Guglielmo II († 1327), conte palatino di Svevia e conte di Böblingen. Sposò Heilika di Eberstein, dalla quale ebbe Goffredo II († 1369), ultimo conte palatino di Svevia della casa di Tubinga;
Villiberga (1291 ca. – dopo il 1320)[4], che nel 1313 sposò il conte di Teck-Oberndorf Ermanno II (1283 circa – dopo il 10 giugno 1319)[5].
Biografia
Dopo la morte di suo zio Ulrico I di Tubinga-Asperg († 1283) Goffredo primo assunse la reggenza su Asperg, come testimoniano numerosi documenti,[6] finché non gli successe suo cugino Ulrico II di Tubinga-Asperg. Nel 1294 suo cugino Eberardo gli vendette la contea palatina di Svevia.
Doni e vendite al monastero di Bebenhausen
Goffredo I, con il consenso di sua moglie e per il bene della sua anima, concesse al monastero di Bebenhausen il diritto di patronato su Echterdingen e il villaggio di Schönaich con tutti i diritti associati, a condizione che, se avesse avuto una discendenza legittima, il monastero avrebbe acquisito il suddetto villaggio solo dopo la sua morte e fino a quando non la sua famiglia non avesse ricevuto una pensione di 300 marchi d'argento.[7] Il 15 maggio 1295 vendette al monastero Fronhof e altre proprietà a Tubinga e nei dintorni di Bebenhausen.[8]
Castello di Roseck
L'ex castello di Roseck (in latinocastrum Rosseccke) vicino a Unterjesingen, menzionato per la prima volta nel 1287, fu probabilmente costruito originariamente dai conti palatini di Svevia della casa di Tubinga all'epoca degli Hohenstaufen di Svevia (1138–1254). Nel 1287, dopo anni di resistenza, Goffredo I si sottomise al re dei RomaniRodolfo I d'Asburgo, venendo costretto a cedere la fortezza al sovrano.[9]
Castello di Kellmünz
Il castello di Kellmünz appartenne alla casa di Tubinga fino alla morte di Goffredo I. Infatti, alla sua morte Kellmünz an der Iller e Sindelfingen vennero ereditati dalla figlia Agnese, che era sposata con Ulrico di Rechberg il Vecchio. [10]
Note
^Württembergisches Adels- und Wappenbuch im Auftr. d. Württemberg, Altertumsvereins begonnen von Otto v. Alberti, fortges. von Friedrich Freiherrn v. Gaisberg-Schöckingen, Theodor Schön u. Adolf Stattmann; mit Figurenreg. von Albert Freiherrn v. Botzheim. Neustadt an der Aisch: Bauer und Raspe, 1975. Genehmigter reprograf. Nachdr. d. in d. Jahren 1889–1916 im Verl. Kohlhammer in Stuttgart erschienenen Werkes.
Ludwig Schmid: Geschichte der Pfalzgrafen von Tübingen, nach meist ungedruckten Quellen, nebst Urkundenbuch. Ein Beitrag zur schwäbischen und deutschen Geschichte. Fues, Tubinga 1853 (Online in Google Ricerca Libri).