Figlio di un pastore protestante, la sua formazione artistica si sviluppò grazie a studi da autodidatta, effettuati soprattutto tramite incisioni di Gérard Audran, ispirate dai dipinti di Le Brun.[1]
Non ancora quattordicenne ebbe modo di perfezionare la sua preparazione alla scuola di Nicolas Guibal a Stoccarda e di Ludwigsburg, ma già l'anno successivo decise di tornare a Heilbronn per impegnarsi in un corso di studi classici e giuridici, che lo condussero a frequentare l'Università di Halle.[2]
In tutto questo periodo, l'artista non trascurò la sua attività di miniaturista e anzi si cimentò anche nell'acquaforte.[3]
Dal 1769 la sua arte raggiunse una piena maturità espressiva e le sue opere tendettero ad essere sempre più raffinate come dimostra il ritratto di sé stesso assieme al fratello, attualmente esposto ai Musei di Berlino.
Successivamente soggiornò a Lipsia per un approfondimento di studi eseguito assieme a A. F. Oeser, che si rivelò utile e fruttifero sia moralmente sia artisticamente.[1]
Poi si recò a Dresda, dove realizzò le illustrazioni per il Viaggio sentimentale di Yorick e miniò i ritratti degli ambasciatori d'Inghilterra e di Svezia, ora visibili all'Accademia di Vienna.
Sir Robert Keith si interessò a lui e l'invitò a trasferirsi a Vienna nel 1774, presentandolo al cancelliere Kaunitz e all'imperatrice Maria Teresa d'Austria.[2]
Venne accolto con tutti gli onori e assunse incarichi importanti, come quello di direttore dell'attività miniatoria della famiglia imperiale (e molti lavori di quel periodo sono conservati nella collezione privata degli Asburgo e sono visibili all'Hofmuseum di Vienna).[1]
In seguito, la famiglia imperiale lo mandò a Roma, per un vero e proprio corso di aggiornamento artistico. Nella città capitolina si appassionò alle opere di Raffaello, di Annibale Carracci, di Domenichino, ma anche del Mengs e del David.[2]
Durante il suo soggiorno italiano, ebbe modo di operare alla corte di Napoli e di decorare i soffitti e le pareti del Palazzo Reale di Caserta, realizzando, tra le altre, la celebre opera intitolata La scuola di Atene, composta da quattro scene allegoriche che hanno spinto i critici a formulare eventuali significati massonici correlati al ciclo.[4]
Questa tesi sembrerebbe rafforzata dalla possibile appartenenza del pittore alla massoneria austriaca.[4]
Difatti, una delle scene descriverebbe un rito di iniziazione basato sul disvelamento della statua della Verità, simbolo esoterico.[4] Tra i protagonisti raffigurati nella scena si riconoscono l'artista stesso e Anton Raphael Mengs.
Dopo aver rifiutato un invito alla corte di Russia, rientrò a Vienna, dove ottenne l'incarico direttivo dell'Accademia, dal 1795 e nel 1806 quello di direzione della Galleria Belvedere.[3]
A causa di una malattia agli occhi che indebolì la sua vista, fu costretto ad abbandonare l'attività di miniaturista, senza peraltro rinunciare totalmente all'arte: infatti si dedicò ai dipinti con tematiche storiche e alla ritrattistica, che però non raggiunsero la qualità dei suoi lavori precedenti.[1]
(DE) Ferdinand Laban, Heinrich Friedrich Füger, der Porträtminiaturist, Berlino, Grote, 1905.
(DE) Constantin von Wurzbach, Füger, Friedrich Heinrich, in Biographisches Lexikon des Kaiserthums Oesterreich, vol. 5, Vienna, L. C. Zamarski & C. Dittmarsch, 1859, pp. 1-3.
(DE) Karl Weiß, Füger, Heinrich, in Allgemeine Deutsche Biographie, vol. 8, Lipsia, Allgemeine Deutsche Biographie, 1878, pp. 177–179.
(DE) Carl Wilczek, Heinrich Friedrich Füger. Seine Gemälde und Zeichnungen, Vienna, Selbstverlag, 1925.
(DE) Robert Keil, Heinrich Friedrich Füger (1751–1818) – Nur wenigen ist es vergönnt das Licht der Wahrheit zu sehen, Vienna, Amartis, 2009.
(DE) Max Schefold, Füger, Heinrich Friedrich, in Neue Deutsche Biographie, vol. 5, Berlino, Duncker & Humblot, 1961, p. 686.