Ottenne tale abilitazione l'11 giugno 1942 e fu dislocato a Gioia del Colle presso il 161º Gruppo Autonomo e il 26 settembre fu promosso tenente. Nel frattempo, a seguito dell'evolversi della Campagna del Nordafrica, il teatro bellico del Mediterraneo iniziò a diventare sempre più importante e impegnativo con sempre più frequenti partenze su allarme. L'8 gennaio 1943 abbatté un bombardiereConsolidated B-24 Liberator, in collaborazione con un compagno[2] e il 23 febbraio un altro[2]. Per tutto aprile 43 si susseguirono le partenze su allarme e Boscutti fu impegnato in combattimento i giorni 17, 19, 26, 28 e 30[2]. Furono in particolare queste azioni a fargli conseguire la medaglia d'argento al valor militare. A luglio fu trasferito alla scuola di pilotaggio di Castiglion del Lago per un corso di addestramento.
L'aviazione militare statunitense rivendicò l'abbattimento di 30 velivoli tra italiani e tedeschi[7], mentre l'ANR rivendicò l'abbattimento di otto P-47 Thunderbolt e di tre B-17 Flying Fortress[8]. I piloti americani protagonisti dell'azione sottolinearono la forte aggressività, e i ripetuti attacchi portati[6] dai Macchi italiani e ammisero la perdita di due velivoli e il grave danneggiamento di altri sette.[6]
Gli scavi di recupero nel 2006
Boscutti precipitò con il suo aereo, un Aermacchi C.205V Veltro e momentaneamente venne dato tra i non rientrati. Sul luogo dell'impatto aereo accorsero i soccorsi dell'UNPA ed elementi del battaglione "Venezia Giulia" della Guardia Nazionale Repubblicana che per alcuni giorni estrassero parte dei resti del pilota ma l'operazione fu interrotta a causa dello sprofondare del velivolo nel terreno fangoso a circa nove metri di profondità[9] e non fu più ripresa. Secondo un testimone dell'epoca, Claudio De Ferra, sul vetro frontale dell'abitacolo era presente un grosso foro di proiettile che aveva colpito a morte il pilota[9]. Mario Montano, commilitone di Boscutti così descrisse il luogo del ritrovamento:
«L'eroico pilota Boscutti adesso giaceva semisepolto nel suo Macchi, sprofondato in un campo di grano simile a tanti che si trovano nella Pianura Padana o in quella veneta, molle e morbida per la pioggia e per la vicinanza di un grande fiume che la bagna.»
(Mario Montano, commilitone di Boscutti descrisse il luogo del ritrovamento[10])
Nel febbraio 2006, in seguito al racconto di un testimone Mirko Tesser ai RAF (Romagna Air Finders), si decise di avviare le ricerche di un non meglio identificato aereo italiano precipitato nelle campagne di Correzzola in provincia di Padova[9]. In base al racconto di Tesser negli archiviparrocchiali fu rintracciato il certificato di morte di Boscutti che in base alla data coincideva con il racconto. Con il metal detector fu poi facilmente rintracciato il luogo di impatto e il 14 ottobre iniziarono i lavori di scavo. A causa di notevoli difficoltà dovute alla presenza di una falda acquifera gli scavi si prolungarono a lungo e fu necessario prosciugare di volta in volta la buca con un'idrovora messa a disposizione dalla Protezione civile[11].
I resti dell'Aermacchi C.205V, assieme ad alcuni resti della giubba ed altri effetti personali del pilota, furono infine ritrovati l'11 novembre 2006.[12]
«Tenente Boscutti Giovanni Battista, pilota da caccia, in numerose scorte in mare aperto e in combattimento contro quadrimotori nemici, brillantemente sostenuti e vittoriosamente conclusi, dava prova di perizia, aggressività e valore. Cielo del Mediterraneo Centrale, 2 agosto 1942-30 aprile 1943.[2]»
Note
Annotazioni
^Gli altri velivoli erano il C.205V (MM 92896) pilotato dal sottotenente Bruno Castellani, caduto in mare a Venezia, il C.205V (MM 92301) pilotato dal tenente Guerrino Bortolani, e il C.205V (MM 92264) ai comandi del sottotenente Andrea Stella, il quale effettuò un atterraggio di fortuna in un campo vicino ad Adria, in provincia di Rovigo.