Nel 1919 fu eletto assessore socialista nel Comune, e dopo l'avvento del fascismo ebbe molte difficoltà , e fu costretto alle dimissioni dalla giunta dopo i fatti del 20 dicembre 1920 ma riuscì a continuare la sua attività come ingegnere dell'ufficio tecnico, assieme ai capidivisione Torboli e Genta anche grazie al podestà Ravenna, amico di Italo Balbo, che lo volle al suo posto malgrado le manifeste idee antifasciste[1].
Impostò vari interventi urbanistici, nell'ambito di una valorizzazione industriale ferrarese che aveva come modello e riferimento la zona di Marghera, come ad esempio l'ampliamento della darsena esistente sul canale Volano, e, nel caso questa risultasse insufficiente ai traffici commerciali, una seconda darsena presso Pontelagoscuro[2].
Fu tra le personalità ferraresi vittime della rappresaglia in seguito all'assassinio dell'appena nominato federale di Ferrara, Igino Ghisellini.
L'amministrazione cittadina ricorda Girolamo Savonuzzi in alcune epigrafi e monumenti. Ad esempio con la lapide sul muretto del fossato del Castello Estense e con la colonna
sul baluardo di San Tommaso, sulle mura di Ferrara ( che, da maggio 2018, risulta danneggita a seguito del furto di croce e capitello).