L'opera sarebbe stata commissionata da Federico il Grande dopo che sua sorella Guglielmina di Bayreuth aveva definito l'artista il "Raffaello dei nostri tempi".[2][3] Tuttavia, alla fine il sovrano prussiano non avrebbe più voluto l'opera, essendosi interessato all'arte dei grandi maestri. Dopo la morte della moglie dell'artista, l'opera venne acquistata dall'imperatrice russa Caterina II, finendo nella sua collezione reale, poi divenuta la collezione dell'Ermitage.[2][4]
Al centro esatto della composizione si trova la vincitrice della disputa, la dea Afrodite, che è rivolta frontalmente rispetto allo spettatore ed è accompagnata dal figlio Eros.[6] Al centro del gruppo si trova Era, la moglie di Zeus, che si riconosce dal pavone situato ai suoi piedi. La dea è ritratta in una posa assolutamente statica e si limita a coprire il pube con una mano (infatti non indossa nient'altro che il suo diadema). Atena è ritratta di schiena, mentre sta finendo di spogliarsi, dopo essersi privata della lancia e dell'elmo, situati a terra.[7] Se Era guarda un punto fisso in alto, come se fosse disinteressata di ciò che sta succedendo, sul volto di Atena c'è un'espressione di sdegno.[8]
Paride indossa un berretto frigio (un suo attributo) ed è appena avvolto da una mantellina. Il principe troiano è accompagnato da un cane da caccia e porge la mela ad Afrodite.[6] Accanto a lui c'è Scamandro, una divinità fluviale, ed è sdraiato per terra, presso una sorgente. A sinistra, seminascosto tra le piante, si trova un satiro che spia le tre dee nude. Lo sfondo è composto da un paesaggio pastorale con un cielo pieno di nuvole grigie. Le figure isolate dallo spazio circostante e la loro disposizione centralizzata rendono l'opera il manifesto dello stile pittorico di Mengs, che funge da preludio per l'affresco del Parnaso nella Villa Albani di Roma.[7]
Note
^(EN) Judgement of Paris, su hermitagemuseum.org. URL consultato il 19 novembre 2022.