«Stanco, magro e con le carni lacerate dai ferri ai polsi, alle caviglie e ai fianchi per penitenza: così doveva apparire Guglielmo, eremita di probabili natali francesi che scelse come luogo della penitenza la Maremma, in un punto talmente malsano da esser chiamato proprio "Malavalle", vicino a Castiglione della Pescaia (GR).»
(Fabio Figara, San Guglielmo di Malavalle. La storia ed il culto di un eremita medievale, collana "TuttiAutori" Milano, Lampi di Stampa, 2009, p. 3)
San Guglielmo di Malavalle
San Guglielmo ringrazia il cielo per aver sconfitto il drago
I primi anni della vita di San Guglielmo sono incerti. Esistono diverse tradizioni e leggende, ma le prime testimonianze scritte a noi pervenute sono molto posteriori alla sua morte.
Secondo una tradizione molto viva in Toscana, ed in parte avallata dalla breve biografia lasciata dal suo primo discepolo Alberto, sarebbe stato un cavaliere francese appartenente alla famiglia ducale d'Aquitania e discendente da una nobile famiglia del Poitou. Avendo condotto una vita immorale e sregolata, intorno all'anno 1140 fu scomunicato da Papa Eugenio III. La colpa di Guglielmo doveva essere grave se il Papa Eugenio III rifiutò di concedergli il perdono durante la sua visita all'Abbazia di Clairvaux. Si tramanda che Guglielmo si sia convertito ad opera di Bernardo di Chiaravalle. Dopo aver compiuto tutti e tre i grandi pellegrinaggi medioevali (a Santiago di Compostella, Roma, Gerusalemme), sarebbe giunto in Toscana dove sarebbe diventato eremita.
Lotta con il drago
La tradizione agiografica si sovrappone con quella di San Giorgio: tipica la lotta con il drago, la presenza sotto il saio eremitano, di una maglia di ferro. Infatti secondo la leggenda san Guglielmo avrebbe ucciso un drago che infestava le campagne di Castiglione della Pescaia.
Pochi sono i fatti tramandati da Alberto sul periodo tra lo sbarco a Pisa di Guglielmo di ritorno dal suo pelligrinaggio in Terra santa e il suo arrivo a Malavalle. L'eremita aveva cercato presso diverse comunità cenobitiche e di anacoreti, l'ideale di vita a cui aspirava, l'ascesi più rigida nella solitudine e nell'isolamento.
Inizialmente aveva tentato di convertire con il suo modo di vivere gli eremiti delle comunità in cui entrava, ma dopo qualche anno abbandonò tali aspirazioni, e si allontanò dalla vita comunitaria. Trascorse gli ultimi anni della sua vita come anacoreta in preghiera, in silenzio, in digiuno e penitenza.
Nascita dell'Ordine di San Guglielmo
San Guglielmo non fondò alcun ordine religioso, né scrisse alcuna regola, ma dall'Epifania del 1156 accolse come discepolo Alberto. Dopo la morte di Guglielmo, poco più di un anno dopo, questi ne avrebbe trascritto gli insegnamenti e fissato la Regola Guglielmita di derivazione benedettina cistercense, le Consuetudines e Regula sancti Guillelmi. Nel 1211 la regola dell'ordine di San Guglielmo fu approvata dal papa Innocenzo III.
La comunità degli eremiti di Malavalle crebbe velocemente subito dopo la sua morte, diffondendosi in Toscana, nel Lazio e nelle Marche.
Nel 1244 furono fondate le prime comunità all'estero e nel 1256 conventi erano presenti nel nord della Francia, in Belgio, in Boemia e in Ungheria.
La festività di San Guglielmo è il 10 febbraio ma, nei paesi maremmani, si festeggia di solito agli inizi di maggio con delle feste e delle processioni fino all'eremo.
Iconografia
Guglielmo viene rappresentato con l'abito grigio, caratteristico dell'ordine fino al 1256 o con la veste nera adottata dopo l'unificazione con gli eremitani agostiniani. Sotto la quale si intravede la maglia di ferro da cavaliere, in ricordo del suo passato e perché si dice che fu portata dal santo come cilicio.
Molte sue immagini riportano il drago e il bastone da pellegrino.
Due tele di Giovanni Lanfranco presso la chiesa di S. Agostino in Roma
Una tela di Salvator Rosa (Guglielmo di Malavalle penitente - Wilhelm von Malavall als Buesser) è esposta al Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Bibliografia
Fabio Figara, San Guglielmo di Malavalle. La storia ed il culto di un eremita medievale, collana "TuttiAutori" Milano, Lampi di Stampa, 2009.
Margherita Eichberg, L'Eremo di San Guglielmo di Malavalle a Castiglione della Pescaia. La storia, lo scavo, il restauro, collana "QUaderni del patrimonio culturale" a cura della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le Province di Siena e Grosseto, Roma, Edizioni Kappa, 2004.
Josè Refugio De La Torre Paredes e Tìndara Rasi, La santità nella Maremma Grossetana. Santi, Beati, venerabili ed Eremiti , Edizione Effigi I e II ristampa, Arcidosso (GR), 2018.
Kasper Elm, Beiträge zur Geschichte des Wilhelmitenordens, Bohlau Verlag, Köln 1962 [2].
Paolo Pisani, Santi, Beati e Venerabili nella provincia di Grosseto , Ed. CANTAGALLI Siena (1993).
Michele Barbieri, Sul significato della penitenza nell'arte. Intorno al Guglielmo di Malavalle di Salvator Rosa, in: Michele Barbieri, De l'estensione. Studi sulle pratiche della vocazione poetica, Società Editrice Fiorentina, Firenze 2011, pp. 101–134.
Guglielmo Cavalcantini, Vita del glorioso S. Guglielmo, già Duca dell'Aquitania, Conte di Pittania, e poi Eremista Agustiniano etc, per Volemar Timan, Firenze, 1605.