Hemp Body Car

Ford Hemp Body Car
Descrizione generale
CostruttoreStati Uniti (bandiera) Ford
Tipo principaleConcept car
Produzionedal 1931 al 1937
Altre caratteristiche
Altro
ProgettoHenry Ford
Struttura in soia dell'auto.
Montatura in plastica dell'auto, brevetto 2.269.452 (13 febbraio 1932)

La Hemp Body Car (in inglese «auto di canapa») o Soybean Car («di soia») fu un prototipo di automobile progettato da Henry Ford e ultimato nel 1937. La sua peculiarità era di essere interamente realizzata con un materiale plastico ottenuto dai semi di soia e di canapa, e alimentata da etanolo di canapa (il carburante veniva raffinato dai semi della pianta).[1][2][3] È stata la prima vettura costruita interamente in plastica di canapa, più leggera ma anche più resistente delle normali carrozzerie in metallo.[4][5] Lo stesso Henry Ford per dimostrare ai giornalisti e al pubblico l'elasticità e la resistenza del nuovo tipo di carrozzeria, si fece filmare mentre colpiva violentemente con una mazza il retro della vettura, senza che questa neppure si ammaccasse.[3]

Storia

«Perché consumare foreste che hanno impiegato secoli per crescere e miniere che hanno avuto bisogno di intere ere geologiche per stabilirsi, se possiamo ottenere l'equivalente delle foreste e dei prodotti minerari dall'annuale crescita dei campi di canapa?[6]»

Unendo la passione per la natura a un'indubbia capacità di imprenditore, Ford voleva realizzare una vettura che «uscisse dalla terra»; affidandosi ai suoi migliori ingegneri, dopo dodici anni di ricerca riuscì a dare forma concreta alla sua idea, creando un'automobile ecosostenibile ed ingegnosa.[7] Il prototipo ultimato fu esibito nel 1941 al Dearborn Days festival di Dearborn (Michigan), città natale di Ford. Fu anche presentato al Michigan State Fair Grounds, nello stesso anno.[8] A causa della seconda guerra mondiale, la produzione di auto in America si ridusse drasticamente e l'esperimento di una macchina con struttura di soia e di canapa si interruppe. Alla fine della guerra l'idea di Ford cadde nell'oblio.[8] Inoltre, Henry Ford morì sei anni dopo, e nel 1955 la coltivazione della canapa venne proibita negli Usa, cosicché la Ford Hemp Body Car non entrò mai in commercio. Secondo Lowell Overly il prototipo dell'auto fu distrutto da Eugene Turenne Gregorie.[8]

Si ritiene che la proclamazione di leggi proibizionistiche nei confronti della cannabis negli Stati Uniti sia legata anche alla concorrenza tra la nascente industria petrolchimica e la possibilità di usare l'olio di questa pianta come combustibile non inquinante.[9] Questo sarebbe dimostrato anche dalla riduzione dei prezzi del petrolio al 50% operata, secondo tali fonti, proprio per fare concorrenza al nuovo combustibile estratto dalla canapa.[10]

Tuttavia alcuni sostengono che le ricerche sulla macchina di soia, in cui Ford investì milioni di dollari, non portarono ad alcun risultato.[11] Un quotidiano riferisce pure che tutte le ricerche produssero panna montata come prodotto finale[in che senso?].[12]

Inoltre c'è chi sostiene che quest'auto non fosse prodotta unicamente dalla soia, ma anche da plastica di fenolo, un derivato del catrame.[12][13]

È possibile trovare su internet un video d'epoca che ritrae Henry Ford mentre armato di una mazza dimostra la grande elasticità del telaio di questo nuovo prototipo di automobile battendovi dei sonori colpi senza tuttavia scalfirne la superficie.[14]

Motivi della produzione dell'auto

L'Henry Ford Museum (il museo dedicato a Henry Ford) presenta tre ragioni principali per cui Ford costruì un'automobile in plastica di soia:

  1. Cercare di integrare l'industria con l'agricoltura;
  2. Ford sosteneva che la sua plastica rendesse le vetture più sicure delle normali auto in metallo;
  3. La scarsa disponibilità di metalli dovuta al loro utilizzo militare durante la seconda guerra mondiale. Ford sperava che il suo nuovo materiale plastico potesse sostituire i metalli nella costruzione di automobili.[8]

Caratteristiche

Il telaio di questa automobile, in acciaio tubolare, teneva insieme quattordici pannelli di plastica,[1] che sono detti essere «spessi un quarto di pollice (6 mm)».[15] Sull'esatta formulazione dei pannelli in plastica non si ha però, ad oggi, nessuna testimonianza certa. Si dice che furono prodotti con una formulazione che, tra molti altri componenti, comprendeva semi di soia, grano, canapa, lino e ramiè.[16] I finestrini erano fatti con fogli acrilici. Tutto questo fece sì che il peso dell'auto fosse di 2000 libbre, contro le 3000 di una comune auto dell'epoca.[1][17]

Note

  1. ^ a b c Anzovin, p. 189 The first plastic car was manufactured by the Ford Motor Company, Dearborn, Mi, USA, in August 1931. Fourteen plastic panels were mounted on a tubular welded frame.
  2. ^ (EN) Hemp Body Car: l'auto costruita con fibre di canapa Archiviato il 5 dicembre 2011 in Internet Archive..
  3. ^ a b Rowan Robinson, The Great Book of Hemp: The Complete Guide to the Environmental, Commercial, and Medicinal Uses of the World's Most Extraordinary Plant, Inner Traditions, Bear & Co, 1996, p. 138.
  4. ^ Tomes Dwight, p. 6.
  5. ^ William Shurtleff e Akiko Aoyagi, Henry Ford and his Researchers - History of their Work with Soybeans, Soyinfo Center, 2011, p. 119.
  6. ^ "Why use up the forests which were centuries in the making and the mines which required ages to lay down, if we can get the equivalent of forest and mineral products in the annual growth of the hemp fields?" (EN) Hemp facts, su serftosurf.com. URL consultato il 17 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 14 settembre 2012).
  7. ^ Ford Hemp Car: l'auto ecologica esisteva già 70 anni fa.
  8. ^ a b c d Mystery Car 40: Henry Ford's soybean car.
  9. ^ Jack Herer. 1985. The Emperor Wears No Clothes. Ah Ha Publishing, Van Nuys, CA.
  10. ^ La storia segreta della canapa Archiviato il 10 giugno 2011 in Internet Archive..
  11. ^ Allen, p.121.
  12. ^ a b (EN) Soybean Car dream goes awry - It's cream, in Deseret News and TelegramSalt Lake City, 8 aprile 1954, p. p. A17.
  13. ^ Bryan, pag. 48.
  14. ^ (EN) Video su YouTube, su youtube.com.
  15. ^ Maxwell, p. 93.
  16. ^ Benson Ford Research Center, su thehenryford.org (archiviato dall'url originale il 16 settembre 2012).
  17. ^ Bial, p. 33.

Bibliografia

Voci correlate