 2016. URL consultato il 3 febbraio 2017.
^(EN) Bob Johnstone, Wiring Japan, in Wired, 1º febbraio 1994. URL consultato il 20 gennaio 2017.
^(EN) Aizu Izumi, Internet in Japan in Asian Context, su anr.org, Asia Network Research, 1998. URL consultato il 20 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 28 marzo 2012).
^(EN) IIJ to Launch New 'IIJmio' Services for Individuals, in PR Newswire, 29 agosto 2001. URL consultato il 3 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 3 febbraio 2017). Archiviato da thefreelibrary.com.