La biografia di Giovanni Gualtieri[2] risulta essere piuttosto scarna a causa della scarsa documentazione pervenuta e dei vari soprannomi con il quale lo stesso veniva identificato: principalmente Demio, ma anche Indemio, De Mio, Del Mio, Fratino, Frattina.
Apprezzato dai contemporanei (Andrea Palladio lo definì "huomo di bellissimo ingegno", Giovanni Grimani "eccellentissimo in tale arte" riferendosi a esso come mosaicista), il Demio lascia poche opere, alcune delle quali solo attribuite e sparse in molte località italiane.
Giovanni Demio, figlio di Bartolomeo[3], aveva un fratello, apprezzato pittore anch'esso, con il quale sono documentate svariate collaborazioni artistiche[4]: Francesco Gualtieri[2][3].
Il Demio si impone quale valente artista sin dai primi anni di attività, tanto che nel poemetto Lode di Schio di Giovanni Battista Dragonzino da Fano del 1526, unico pittore ad esser citato, l'autore esprime grandi apprezzamenti sul suo operato[3][5].
Le prime notizie sul suo conto riguardano i lavori per una pala per la chiesa di San Francesco a Schio nel 1525[2] (opera non pervenuta della quale si hanno solo notizie d'archivio) e l'assunzione, come mosaicista, per lavori alla Basilica di San Marco a Venezia nel 1537, anche se le prime opere a lui attribuite giunte sino ai giorni nostri risultano essere le ante dell'organo per il duomo di Schio del 1535 e Il martirio di San Lorenzo per la parrocchiale di Torrebelvicino (1533)[2].
Negli anni seguenti risulta presente a Pisa (1538), successivamente a Milano (1539), poi nuovamente presso San Marco a Venezia come mosaicista (1540/41), e ancora a Milano, dove realizza tra il 1541 ed il 1545 gli affreschi per la cappella Sauli presso la chiesa di Santa Maria delle Grazie.
Successivamente Demio è presente a Padova, Orvieto, Venezia, nuovamente a Napoli e nel vicentino, dove realizza nel 1564 l'ultima sua opera di certa attribuzione.
Il martirio di San Lorenzo (1533), Torrebelvicino, chiesa parrocchiale
Martirio di San Pietro e Martirio di San Paolo (1535), Schio, duomo
Noli me tangere, Cristo in Emmaus, Profeti, Evangelisti e Sibille e pala d'altare Crocefissione per la cappella Sauli (1541/45), Milano, chiesa di Santa Maria delle Grazie
Natura tra Pallade e Giove, Virtù teologali davanti alla Divinità e La Natura e le Stagioni (1556), Venezia, libreria Marciana
^13° quaderno di Schio - "I Mille - dizionario di personaggi scledensi" - fascicolo I, p.20 - Marchioro, Resentera, Bernardi - Edizioni Menin, 2002
^abcdPaolo Snichelotto, articolo su Schio Numero Unico ed. 2013, Menin edizioni
^abcPaolo Snichelotto e Paolo Pretto, articolo su Schio Numero Unico ed. 2004, Menin edizioni
^Edoardo Ghiotto, I dodici illustri del Giardino Jacquard nr.5 della serie Quaderni di Schio n.s., pp.55-59, Edizioni Menin, 2011
^Va ricordato che il Demio nel testo viene menzionato come "Giovanni Dioneo da Schio", ma la distorsione del nome è con ogni probabilità frutto di un errore tipografico delle copie prodotte del poemetto, essendo andata perduta l'edizione originale
Bibliografia
Maria Elisa Avagnina e Giovanni Carlo Federico Villa (a cura di), Giovanni Demio “Houmo di bellissimo ingegno”, Un artista girovago nell’Italia del Cinquecento, Agorà Factory, 2006.
Vittorio Sgarbi (a cura di), Giovanni Demio e la maniera moderna. Tra Tiziano e Tintoretto, Casa editrice Contemplazioni, 2018.