GoDaddy

GoDaddy Inc.
Logo
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StatoStati Uniti (bandiera) Stati Uniti
Forma societariaIncorporation
Borse valoriNYSE: GDDY
ISINUS3802371076
Fondazione1997 a Phoenix
Fondata daBob Parsons
Sede principaleTempe
Persone chiaveAman Bhutani (CEO)
SettoreInformatica
Prodotti
Fatturato3,32 mld di $ (2020)
Utile netto154 mln di $ (2017)
Dipendenti7000 (2020)
Sito webwww.godaddy.com/

GoDaddy è un'azienda statunitense quotata che fornisce hosting e registrazione di domini internet[1], con sede a Tempe in Arizona e registrata nello stato del Delaware.[2]

A dicembre 2021, GoDaddy aveva oltre 20 milioni di clienti[3] e oltre 9000 impiegati nel mondo.[4] Negli USA, l'azienda è nota per le sue particolari pubblicità televisive[5] e per essere stata coinvolta in molteplici pratiche commerciali non etiche e censure.[6][7]

Storia

GoDaddy venne fondata a Phoenix nel 1997 dall'imprenditore Bob Parsons, grazie ai 65 milioni di dollari ottenuti dalla vendita di una sua precedente azienda.[8] Nel 2011, un gruppo di fondi composto da KKR, Silver Lake e Technology Crossover Ventures ha acquisito una quota strategica del capitale di GoDaddy.[9]

La società ha avuto sede a Scottsdale fino ad Aprile 2021, per poi trasferirsi a Tempe.

Il nome

L'azienda si chiamava originariamente Jomax Technologies; nel 1999, venne proposto di modificare il nome in "Big Daddy", ma essendo il relativo dominio già registrato, si optò per "Go Daddy".[10] Il logo originale raffigurava un uomo con i capelli scompigliati e degli occhiali verdi. Dal 2020 è in uso il logo attuale, che raffigura un cuore stilizzato che raffigura le lettere "GO".[11]

La crescita

L'espansione iniziò nel 2001, al termine del monopolio di Network Solutions nella registrazione dei principali domini di primo livello: già nel 2005 GoDaddy divenne il primo registrar al mondo per numero di domini in gestione.[12]

Nel 2013, GoDaddy disponeva di una server farm di 25000 m².[13]

Nel 2018 GoDaddy risultava la maggior azienda del settore per quote di mercato[14][15], con oltre 62 milioni di domini registrati.[16]

Nel mese di marzo 2018, l'azienda migra maggior parte della sua infrastruttura ad Amazon Web Services, a seguito di contratto pluriennale con Amazon.[17]

Controversie

Note

  1. ^ (EN) YAM Special Holdings Inc, su bloomberg.com. URL consultato il 29 marzo 2022.
  2. ^ (EN) EDGAR Search Result, su sec.gov. URL consultato il 29 marzo 2022.
  3. ^ (EN) GoDaddy Q2 earnings, su investors.godaddy.net. URL consultato il 6 agosto 2020.
  4. ^ (EN) Amendment No. 6to Form S-1, su aboutus.godaddy.net. URL consultato il 29 marzo 2022.
  5. ^ (EN) Stuart Elliot, Super Bowl Ads of Cartoonish Violence, Perhaps Reflecting Toll of War, in New York Times, 5 febbraio 2007.
  6. ^ (EN) GoDaddy, Meet NoDaddy, su wired.com. URL consultato il 20 aprile 2009.
  7. ^ (EN) Cheezburger's Ben Huh: If GoDaddy Supports SOPA, We're Taking Our 1000+ Domains Elsewhere, su techcrunch.com. URL consultato il 23 dicembre 2011.
  8. ^ (EN) COMMISSION FILE NUMBER 0-21180 (TXT), su sec.gov.
  9. ^ (EN) Go Daddy Enters Partnership with KKR, Silver Lake & TCV, su tcv.com, 1º luglio 2011. URL consultato il 29 marzo 2022 (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2016).
  10. ^ (EN) BobParsons.me (archiviato dall'url originale il 2 agosto 2009).
  11. ^ (EN) GoDaddy’s new logo is a flattening of the personality-driven days of the early web, su theverge.com, 14 gennaio 2020. URL consultato il 29 marzo 2022.
  12. ^ Go Daddy Top Registrar, Says Study, su web-hosting-top.com, 27 aprile 2005. URL consultato il 29 marzo 2022.
  13. ^ (EN) GoDaddy.com to open Phoenix data center, su bizjournals.com. URL consultato il 21 novembre 2016.
  14. ^ (EN) Usage Statistics and Market Share of Web Hosting Providers for Websites, su w3techs.com. URL consultato il 4 luglio 2018.
  15. ^ (EN) Global Web Hosting Market Share 2018, su hostadvice.com. URL consultato il 4 luglio 2018.
  16. ^ (EN) Domain Registration Statistics, su domainnamestat.com. URL consultato il 14 gennaio 2019.
  17. ^ (EN) GoDaddy Goes All-In on AWS, su businesswire.com, 28 marzo 2018. URL consultato il 21 agosto 2021.

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