Nato a Pistoia da una famiglia proprietaria di una fonderia per la lavorazione del ferro, nel 1911 ottenne il diploma dell'Istituto Superiore d'Architettura.
Lavorò alla fabbrica paterna e l'attività di incisore del celebre architetto, condotta negli anni giovanili e poi ripresa in tarda età, ha un posto considerevole per quanto finora poco indagato nella storia della xilografia italiana del primo Novecento. La sua opera di xilografo si sviluppò almeno per un decennio dal 1913 fino al 1923-24, biennio assai tribolato per il giovane Michelucci, sia per il bisogno di conquistare un'autonomia rispetto alla famiglia sia per l'insofferenza nel confronti del ristretto ambito di provincia, dove mancavano incentivi intellettuali e adeguate possibilità di lavoro.
Dall'amico Renato Fondi venne coinvolto in progetti editoriali, quello della "Famiglia Artistica" e de "La Tempra", che lo legheranno al critico pistoiese anche nelle successive esperienze romane.
Frattanto fu richiamato al fronte durante la prima guerra mondiale; nel 1916, a Caporetto il giovane Michelucci realizzò una piccola cappella, quella che può essere considerata la sua prima opera architettonica. Si tratta di un piccolo oratorio a pianta quadrata, dotato di un campanile a telaio ligneo sorretto da una muratura in pietra; elemento di particolare interesse è la presenza di un angolo bucato in facciata, per consentire ai militari di assistere alle funzioni liturgiche dal prato antistante.[1]
Nel 1920 ottenne la cattedra al Regio Istituto Nazionale d'Istruzione Professionale[2] di Roma e si dedicò ai progetti per alcune abitazioni nei pressi di Pistoia. Anche a Roma, dove si trasferì con la moglie Eloisa Pacini, si occupò inizialmente dei disegni per alcune villette, mentre in Toscana realizzò i padiglioni per la Fiera dell'Artigianato di Firenze.
Ormai divenuto un architetto affermato, Michelucci collaborò col celebre Marcello Piacentini per la sistemazione della Città universitaria di Roma. Nel 1938 a Pescara, Michelucci completa il progetto di Antonino Liberi, per trasformare il Kursaal "Aurum" in distilleria del famoso liquore, realizzando il retrostante edificio a ferro di cavallo.
Negli anni che precedettero la seconda guerra mondiale tornò a insegnare all'Università di Firenze, per essere eletto, Preside della Facoltà di Architettura dal 29 ottobre 1944 all'8 settembre 1945, e poi nuovamente dal 6 giugno 1947 al 12 agosto 1948.
Nel dopoguerra, Michelucci presentò, senza successo, alcune ipotesi per la ricostruzione dei quartieri intorno a Ponte Vecchio distrutti durante il conflitto bellico.
I piani di ricostruzione adottati portarono però alla creazione di sterili falsi storici con grande disappunto dello stesso Michelucci, che quindi si trasferì a Bologna, dove insegnò alla facoltà d'Ingegneria dell'Università.
Tornò tuttavia in Toscana per la realizzazione di una piccola chiesa a Collina, nei pressi di Pistoia, intesa non solo come luogo sacro e di celebrazione, ma anche come spazio di aggregazione tra i fedeli; infatti, le forme derivarono da quelle delle case coloniche che insistevano nei dintorni, a sottolineare la volontà di avvicinare la popolazione al proprio luogo di culto. Per questo essa rappresentò un punto di svolta per l'attività di Michelucci, il quale ebbe modo di scrivere in proposito: "Avevo sempre creduto di essere stato antifascista [...] Per il mio antifascismo arrivai a dir male dell'urbanistica perché non potevo attaccare direttamente la politica [...] A distanza di venti anni rivedendo quello che ho fatto in quel periodo (anche se non ciò che ho scritto) m'accorgo che c'ero dentro come gli altri e la mia reazione non valse ad eliminare dalle mie costruzioni il fascismo che era nell'aria, la retoria, l'accademia [...] La reazione improvvisa e violenta che ho avuto è stata con la costruzione della chiesa di Collina".[3]
Sempre nella città natale, intorno al 1950, elaborò i disegni per la Borsa merci, opera ottimamente integrata nel centro storico pistoiese e successivamente ampliata dallo stesso architetto.
Negli anni cinquanta si registrano numerose attività, soprattutto nel campo dell'architettura sacra, che vedrà Michelucci assoluto protagonista nella costruzione di diverse chiese anche nei decenni successivi: la chiesa della Vergine a Pistoia (dove si avverte un'adesione al patrimonio del passato, pur senza convenzionalità)[4], la chiesa della Beata Maria Vergine[5] di Pomarance (dotata di una pianta a sviluppo longitudinale dove però è preminente la centralità), progetta la piccola cappella di Lagoni di Sasso a Sasso Pisano (in cui si evidenzia una maggiore libertà formale)[6]. Viene tradizionalmente attribuito a Michelucci l'oratorio della Compagnia di Santa Maria Assunta a Iolo, Prato.[7]
In ambito civile, si ricordano il progetto, non realizzato, per un grattacielo a Sanremo, il Ponte alle Grazie a Firenze e, sempre nel capoluogo toscano, la sede storica della Cassa di Risparmio di Firenze; in particolare quest'ultima realizzazione, con il suo grande volume centrale a doppia altezza illuminato da grandi vetrate, mostra la volontà di annullare ogni barriera tra gli spazi architettonici e la stessa città, creando quindi un costante e innovativo dialogo tra la banca e l'ambiente circostante.
Con Carlo Scarpa lavorò al riassetto di alcune sale della Galleria degli Uffizi, realizzò alcuni edifici universitari a Bologna e si dedicò alla chiesa del Cimitero della Vergine a Pistoia, progetto in cui emerge la ricerca di uno spazio percorribile mediante la creazione di percorsi interni ed esterni alla chiesa.
Sempre a Pistoia, nel 1959 innalzò una chiesa all'interno del Villaggio Belvedere: l'edificio, concepito ancora come spazio di unione e socializzazione dei fedeli, presenta una planimetria fortemente dilatata, con una sinuosa copertura che preannuncia la ricerca di un'architettura simbolica, legata ai temi della tenda e della croce.
Successivamente, all'inizio degli anni sessanta, costruì l'Osteria del Gambero Rosso a margine del parco di Collodi e la Cappella Sacrario ai Caduti di Kindu a Pisa.
Nel 1961 furono invece avviati i lavori per la chiesa dell'Autostrada del Sole[8][9], a pochi chilometri da Firenze: in quest'opera confluiscono molti temi cari a Michelucci, come lo spazio percorribile, il rapporto tra i diversi materiali (in questo caso pietra, rame e calcestruzzo armato) e la plasticità delle superfici nella ricerca di un'integrazione tra i vari spazi architettonici. Nell'impetuosa plasticità del tutto calcestruzzo armato a faccia vista dell'interno (con i segni e i disegni delle casserature) e nell'evidenza delle membrature, si rintracciano canoni del brutalismo. Nella pietra delle murature, nel rame della copertura e nella sinuosità dei volumi esterni che si adagiano sul terreno, nei particolari quasi decorativi si rileva invece la vicinanza ai temi dell'architettura organica. Tuttavia Michelucci rifiutò qualsiasi etichetta, compresa quella del "razionalista",[10] preferendo perseguire esclusivamente l'ideale di un'architettura fatta di uomini, capace di soddisfare i bisogni, non solo materiali, della società[11].
Nel 1964, collaborò con lo scultore Marcello Guasti al Monumento ai Tre Carabinieri a Fiesole. Nel 1966, a seguito della terribile alluvione di Firenze, Michelucci approntò dei disegni per la sistemazione dei palazzi intorno a piazza Santa Croce, ma anche in questo caso, come era accaduto per i quartieri di Ponte Vecchio dopo la guerra, senza successo. Successivamente, con Bruno Sacchi, realizzò la sede del Monte dei Paschi di Siena a Colle di Val d'Elsa, ancora una volta unendo insieme materiali diversi e cercando di dialogare col circostante senza però rinunciare a un linguaggio architettonico contemporaneo.
Nonostante l'età avanzata l'attività di Michelucci proseguì per tutti gli anni settanta e ottanta; si ricordano ad esempio gli impegni per la chiesa di Santa Rosa a Livorno, il progetto per il memorial a Michelangelo sulle Alpi Apuane e per il complesso teatrale di Olbia. Muore l'ultimo dell'anno del 1990, all'antivigilia del suo centesimo compleanno. Pochi giorni prima aveva completato il progetto per la nuova Stazione di Empoli. Le sue ceneri riposano, assieme a quelle della moglie, nella villa Il Roseto, che era stata sua residenza e che ospita oggi la Fondazione Michelucci.
I suoi insegnamenti e la sua filosofia progettuale sono testimoniati anche dalle numerose riviste d'architettura che Michelucci ha fondato nel corso della sua vita, come La Nuova Città, creata tra la fine del 1945 e l'inizio del 1946, e dai numerosi articoli che ha scritto.[14]
^Dopo la guerra l'edificio fu trasformato in un fabbricato agricolo; ad oggi risulta recuperato dalla soprintendenza di Nova Gorica.
^ Claudia Conforti, Gli esordi accademici di Giovanni Michelucci tra Roma e Firenze, a cura di Gabriele Corsani e Marco Bini, La Facolta di architettura di Firenze fra tradizione e cambiamento : atti del Convegno di studi, Firenze, 29-30 aprile 2004, Firenze, Firenze University Press, 2007, p. 133 nota 6, ISBN88-8453-417-8. Ospitato su Google libri.
^Claudio Cerretelli, Prato e la sua Provincia, 1996, p. 201.
^ Giovanni Michelucci, L'architettura religiosa - La chiesa di S. Giovanni Battista a Campi Bisenzio, Molte cose prima oscure mi si sono chiarite o mi sono apparse nuove, in Chiesa e Quartiere, n. 30-31, Bologna, U.T.O.A., settembre 1964, pp. 12-34.
^ Luigi Figini, La chiesa di S. Giovanni Battista a Campi Bisenzio - Appunti e digressioni sulla chiesa sull'autostrada (con una premessa sul rapporto natura-architettura), in Chiesa e Quartiere, n. 30-31, Bologna, U.T.O.A., settembre 1964, pp. 35-63.
Giovanni Michelucci, L'uomo nelle città, in Chiesa e Quartiere, n. 38, Bologna, U.T.O.A., giugno 1966, pp. 40-44.
Giovanni Michelucci, Messaggio di Fraternità e Speranza, in Chiesa e Quartiere, n. 38, Bologna, U.T.O.A., dicembre 1967, pp. 18-20.
Giovanni Michelucci. Disegni 1935-1964, Reggio Emilia, Diabasis, 2002, ISBN88-8103-163-9.
Fondazione Michelucci, Giovanni Michelucci. Studi per la ricostruzione della zona di Ponte Vecchio a Firenze 1945-46, scheda in AAA Italia. Bollettino n. 9/2010, maggio 2010, pp. 35-36.
Giovanni Michelucci, La felicità dell'architetto (1948-1980), Pistoia, Tellini, 1981.
Giovanni Michelucci, Dove si incontrano gli angeli. Pensieri, fiabe, sogni, a cura di Giuseppe Cecconi, Firenze, Fondazione Michelucci - Carlo Zella Editore, 2008.
Opere su Giovanni Michelucci
P. Bechi, Giovanni Michelucci borsa merci, in Area, n. 71, novembre/dicembre 2003 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).
A. Belluzzi e C. Conforti, Giovanni Michelucci. Catalogo delle opere, Milano, 1990.
F. Borsi (a cura di), Giovanni Michelucci, Firenze, 1966.
F. Brunetti (a cura di), Giovanni Michelucci. Intervista sulla nuova città, Roma-Bari, Laterza, 1981.
I. Camporeale e F. Verde, Arte e società civile. La chiesa di Longarone. Intervista con l'architetto G. Michelucci, in Vita Sociale, vol. 129, n. 1, 1968, pp. 11-27.
C. Conforti, R. Dulio e M. Marandola, Giovanni Michelucci 1891-1990, Milano, Electa, 2006.
Stefano Sodi (a cura di), Giovanni Michelucci e la Chiesa italiana, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2009, ISBN978-88-215-6444-4.