La neutralità di questa voce o sezione sull'argomento Biografie è stata messa in dubbio.
Motivo: Fatti esposti in modo molto fazioso e poco neutrale, specie sull'azione del governo di Rumor.
Per contribuire, correggi i toni enfatici o di parte e partecipa alla discussione. Non rimuovere questo avviso finché la disputa non è risolta. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.
Nel 1973, dopo l'arresto, Ventura confessa il suo ruolo nei 21 attentati del 1969, negando solo la strage di Piazza Fontana. I PM di Milano scoprono che Ventura riferiva a Guido Giannettini, agente del SID fuggito all'estero. Dopo una settimana, la Cassazione sposta il processo a Catanzaro, poiché "a Milano non c'è un clima sereno per giudicare"[2].
Coinvolto nella vicenda giudiziaria relativa alla strage di piazza Fontana, Giovanni Ventura viene alla fine assolto in appello per incompletezza delle prove. Nel giugno 2005, al termine dell'ultimo processo su piazza Fontana, riaperto negli anni '90 a Milano per trovare i complici di Freda e Ventura, la Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità di Freda e Ventura in ordine alla strage. Secondo la Corte, l'eccidio del 12 dicembre 1969 fu organizzato da "un gruppo eversivo costituito a Padova nell'alveo di Ordine Nuovo" e "capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura". Il giudizio ha valore di sola condanna morale e storica, in quanto i due imputati sono già stati assolti irrevocabilmente dalla corte d'assise d'appello di Bari, che li ha condannati solo per le bombe sui treni[5].
Sentenza-ordinanza
Negli anni novanta l'inchiesta del giudice Guido Salvini raccolse le dichiarazioni di Martino Siciliano e Carlo Digilio, ex neofascisti di Ordine Nuovo, i quali confessarono il proprio ruolo nella preparazione dell'attentato, ribadendo le responsabilità di Freda e Ventura. Comunque la sentenza-ordinanza ha concluso di non doversi procedere, nei confronti di Giovanni Ventura, in quanto i reati sono estinti per intervenuta prescrizione.[6] Ordine Nuovo è la struttura prevalentemente responsabile, in termini di esecuzione materiale, degli attentati in Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 e di quelli che li hanno preceduti ed ha continuato ad operare successivamente.[7]
Carcerazione e vita successiva
Ventura trascorse undici anni in carcere tra Italia e Argentina e passò gli ultimi anni a Buenos Aires, dove gestiva il ristorante "Filo". Morì a 65 anni nell'agosto 2010 colpito da distrofia muscolare progressiva.[8][9]
Note
^abMaurizio Dianese, Gianfranco Bettin, La strage - Piazza Fontana. Verità e memoria, Feltrinelli, 1999.
Giorgio Bocca, Gli anni del terrorismo - Storia della violenza politica in Italia dal '70 ad oggi, Armando Curcio editore, 1989.
Guido Salvini, Sentenza-ordinanza (PDF), Milano, Tribunale, 1998, p. 454. URL consultato il 12 settembre 2019 (archiviato dall'url originale il 20 giugno 2012).