Nato in una famiglia di artigiani, era il minore di cinque figli di Settimio Secchiaroli e di Palmina Mastri; arruolatosi nell’autunno del 1939 nel 1° Centro automobilistico di Torino in qualità di aspirante meccanico aggiustatore, nel febbraio 1941, ottenuta la qualifica di specializzato, il brevetto di pilota di carro armato e la patente per autocarro Lancia Ro, veniva trasferito al 33º reggimento fanteria carristi di Parma.
Il 27 maggio 1942, nel corso della battaglia di Bir Hacheim, in qualità mitragliere di carro medio dell'VIII battaglione, benché ferito ed unico sopravvissuto del suo equipaggio, continuò a fare fuoco dal proprio carro immobilizzato fino a che non cadde ucciso da un ulteriore colpo anticarro.[1]
Onorificenze
Giovanni Secchiaroli è stato decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria e nel 1975 l'VIII battaglione verrà ridenominato in suo onore 8º Battaglione carri "M.O. Secchiaroli"..
«Mitragliere di un carro M/l3, già distintosi in numerosi combattimenti per audacia e sereno sprezzo del pericolo durante un attacco a munitissima posizione nemica, pur essendo ferito e unico vivente a bordo continuava a far fuoco dal carro immobilizzato sulle vicinissime posizioni nemiche, finché un nuovo colpo di anticarro lo feriva a morte. Raccolto in fin di vita mentre ancora saldamente stringeva le mitragliere roventi rifiutava di essere trasportato ad un ospedaletto da campo e con un ultimo anelito di vita riusciva ad esprimere al comandante la divisione che visitava i feriti la gioia di aver dato se stesso alla Patria, e la certezza incrollabile della vittoria delle nostre armi» — Bir Hakeim (Africa settentrionale) 27 maggio 1942[2]