Gu Hengbo, pseudonimo di Gu Mei[1] (顧媚S, Ku MeiW, conosciuta anche come Xu Mei e Xu Zhizhu dopo il suo matrimonio; 1619 – 1664), è stata una poetessa e pittrice cinese.
Ricevette il titolo di "signora" dalla prima corte dei Qing, difatti negli scritti di questo periodo ci si riferisce a lei con l'espressione "Signora Hengbo".[2]
Nota per la sua bellezza e per il talento nella pittura e nella poesia, era annoverata nell'élite delle cortigiane insieme a Dong Xiaowan, Bian Yujing e Liu Rushi. Viene ricordata per i suoi dipinti di orchidee e per una raccolta di poesie, una delle poche opere sopravvissute ai giorni nostri.[3]
Biografia
Gu Mei nacque vicino a Nanchino nel 1619.[4] All'inizio del regno di Chongzhen divenne una cortigiana nel distretto del fiume Qinhuai di Nanchino. Ospitò un noto salotto letterario che contava tra i suoi ospiti Chen Liang, Qian Lucan e Mao Xiang nella sua Torre Meilou,[3] una dimora che Yu Huai definì "sontuosa e stravagante".[5]
Gu Hengbo si distinse anche nel teatro kunqu in qualità di imitatrice maschile (sheng). Uno dei suoi ruoli fu quello di Zhou Yu (周羽) ne La disciplina del figlio (教子). Lo scrittore Yu Huai (余懷) racconta come Gu si fosse esibita per il suo compleanno per ringraziarlo dopo che lui si era offerto di aiutarla con un problema con la legge.[6]
Si innamorò di uno dei suoi mecenati, Liu Fang (劉芳), al punto di promettergli di sposarlo e di porre fine alla sua carriera di cortigiana. Tuttavia cambiò presto idea e Liu Fang si tolse la vita.[3]
L'ufficiale Gong Dingzi pagò 1.000 once d'argento per i suoi servizi.[7] Nel 1643 Gu divenne la sua concubina[8] e si stabilì con lui nella capitale. La loro relazione destò particolare attenzione[9] in quanto andava in contrasto con gli ideali confuciani. L'influenza di Gu su Gong Dingzi divenne leggendaria, tant'è che riuscì a salvare dalla pena di morte il poeta Yan Ermei. Fu inoltre mecenate dell'artista Zhu Yizun.[3]
Nel 1659 Gu diede alla luce una figlia. Per l'occasione Gong Dingzi fece erigere un tempio buddista.[3]
Gu fu una delle otto bellezze del Qinhuai descritte dai funzionari della dinastia Qing.[10]
Note
- ^ Nell'onomastica cinese il cognome precede il nome. "Gu" è il cognome.
- ^ Xu Sufeng, Lotus Flowers Rising from the Dark Mud: Late Ming Courtesans and Their Poetry (PDF), su core.ac.uk, febbraio 2007.
- ^ a b c d e (EN) Lee Lily Xiao Hong, Clara Lau e A. D. Stefanowska, Biographical Dictionary of Chinese Women: v. 1: The Qing Period, 1644-1911, Routledge, 2015, ISBN 9781317475873.
- ^ Panel from Orchids and Rocks, Gu Mei, ca. 1644, su futuresprout.com. URL consultato l'11 novembre 2022.
- ^ Berg 2013, p. 89.
- ^ (ZH) Wang Ning (王宁), 晚明金陵名妓度曲考" (PDF), su core.ac.uk.
- ^ (EN) Susan Mann, Precious Records: Women in China's Long Eighteenth Century, Stanford University Press, 1997, p. 260, ISBN 9780804727440.
- ^ Berg 2013, p. 117.
- ^ (EN) Daria Berg e Chloe Starr, The Quest for Gentility in China: Negotiations Beyond Gender and Class, Routledge, 2007, ISBN 9781134077045.
- ^ (EN) Wang Dewei e Shang Wei, Dynastic Crisis and Cultural Innovation: From the Late Ming to the Late Qing and Beyond, Harvard University Asia Center, 2005, p. 94, ISBN 9780674017818.
Bibliografia
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