Giustino (Goldoni)

Giustino
Tragedia in cinque atti
AutoreCarlo Goldoni
Lingua originale
Generetragicommedia in versi
AmbientazioneVillaggio vicino a Costantinopoli
Composto nel1738
Prima assoluta1738
Teatro San Samuele di Venezia
Personaggi
  • Anastasio, imperatore d'Oriente
  • Arianna, imperatrice sua sposa, vedova di Zenone
  • Giustino, bifolco, poi imperatore
  • Vitaliano, tiranno dell'Asia minore
  • Eufemia, sorella di Anastasio
  • Amanzio, del sangue dei Cesari, generale delle armi d'Anastasio
  • Polimante, capitano di Vitaliano
  • Ergasto, pastore e custode del serraglio delle fiere, creduto padre di Giustino
  • Soldati bizantini
  • Soldati di Vitaliano
  • Guardi
 

Giustino è una tragicommedia in cinque atti in versi endecasillabi di Carlo Goldoni composta nel 1738[1] per la compagnia Imer che si esibiva nel Teatro San Samuele di Venezia. Le prime rappresentazioni videro Antonio Vitalba nel ruolo del protagonista[2]. L'opera ottenne un buon successo e venne rappresentata più volte nel corso del Settecento[3].

Per la composizione di questa tragedia, l'autore prese spunto da una storia dello scrittore greco Procopio di Cesarea[3] ed anche dall'omonimo melodramma del 1683 del veneziano Nicolò Beregan, con musiche di Giovanni Legrenzi e Tommaso Albinoni[1].

Il manoscritto di Giustino è l'unico originale autografo dell'autore pervenutoci di quelli che egli spedì da Parigi a Venezia negli ultimi anni della sua vita[4].

Trama

Costantinopoli. Giustino ha origini regali, tuttavia è cresciuto in campagna seguendo gli insegnamenti di Ergasto, creduto suo padre. Grazie alle sue virtù militari, Giustino riesce nell'arco di una giornata a scalare le gerarchie sociali e a salire sul trono dell'impero romano d’Oriente.

Poetica

Per Giuseppe Ortolani, questa tragicommedia si regge grazie alle trovate e ai colpi di scena[3].

Note

  1. ^ a b L. Galletti, Lo spettacolo senza riforma. La compagnia del San Samuele di Venezia (1726-1749), Università degli Studi di Firenze, 2012-2014
  2. ^ Antonio Vitalba, lettera a Francesco Vendramin datata 1 giugno 1757: feci il Bellisario, il Giustino, l'Enricho, il Convitatto novo, la Rosmonda, la Griselda, e molte altre che non mi ramento, e in tutte queste facevo la prima parte, e senza offesa della modestia, le feci in guisa d'ottenere in Venezia un aplauso universale.
  3. ^ a b c G. Ortolani, Tutte le opere di C. Goldoni, 1950, Mondadori Editore
  4. ^ [1]

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