A partire dal 50 a.C. la Gallia divenne una provincia romana e si operò per la romanizzazione dei Galli, attraverso anche la costruzione di cittadine, strade e acquedotti.
Amministrativamente, la Gallia fu inizialmente ripartita in quattro province: alla già esistente Gallia Narbonense (trasformata in provincia senatoria dal 22 a.C.) si aggiunse quella Comata o delle Tres Galliae. Le due province galliche, nel 27 a.C., non solo furono per un certo periodo amministrate da un unico governatore, ma anche trasformate in province imperiali sotto il diretto controllo del princeps.[1] Non sappiamo con esattezza quando Augusto divise la Gallia Comata nelle tre sub-province (Tres Galliae), vale a dire dell'Aquitania, della Gallia lugdunense e della Gallia Belgica. Potrebbe essere avvenuto in una data compresa tra il 27 (primo soggiorno di Augusto in Gallia,[2] dopo la vittoria su Antonio) e il 16[3]/13 a.C.[4] (secondo soggiorno).
È possibile che in questo periodo la Gallia Comata, divisa in tre sub-province, fosse governata da un unico governatore centrale (il legatus Augusti pro praetore, con sede a Lugdunum) e da tre praefecti Augusti sottoposti al controllo del governatore centrale delle tres Galliae.
Negli anni tumultuosi che seguirono la morte di Cesare e che giunsero alla creazione del secondo triumvirato, la Gallia fu governata da numerosi comandanti militari fino all'avvento di Marco Vipsanio Agrippa che ottenne il proconsolato della nuova provincia nel 39 a.C. Gli studiosi hanno prestato scarsa attenzione alla domanda sul perché la Gallia non abbia approfittato del disordine di Roma durante le guerre civili degli anni '40 e '30 per ribellarsi "in toto"; qualcuno ha ipotizzato che la popolazione fosse stata talmente decimata da non potersi permettere una nuova rivolta, anche se questa teoria appare assai improbabile tenuto conto del numero di abitanti dell'epoca.
Nel 44 a.C., Antonio ottenne il proconsolato sia della Gallia cisalpina sia di quella Transalpina; la sua capacità di comprendere le popolazioni celtiche della Gallia, come dimostrano i suoi accordi con Commio, è ulteriormente avvalorata dalla volontà di un capo dei Sequani di portare Decimo Giunio Bruto Albino dalla sua parte. Questo Bruto aveva servito in Gallia sotto Cesare dal 56 a.C. o da prima. E sebbene la sua esperienza nelle relazioni con le popolazioni galliche fosse superiore a quella di Antonio, che aveva partecipato alla conquista della Gallia solo poco prima della battaglia di Alesia (52 a.C.), l'antipatia celtica nei suoi confronti fu forse dovuta al fatto che egli fosse uno dei cesaricidi ed avesse tradito lo stesso dittatore, visto come per i Celti risulta di estremo valore la lealtà verso i loro condottieri per i quali hanno giurato fedeltà assoluta.[16]
^A Cesare fu assegnata con la Lex Vatinia per cinque anni, rinnovata poi nel 55 a.C. con la Lex Pompeia Licinia, ma si rifiutò poi di restituire tutte le province che aveva nel 49 a.C., uno dei motivi per cui scoppiò la guerra civile.
^Enobarbo fu catturato da Cesare dopo lo scoppio delle guerra civile (MRR2 pp. 261-262).
^Messo da Cesare forse come legatus pro praetore; nel 46 a.C. Bruto fermò una rivolta tra i Bellovaci nella Gallia Belgica, che non era ancora formalmente organizzata come provincia in questo periodo; Bruto si distinse anche nella conquista della Gallia sotto Cesare (Livio, Periochae, 114; Appiano, Guerre civili).
^Cicero, Ad Atticum 14.9.3 (datata 17 aprile 44); MRR2 p. 309.
^Inviato da Gaio Giulio Cesare come proconsole, ad esclusione della Gallia Narbonensis (Cicero, Filippiche 3.38, Ad Atticum 15.29.1, e Ad familiares 10.1-5; MRR2 p. 329).
(EN) J.F. Drinkwater, Roman Gaul. The Three Gauls, 58 BC-260 AD, New York, Routledge, 1984, ISBN978-0-415-74865-0.
Michael Grant, Gli imperatori romani. Storia e segreti, Roma, Newton Compton, 1984.
(EN) Raimund Karl, Butacos, *uossos, *geistlos, *ambaχtos: Celtic Socio-economic Organisation in the European Iron Age, in Studia Celtica, vol. 40, 2006.
Sergio Rinaldi Tufi, Archeologia delle province romane, Roma, Carocci, 2012, ISBN978-88-430-5701-6.
(EN) Pat Southern, The Roman Empire: from Severus to Constantine, London & New York, Routledge, 2001, ISBN0-415-23943-5.