La regione divenne provincia romana nel 121 a.C., col nome originario di Gallia Transalpina (o Gallia ulterior o Gallia comata, ossia "Gallia al di là delle Alpi", in contrapposizione alla Gallia Cisalpina o Gallia citerior o Gallia togata, ossia "Gallia al di qua delle Alpi"). Dopo la fondazione della città di Narbo Martius, o Narbona, (l'attuale Narbonne), nel 118 a.C., la provincia fu rinominata Gallia Narbonensis, o Gallia bracata, con la nuova coloniacostiera come capitale.
proconsole; dopo aver respinto i Galli dalla costa ad est di Massilia, restituì quei territori ai Massilioti; fondò poi Aquae Sextiae (Aix-en-Provence); trionfò sui Liguri, Salluvi e Voconti[3]
come console concluse la guerra contro i Saluvii; si scontrò poi con gli Arverni e gli Allobrogi e continuò la guerra anche come proconsole; celebrò il trionfo sugli Arverni nel 120 a.C.; iniziò la costruzione della Via Domitia[4]
come console si unì a Gneo domizio nella guerra contro i Galli; sconfisse gli Allobrogi, meritandosi il cognome di Allobrogicus e costruendovi poi un monumento sul sito della battaglia; sfonfisse i Ruteni e Arverni, catturando i loro capi; come proconsole celebrò un trionfo nel 120 a.C. sugli Allobrogi e Arverni del loro re Bituito[5]
come console attaccò i Volci Tectosagi; a Tolosa trafugò il loro sacro tesoro, "che scomparve in circostanze poco chiare, mentre era trasportato alla città alleata di Massilia, per essere poi spedito a Roma;[9] come proconsole rifiutò di cooperare con Gneo Mallio Massimo (vedi sotto) e condusse la sua armata in una sconfitta disastrosa presso Arausio contro la popolazione germanica dei Cimbri e dei loro alleati; fu accusato dal tribuno della plebe Gaio Norbano (probabilmente nel 103 a.C.) poiché la sua armata era stata distrutta completamente; fu quindi arrestato poi liberato dal tribuno della prebe L. Regino e mandato in esilio a Smirne[10]
scarsa cooperazione con Cepione contro i Cimbri ed i Teutoni lo condusse al disastro delle armate romane[11] per il quale fu condannato all'esilio nel 103 a.C.[12]
prese il comando della Gallia Narbonense contro i Cimbri ed i loro alleati; eletto console in absentia; sconosciute sono le sue azioni, ma poi su processato, appoggiato da Scauro, fu assolto[13]
Governò la Hispania Citerior e quella Ulterior dal 92 a.C.; fu formalmente installato nella Gallia Transalpina dall'85 a.C. se non prima, senza necessariamente aver lasciato l'incarico in Hispania; fu forse anche governatore della Gallia Cisalpina;
governatore per tre anni, probabilmente come pro praetore, con una data incerta; accusato dai Galli di estorsione ma difeso con successo da Cicerone[21]
annullò un'altra rivolta degli Allobrogi; nel 59 a.C.Publio Vatinio come tribuno della plebe bloccò un possibilie trionfo per queste vittorie, celebrato solo nel 54 a.C.[24]
la Gallia Narbonense fu assegnata a Cesare con la Lex Vatinia e rinnovata nel 55 a.C. dalla Lex Pompeia Licinia; la data della lex del 55 è attualmente dibattuta tra gli storici moderni,[26] ma il suo rifiuto di restituire la provincia nel 49 a.C. fu senza dubbio fuori legge.
messo al comando da Cesare, probabilmente come legatus pro praetore; mel 46 a.C. fermò una rivolta tra i Bellovaci nella Gallia Belgica, che non era ancora organizzata come provincia autonomaa quel tempo[28]
^Tito Livio, Periochae 61; Strabone IV, 1.5; Velleio Patercolo I, 15.4; MRR1 pp. 515, 518.
^QCicerone, Pro Fonteio 18; Floro I, 37.4–6; Eutropio 4, 22; Livio, Periochae 61; Velleio Patercolo II, 10.2 and 39.1; Strabone 4.2.3; Valerio Massimo IX, 6.3; Appiano di Alessandria, Guerre celtiche 12; Svetonio, Nerone 1.2 e 2; Fasti Triumphales per il 120; Orosio 5.13.2; San Girolamo, Chronicon ad annum 127; MRR1 pp. 516, 522, 524.
^Cicerone, Pro Fonteio 36; Cesare, De Bello Gallico I, 45.2; Floro 1.37.4–6; Eutropio, IV, 22; Livio, Periochae 61; Strabone 4.1.11; Appiano di Alessandria, Guerre celtiche 12; Velleio Patercolo II, 10.2–3 and 39.1; Valerio Massimo III, 5.2, VI, 9.3–4 and 9.6.3; SVetonio, Nerone 2; Plinio il Vecchio, Historia Naturalis VII, 166 and XXXIII, 141; Ammiano MarcellinoRes Gestae, XV, 12.5; Fasti Triumphales Degrasi 82 segg., 560; MRR1 pp. 520–521, 524.
^Acta Triumphalia Degrassi 84 seg., 561; Frontino, Stratagemmi IV, 3.13; MRR1 p. 531.
^Cicerone, Pro Corneli in Asconio 68 and 80C, Divinatio in Caecilium 67, In Verrem 2.2.118; Livio, Periochae 65; Velleio Patercolo II, 12.2; Floro I, 38.4; MRR1 pp. 545, 549.
^Cesare, De Bello Gallico I, 7.4, 12.5–7, 13.2, 14.3; Livio, Periochae 65; Tacito, Germania 37; Appiano Guerre celtiche 1.3; Orosio 5.15.23–24; MRR1 p. 550.
^MRR1 pp. 557, 563–564, 566 (nota 8, sulla commissione d'indagine per stabilire dove fosse stato perduto il tesoso di Tolosa).
^Mallio perse due figli, un legatus, e la maggior parte del suo esercito.
^Livio Periochae 67; Cicerone, De Oratore 2.125; Floro 1.38.4; Cassio Dione Cocceiano 27, frammento 91.1–4; Eutropio V, 1.1; Orosio 5.16.1–7, che riporta di Valerio Anziate frammento 63; maggiori fonti MRR1 p. 555.
^Cicerone, Leg. Man. 60, Prov. Cons. 19 and 32; Sallustio, Guerra Giugurtina 114.3; Livio, Periochae 67; Velleio Patercolo 2.12.1–2; altre fonti in MRR1 p. 558.
^F.E. Adcock, The Legal Term of Caesar’s Governship in Gaul, in Classical Quarterly 26 (1932) 14–26; C.E. Stevens, The Terminal Date of Caesar’s Command, in American Journal of Philology 59 (1938) 169–208, e Britain and the Lex Pompeia Licinia, in Latomus 12 (1953) 14–21; J.P.V.D. Balsdon, Consular Provinces under the Late Republic: Caesar’s Gallic Command, in Journal of Roman Studies 29 (1939) 167–183; G.R. Elton, The Terminal Date of Caesar’s Gallic Proconsulate, in Journal of Roman Studies 36 (1946) 18–42; P.J. Cuff, The Terminal Date of Caesar's Gallic Command, in Historia 7 (1958) 445–471; E. Badian, The Attempt to Try Caesar, in Polis and Imperium: Studies in Honour of Edward Togo Salmon (Toronto, 1974).
^Livio, Periochae 114; Appiano di Alessandria, Bellum civile II, 48 and 111.
^Cicerone, Ad Atticum 14.9.3 (datata al 17 aprile del 44 a.C.); MRR2 p. 309.
^Velleio Patercolo II, 63.1; Appiano di Alessandria, Bellum civile 2.107; MRR2 pp. 326, 341.
^Cicerone, Filippiche 3.38, Ad Atticum 15.29.1, and Ad familiares 10.1–5; MRR2 p. 329.
^Extensive sources cited by MRR2 pp. 342–343, 360.
Bibliografia
A.L.F. Rivet, Gallia Narbonensis: Southern France in Roman Times (London, 1988)
Charles Ebel, Transalpine Gaul: The Emergence of a Roman Province (Brill, 1976)
T. Corey Brennan, The Praetorship in the Roman Republic (Oxford University Press, 2000)
Andrew Lintott, The Constitution of the Roman Republic (Oxford University Press, 1999)
Unless otherwise noted, the sources for promagistracies in Gaul and their dates is T.R.S. Broughton, The Magistrates of the Roman Republic (New York: American Philological Association, 1951, 1986), vols. 1–3, abbreviated MRR1, MRR2 and MRR3.