Hārūn ibn Khumārawayh (in arabo ﻫﺎرون ابن خمارویہ?; 882 – 30 dicembre 904) è stato un sultano turco dall'896 della dinastia tulunide.
Abū Mūsā Hārūn ibn Khumārawayh fu il quarto sovrano tulunide, essendo succeduto a suo fratello maggiore Abu l-'Asakir Jaysh ibn Khumarawayh, che era stato imprigionato e assassinato per strangolamento[1] dai comandanti del suo esercito. Egli preferì lasciare gli affari di Stato al suo vizir Abu Ja'far ibn Ali, preferendo vivere come il padre una vita di dissolutezza e lussuria. Ciò portò a una gravissima crisi, dal momento che le finanze non erano in grado di versare regolarmente il soldo ai suoi indisciplinati soldati (berberi, greci, arabo-egiziani e turchi), tanto che essi stessi cominciarono a provvedere da sé stessi, con violenze ad abusi ai danni della popolazione.
Il Califfato abbaside trasse vantaggio da una simile situazione di degrado e invase nel 904 i domini tulunidi (che le erano stati strappati da Ahmad ibn Tulun, ossia Egitto e Siria. Le truppe tulunidi disertarono ai loro doveri e le forze califfali furono in grado di entrare nella Valle del Nilo. Harun fu ucciso in un ammutinamento, tramite strangolamento, mentre era ubriaco. A succedergli fu suo zio, Shayban, l'ultimo dei Tulunidi, che regnò un anno a malapena.
Note
- ^ Secondo la diffusa, quanto ipocrita, prassi di assassinare qualche personalità senza lasciare segni visibili dell'omicidio, tanto da poter fare certificare a dotti quanto mai compiacenti che si era trattato di morte naturale.
Bibliografia
- Thierry Bianquis, "Autonomous Egypt from Ibn Ṭūlūn to Kāfūr, 868-969!, in: (Carl F. Petry ed.), The Cambridge History of Egypt, 2 voll., I, p. 108.