Terme del Palazzo imperiale[4]: costruite sotto Antonino Pio, probabilmente da Matidia minore, pronipote di Traiano e sorella di Vibia Sabina, moglie di Adriano. Presentano un'ampia palestra, con portici su tre lati. Ad ovest si trovano gli ambienti termali riscaldati, tra cui un calidario con due vasche rettangolari, e a nord il frigidario, con un'ampia vasca con nicchie alle pareti; sul frigidario si aprono altri ambienti a lato di quello con la vasca e sul lato opposto, e ancora a nord un apoditerio con banchi in muratura. Tra gli ambienti di servizio si trova una latrina. Gli ambienti erano pavimentati con mosaici raffinati e le pareti erano rivestite in marmo.
Terme di Nettuno (II,IV,2)[5] complesso termale pubblico dedicato nel 139 e con mosaici figurati in bianco e nero di grande estensione e di ottima qualità. Presenta una grande palestra, circondata da un portico colonnato su tre lati, con ambienti sui lati sud ed ovest, sormontati da appartamenti in affitto, e una serie di stanze termali precedute da un disimpegno. Sorse sopra un precedente complesso termale di epoca domizianea, con piscina (natatio) in luogo del disimpegno, che a sua volta aveva rimpiazzato terme poco distanti dell'epoca di Claudio.
Terme di Buticoso (I,XIV,8)[7], di epoca traianea, in opera mista. L'accesso doveva avvenire da un vestibolo aperto sul portico verso la via degli Horrea epagathiana, affiancato da taberne. Altri ingressi sono accessibili da nord e dall'area sacra del tempio di Ercole, con cui confina. Una sala lungo il lato orientale presentava banchine in muratura e sulle pareti, ornate di nicchie, una pittura, datata al III secolo, con fronde verdeggianti alternate a grandi vasi gialli, su uno sfondo rosso in signino (per evitare l'umidità degli ambienti termali retrostanti). Da un piccolo vestibolo all'estremità meridionale, con simili pitture, si accede ad un disimpegno con mosaico in bianco e nero dove è raffigurato un nudo maschile con l'iscrizione Epictetus Buticosus, interpretato come il soprintendente delle terme. Da una stanza riscaldata si accede al calidario, con resti del rivestimento in marmo delle pareti e con due vasche laterali; il pavimento presenta un mosaico in bianco e nero con tritone, nereide, mostri marini e pesci. Le mura del calidario sono di grande spessore e forse sorreggevano una cisterna. Oltre il confinante Tempio tetrastilo, dell'area sacra ad ovest, separato dalle terme da un corridoio di servizio, un edificio ha conservato tracce della presenza di una grande ruota per il sollevamento dell'acqua.
Terme del Mitra (I,XVII,2)[8]: furono costruite in epoca adrianea ed erano dotate di ampi ambienti di disimpegno e di una serie di stanze termali: il frigidario, con annessa piccola stanza con bacino, conserva resti di un mosaico con Ulisse e le sirene; seguono da nord a sud un tepidario, un sudatorio e un calidario con due vasche. Sono conservati i sotterranei di servizio e a sud del calidario, un impianto con ruote lignee per il sollevamento dell'acqua. Furono restaurate agli inizi del III secolo e trasformate nel IV secolo, quando l'impianto di riscaldamento non doveva essere più funzionante, con l'aggiunta di absidi e di colonne. Nei sotterranei si sono installati un mitreo e una piccola fullonica, mentre alla fine del IV o nella prima metà del V in uno degli ambienti di settentrionali, dopo la distruzione del mitreo nei sotterranei sottostanti, venne installato un oratorio cristiano.
Piccole terme (I,XIX,5)[9]: impianto termale di ridotte dimensioni, costruito alla fine del V secolo (con aggiunte nella prima metà del VI, accessibile solo dagli horrea dei Mensores (I,XIX,4), di cui occupa alcuni degli ambienti occidentali e il passaggio che lo separava dall'edificio più ad ovest; si trovava ad un livello superiore rispetto a quello di età imperiale. Si entrava direttamente nel frigidario quadrangolare, con tre vasche semicircolari sporgenti. Si passava quindi ad una serie di piccoli ambienti riscaldati con ingressi obliqui, uno dei quali con vasca, e al calidario, con tre vasche, una ovale e due semicircolari. Alle spalle del calidario era una fornace per il riscaldamento.
Terme dei Cisiari (II,II,3)[10], appartenenti probabilmente alla corporazione dei carrettieri, adibita al trasporto di passeggeri e merci su carri tra Ostia e Roma. L'impianto venne inserito in epoca adrianea in un complesso commerciale precedente (cosiddetti Magazzini repubblicani (II,II,1-2) e non è stato interamente scavato. Comprende un frigidario, alcuni ambienti riscaldati e un vestibolo con piccolo labrum (vasca), che aveva una ricca decorazione figurata in stucco sul soffitto. Gli ambienti termali sono decorati con mosaici pavimentali figurati in bianco e nero: nel frigidario, con piccola vasca semicircolare, il mosaico rappresenta due cinte murarie concentriche, quella più interna con torri agli angoli sorrette da telamoni disposti sulla diagonale; nello spazio intermedio sono raffigurati carrettieri con carri condotti da muli di cui vengono riportati i nomi e al di sotto tritoni con cavalli marini e nuotatori. In un ambiente riscaldato con abside, sistemato in un restauro del III secolo, è presente un mosaico coevo al restauro con Nereide, amorino e mostri marini. L'altra sala riscaldata, con vasca rettangolare, ha un mosaico con belve e prede. Una sala, con abside al centro del lato sud, conserva un mosaico frammentario con un lottatore e parte di un'iscrizione in greco. Verso sud sono gli ambienti di servizio, tra taberne affacciate sulle strade laterali, con due thermopolia; si conserva una grande ruota per il sollevamento dell'acqua, di cui si sono ritrovati i resti.
Terme dello scheletro(IV,IX,6), questo piccolo balneum, che deve il nome ad uno scheletro ritrovato in una delle sue stanze durante gli scavi del 2015, si trova nella parte sud-orientale di un più vasto edificio che occupava tutto l'isolato, e fu realizzato nel IV secolo d.C. . Quanto rimasto sembra relativo alla parte riscaldata dell'antico bagno termale.[11]
Fontane e cisterne
Ninfeo del decumano massimo (I,II,1)[12]: costruito a pianta semicircolare e con colonnato frontale (oggi scomparso), era rivestito in marmo e probabilmente coperto a semicupola (primo quarto del IV secolo).
Ninfeo del Bivio del castrum (I,XIV,1)[13] (340-370): costruito ad un importante incrocio, subito fuori dalle mura occidentali del castrum, presenta pianta trapezoidale. Sul muro di fondo in laterizio, in origine rivestito in lastre di marmo, presentava al centro una nicchia rettangolare e ai lati nicchie semicircolari; davanti al muro era un bacino per l'acqua che doveva zampillare da una statua di amorino su un delfino. Anteriormente era un'area trapezoidale, parzialmente occupata da un portico a pilastri e pavimentata in opera spicata.
Ninfeo del portico di Nettuno o della Caupona di Fortunato (II,VI,2)[14]: il tratto terminale del portico di Nettuno, in corrispondenza dell'incrocio tra decumano massimo e via delle Corporazioni, nel terzo quarto del IV secolo venne pavimentato in marmi e chiuso da muri creando un ambiente separato; addossata alla nuova chiusura tra i pilastri del portico, venne realizzata la struttura della fontana, rivolta verso l'interno. La struttura presentava un podio articolato da nicchie: una rettangolare entro una rientranza al centro della parete di fondo, fiancheggiata da due nicchie semicircolari, basse e poco profonde sulla fronte e altre due sui fianchi, il tutto rivestito in marmo. La struttura è stata interpretata come una aggiunta successiva alla caupona di Fortunato.
Ninfei del Teatro romano (II,VII,6-7)[15]: fontane semicircolari realizzate negli spazi adiacenti al teatro, lungo il decumano massimo. Vennero costruiti sotto Domiziano e rifatti alla fine del II-inizi del III secolo: forse al solo ninfeo orientale venne aggiunta in epoca successiva una fronte colonnata.
Ninfeo degli Eroti (IV,IV,I)[16]: situato lungo il Cardo massimo, a ovest delle Terme del Foro, venne edificato nel primo quarto del V sec. Si presentava come una stanza pressoché quadrata, coperta da una volta a crociera. La sua struttura in laterizio era interamente ricoperta di marmo bianco. Nelle pareti si aprono nicchie rettangolari, presso le quali furono rinvenute le statue di Eros che incorda l'arco attualmente conservate nel Museo Ostiense. Al centro della sala è un bacino in marmo, copia dell'originale andato disperso durante la Seconda guerra mondiale.
Cisterna pubblica su due livelli e con ruota di sollevamento per l'acqua nel caseggiato della Cisterna (I,XII,4)[2].
Cisterna sotterranea accessibile da una scala nel cortile del thermopolium del caseggiato del Thermopolium (I, II, 5)[24].
Cisterna coperta nel cortile del caseggiato di Diana (I, III, 3-4)[25].
Pozzo con puteale marmoreo e vasca centrale nel cortile del caseggiato del Larario (I, IX, 3)[26].
Pozzo e vasche nel cortile dietro il tempio collegiale presso l'aula dei Mensores (I, XIX, 3)[27].
Latrine
Latrina su via della Forica: realizzata in due taberne aperte su via della Forica del caseggiato del Triclinio (I, XII, 1), con venti sedute e bacino[28].
Latrina in un sottoscala del Caseggiato del Balcone a Mensole(I, VI, 2)[29].
Latrina della palestra delle terme del Foro, con venti sedute[3].
Latrina sulla Via Tecta degli Aurighi, realizzata all'angolo nord di un appartamento del Caseggiato degli Aurighi (III, X, 1)[31].
Latrina delle terme dei Sette Sapienti (III, X, 2)[32].
Latrina a quattro sedute in un ambiente della Schola del Traiano (IV, 5, 15), già facente parte della Casa a peristilio (IV, V, 16)[33].
Latrina sul cardine massimo: realizzata alla fine del IV sec. d. C. all'angolo nord della domus di Giove Fulminatore, con materiali di recupero (IV, IV, 4)[34].
Latrina delle terme delle Sei Colonne (IV, V, 10-11)[35].
Latrina delle terme del Filosofo (V, II, 6-7)[36].
Latrine private
Latrina in un ambiente nel caseggiato del pantomimo Apolausto (I, II, 2.6)[37].
Latrina in uno degli ambienti di servizio del tempio collegiale (I,X,4)[38].
Latrine nel sottoscala del caseggiato dei Triclini (I,XII,1)[28].
Clementina Panella (a cura di), Ostia I. Le terme del Nuotatore. Lo scavo dell'ambiente IV (Studi miscellanei, 13), Roma 1968.
AA.VV., Ostia II. Le terme del Nuotatore. Scavo dell'ambiente I, (Studi miscellanei 16, Roma 1970.
Andrea Carandini, Clementina Panella (a cura di), Ostia III. Le terme del Nuotatore. Scavo degli ambienti III, VI, VII. Scavo dell'ambiente V e di un saggio nell'area SO (Studi miscellanei 21), Roma 1973.
Andrea Carandini, Clementina Panella (a cura di), Ostia IV. Le terme del Nuotatore. Scavo dell'ambiente XVI e dell'area XXV (Studi Miscellanei, 23), Roma 1977.
Massimiliano David, Il nuovo mitreo dei marmi colorati sulla via della Marciana a Ostia Antica, in Mireille Cébeillac-Gervasoni, Nicolas Laubry e Fausto Zevi (a cura di), Ricerche su Ostia e il suo territorio: Atti del Terzo Seminario Ostiense (Roma, École française de Rome, 21-22 ottobre 2015), Roma, École française de Rome, 2018, ISBN9782728313334. URL consultato il 27 ottobre 2024.