L'attrice Anna Sárváry fu la principale musa per i suoi componimenti d'amore. Subì per la prima volta un grave esaurimento nervoso nel 1914, che lo portò più volte al suicidio. Tornato a Budapest come giornalista, inviò i suoi componimenti ai principali quotidiani della città, come Magyarság e Est-lapok. Dal 1917 fino alla sua morte visse stabilmente a Seghedino, dove lavorò per la Regione meridionale oltre che a scrivere per i giornali locali.[1]
Di stampo radicale, Juhász auspicava una profonda trasformazione politica e sociale del Paese. Nell'autunno del 1918 presiedette il Partito Radicale e negli anni del comunismo diresse il Teatro Nazionale di Seghedino. Negli anni successivi alla rivoluzione fu perseguitato e addirittura privato della pensione di insegnante. Morì suicida nel 1937.[1]
Juhász fu autore di poesie, opere teatrali, schizzi, racconti umoristici e parodie. Scrisse il romanzo Orbán lelke ("L'anima di Orbán") e una biografia su István Tömörkény pubblicata postuma nel 1941.[1]
Új versek 1908-1914 ("Versi nuovi", 1914)
Barletta, 1915 ("Sonetti Ungheresi",1915)
Kèső szüret ("Vendemmia tardiva", 1918)
Nefelejts ("Non ti scordar di me", 1921)
Testamentom (1925)
Hárfa ("Arpa", 1929)
Fiatalok még itt vagyok! ("Giovani, ancora sono qui!", 1935)