Gina Tiossi venne assunta come domestica per accudire l'appartamento all'ultimo piano di viale Duca di Genova 38/A a Firenze, nel quale Eugenio Montale dal 1939 era andato a vivere con Drusilla Tanzi. Quando Eugenio Montale nel 1948 venne assunto come redattore presso il Corriere della Sera e si rese necessario il suo trasferimento a Milano, Gina Tiossi accettò l'invito di Drusilla Tanzi a raggiungere la coppia nel capoluogo lombardo, andando a vivere nella loro casa di via Bigli.
Eugenio Montale e Drusilla Tanzi stabilirono la loro residenza nel 1951 in via Bigli al numero 11. Alla morte di Drusilla Tanzi, avvenuta il 20 ottobre 1963, Gina Tiossi rimase al servizio del poeta. Secondo quanto riferito da Domenico Porzio, critico letterario e amico intimo dei coniugi Montale, fu proprio Drusilla Tanzi, in punto di morte, a chiedere a Gina Tiossi di rimanere accanto al poeta[3] facendosi promettere che mai lo avrebbe abbandonato.[4][5]
Nel 1967 Eugenio Montale dovette lasciare l'appartamento[6] «la figlia del padrone di casa doveva sposarsi» raccontò alcuni anni dopo a Giuliano Dego «e così me ne sono dovuto andare».[7] Nel mese di settembre del 1967 si trasferì con Gina Tiossi in un appartamento più ampio in via Bigli al numero 15.
Come ricordano amici[8] e studiosi[9], che hanno avuto il privilegio di frequentare la casa di Via Bigli, Gina Tiossi fu molto di più di una semplice domestica: «potrebbe benissimo esser definita assistente, se non amica, del poeta e della sua compagna e poi moglie Drusilla Tanzi» scrive il critico letterario Cesare Segre «di questa, la Gina era l'occhio vigile, capace di sopperire agli inconvenienti della sua vista difettosa»[10].Con il passare degli anni, grazie alle sue doti di correttezza e disponibilità, Gina Tiossi seppe conquistare la piena fiducia della coppia e in seguito alla scomparsa di Drusilla Tanzi[11] fu capace di rimanere accanto al poeta con assoluta discrezione e intelligenza.[12]
"La Gina"[13], come veniva chiamata con affetto da Eugenio Montale, accompagnò il poeta a Stoccolma nel dicembre del 1975 a ritirare il Premio Nobel per la Letteratura.
Il critico letterario Domenico Porzio, che segui Montale nella capitale svedese, ha scritto di Gina Tiossi un affettuoso e indiretto ritratto nella cronaca minuta del loro soggiorno nel libro Con Montale a Stoccolma.[14][15]
Alla morte di Eugenio Montale, da lei accudito fino all'ultimo istante[16] presso la Casa di cura San Pio X di Milano, Gina Tiossi si è ritirata a vita privata senza mai rilasciare interviste e rifiutandosi, anche in occasioni importanti quali manifestazioni, convegni e seminari di studi, di raccontare aneddoti circa i suoi anni trascorsi al servizio dei coniugi Montale.
Nell'autunno del 2004, dimostrando una generosità encomiabile in una modesta pensionata, ha donato tutta l'eredità letteraria che il poeta le aveva lasciato al Fondo Manoscritti dell'Università degli Studi di Pavia. Fra i numerosi autografi della donazione, nei quali spicca un album con istruzioni domestiche accompagnate da piccoli disegni, sono stati rinvenuti due quaderni che contengono numerose poesie inedite. Il primo quaderno presenta una nota autografa di lascito «proprietà della Gina» mentre il secondo quaderno reca la scritta autografa «a Gina Eugenio Montale». Il volume che raccoglie le poesie inedite con il titolo La casa di Olgiate e altre poesie è stato dedicato dai curatori a Gina Tiossi.
Gina Tiossi è morta all'età di 91 anni il 28 giugno 2014 nella città di Firenze, dove si era trasferita dopo la morte del poeta, e dove ha vissuto nel più completo anonimato in un appartamento di Via Quintino Sella. Nei giorni seguenti la sua scomparsa il Fondo Manoscritti dell'Università di Pavia ha voluto rendere omaggio alla sua figura pubblicando sulla home page del sito Internet[1] alcune rare testimonianze iconografiche tratte dalla Donazione Tiossi, insieme a un ricordo personale di Maria Antonietta Grignani,[2][collegamento interrotto] Direttore del Centro di ricerca sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei.
Nella poesia di Eugenio Montale
Eugenio Montale parla di Gina Tiossi in alcune liriche: Nel Cortile, Il rondone e Al mio Grillo nella raccolta Diario del '71 e del '72, mentre nella raccolta successiva, Quaderno di quattro anni, Gina Tiossi compare nella poesia Il giorno dei morti e nel terzo e ultimo movimento della lirica Appunti:
«GINA ALL'ALBA MI DICE il merlo[17] è sulla frasca e dondola felice.»
Alla poesia Il giorno dei morti, nella quale il poeta descrive la governante intenta a ricordare i propri morti, il critico letterario Franco Fortini ha dedicato un attento studio nel saggio I latrati di fedeltà, pubblicato in occasione dell'ottantesimo compleanno del poeta, evidenziando l'importanza di Gina Tiossi nell'ultima produzione poetica di Eugenio Montale.[18]
Nel lungo processo di svuotamento e di spostamento dei significati, operato dal poeta a partire dalla pubblicazione di Satura, in quella che è stata definita «una sorta di riscrittura a distanza»[19] della propria opera letteraria, la figura di Gina Tiossi si carica di una duplice funzione: da un lato assume il ruolo protettivo che era stato di Drusilla Tanzi, colmando con la sua presenza il vuoto lasciato dalla sua scomparsa; dall'altro la fedele governante viene presentata dall'anziano poeta come portatrice di un sapere arcaico e semianalfabeta, che in antitesi alla cultura borghese,[20] di cui conosce inganni e disfunzioni, diventa il punto di partenza per una nuova stagione compositiva:
«La Gina[21] ha acceso un candelotto per i suoi morti. L’ha acceso in cucina, i morti sono tanti e non vicini. Bisogna risalire a quando era bambina e il caffelatte era un pugno di castagne secche. Bisogna ricreare un padre piccolo e vecchio e le sue scarpinate per trovarle un poco di vino dolce. Di vini lui non poteva berne né dolci né secchi perché mancavano i soldi e c’era da nutrire i porcellini che lei portava al pascolo.[22] Tra i morti si può mettere la maestra che dava bacchettate alle dita gelate della bambina. Morto anche qualche vivente, semivivente prossimo al traghetto. È una folla che non è niente[23] perché non ha portato al pascolo i porcellini.»
La sua figura «impensabile tra le dantesche Clizia e Volpe»[24][25] ha persuaso Gianfranco Contini della necessità di intitolare “alla Gina” il terzo e ultimo ciclo della carriera letteraria e biografica del poeta,[26] mentre Franco Fortini ha più volte invitato gli studiosi a vedere nella sua presenza, al centro di una realtà limitata alla pura contingenza e privata di un qualsiasi valore epifanico, «la piccola porta apertissima dalla quale è possibile ipotizzare di rileggere l'intera opera montaliana».[27]
Tra le poesie affidate da Eugenio Montale alle cure di Annalisa Cima e pubblicate postume, per volontà del poeta dalla Fondazione Schlesinger di Lugano a partire da cinque anni dalla sua scomparsa in plaquettes di sei poesie a cadenza annuale e in seguito raccolte con il titolo redazionale di Diario Postumo 66 poesie e altre, Gina Tiossi compare nella poesia Se la mosca ti avesse vista e nella lirica Un alone che non vedi.
^Gina Tiossi prese servizio nel 1944 come risulta da alcune dediche autografe: “Alla cara Gina / il mio piccolo regalo / per S. Ambrogio Eugenio Montale 6-12-1965 ventunesimo anno!”, dedica autografa su un piccolo foglio sul quale il poeta ha disegnato un paesaggio marino; “A Gina carissima / che mi sopporta da 27 anni / il Suo aff. / Eusebio / Natale 1971”, dedica autografa su una rara edizione della raccolta Xenia donata dal poeta a Gina Tiossi. Renzo Cremante, Gianfranca Lavezzi, Nicoletta Trotta (a cura di), Da Montale a Montale. Autografi, disegni, lettere, libri, C.L.U. Cooperativa Libraria Universitaria, Pavia, 2004.
^Domenico Porzio, Gli anni della Gina, Panorama 5 ottobre 1981.
^«Fu un compito arduo, logorante, che a poco a poco fece di lei una persona viva nella vita, per la vita di un altro» Giorgio Zampa, E la Gina rimane nell'ombra, Il Giornale, 14 settembre 1981.
^ L'episodio viene ricordato da Eugenio Montale nella poesia Il mio grillo v. 12-13 «è per lei che sono qui / dice la Gina»
^«Sono molto abbacchiato perché dovrò lasciare l'appartamento (il boss è tornato) e non so nemmeno se mi convenga restare a Milano o trasbordare a Firenze dove almeno ho il mio cimitero». Lettera di Eugenio Montale a Maria Corti. Anna Longoni, Francesca Caputo (a cura di) I vuoti del tempo Bompiani, Milano, 2003, pag. 169.
^Giuliano Dego, Il bulldog di legno Intervista di Giuliano Dego a Eugenio Montale, Editori Riuniti, Roma, 1985, pag.16.
^«Lui camminava ormai a passetti di dieci-quindici centimetri, strisciando veloce i piedi. Io ero andata in Via Bigli a prenderlo per una passeggiatina. Lui scese allegro dall'ascensore con la nazionale accesa fra le labbra, la Gina me lo consegnò per mezz'ora. [...] Io gli detti il braccio orgogliosa di assomigliare alla Gina e ci avviammo per un breve giro». Carla Fracci, Corriere della Sera, 5 maggio 1996.
^«A questo punto è tornata la Gina per dire al “signor Montale” che è giusto farmi dono dell'edizione di lusso dell'opera in versi. Io posseggo già il volume nell'edizione venale di Millenni, e sono grato alla Gina del pensiero. Torna subito dopo con i due volumi nel loro cofanetto». Ettore Bonora, Conversando con Montale, Rizzoli, Milano 1983, pag.124.
^Cesare Segre, Montale Un Nobel in pantofole tra disegni e correzioni, Corriere della Sera, 3 dicembre 2004, pagina 33.
^Scrive Gianfranco Contini nel ricordare Eugenio Montale nel giorno del suo funerale: «Gina Tiossi, un'intelligentissima toscana di Cavriglia, a cui la Mosca morente delegò l'ufficio della costante protezione. Nella nicchia della sua salvaguardia l'uomo vissuto al cinque per cento, secondo la sua famosa autodefinizione, ottenne da un fisico sempre più minacciato il massimo del suo rendimento». Gianfranco Contini, Addio Eusebio, addio Arsenio, La Nazione, 14 settembre 1981, pag. 3.
^«Da quando perduta la Mosca, sua moglie, egli è rimasto solo, la Gina è divenuta l'indispensabile protettrice del poeta. Senza la sua abnegazione, la solitudine di Montale, cui l'età (è del '96) dà qualche impedimento fisico (la necessità di un braccio di appoggio quando cammina, alcune difficoltà a tavola), sarebbe amara». Domenico Porzio, Con Montale a Stoccolma, Diario di Svezia, con un prologo a Milano e sedici fotografie dell'autore, Milano, Ferro Edizioni, 1976.
^«In quegli anni entrò in casa Montale Gina Tiossi, il cui cognome si annullò subito nell'uso più confidenziale del nome.» Giulio Nascimbeni, Montale. Biografia di un poeta, Longanesi & C., Milano, 1986, pag. 101.
^Domenico Porzio, Con Montale a Stoccolma, Diario di Svezia, con un prologo a Milano e sedici fotografie dell'autore, Milano, Ferro Edizioni, 1976.
^Presso il Fondo Manoscritti dell'<chrome_find class="find_in_page">Univer</chrome_find>sità di Pavia è conservata una copia del libro con dedica dell'autore «alla cara / ed insostituibile / Gina protagonista / visibile e invisibile / di queste pagine / con riconoscenza / Domenico Porzio».
^«Parlai con la Gina che lo assisteva giorno e notte [...] Morì alle 21.30 di quello stesso giorno, un mese esatto prima del suo ottantacinquesimo compleanno, presenti solo la Gina e il medico». Marco Forti, Montale: ritratto milanese in Nuovi saggi montaliani, Ugo Mursia Editore, 1990, pag. 158.
^Merlo: uno dei tanti senhal di Eugenio Montale. «Sulle pagine di questo quaderno di computisteria Gina Tiossi ha incollato 39 foglietti contenenti brevi istruzioni autografe che Montale era solito lasciarle. I messaggi, per la maggior parte non datati, sono spesso accompagnati da disegni e firmati talora con il soprannome di “Merlo” a volte sostituito dal disegno di un merlo».Renzo Cremante, Gianfranca Lavezzi, Nicoletta Trotta (a cura di), Da Montale a Montale. Autografi, disegni, lettere, libri, C.L.U. Cooperativa Libraria Universitaria, Pavia, 2004.
^Per una analisi critica di questo componimento, considerato «tra le migliori poesie del Quaderno di quattro anni» Giorgio Orelli, Tra le ultime poesie in Accertamenti montaliani, Il Mulino, Bologna, 1984, pag. 95-104
^Francesca D'Alessandro, Claudio Scarpati, Invito alla lettura di Montale, Ugo Mursia Editore, 2004, pag. 178.
^«La jeune fille ha fatto la terza elementare, ma è più intelligente della maggior parte dei letterati che io conosco» dichiarazione di Eugenio Montale a Marco Forti. Marco Forti, Montale: ritratto milanese in Nuovi saggi montaliani, Ugo Mursia Editore, 1990, pag. 155.
^Cfr. Nel cortile v. 14-17:«Tanti gli stappamenti di sciampagna, / i flash, le risate, gli urli dei graturanti / che anche la Gina fu destata e corse / tutta eccitata a dirmi: ce l’ha fatta! »; Il rondone v. 4:«Gina che lo curò sciolse quei grumi / con batuffoli d’olio e di profumi, / li pettinò le penne, lo nascose / in un cestino appena sufficiente / a farlo respirare.»; Al mio grillo dove la domestica viene nominata due volte v. 1 -4:«Che direbbe il mio grillo / dice la Gina osservando il merlo / che becca larve e bruchi dentro i vasi / da fiori del balcone e fa un disastro.» v. 12-13:« È per lei che sono qui / dice Gina e scaccia con la scopa il merlaccio.»; Appunti v. 16 dove la prima strofa Gina all’alba mi dice come nella poesia Cave d’autunno «viene a costituire un’apposizione del titolo», come ha evidenziato Dante Isella nel suo commento puntuale ed esauriente di questa poesia pubblicata nella raccolta Le occasioni «che pertanto non funge da cartellino indicativo del tema o della situazione, ma da termine allocutorio di un pensoso monologo interiore»; Se la mosca ti avesse vista v. 7; Un alone che non vedi v. 4.
^È il mondo povero e contadino, analfabeta o semianalfabeta, di quelle giovani donne che in quegli anni a causa della guerra e del peggiorare della situazione economica erano costrette a lasciare i loro paesi per cercare lavoro come domestiche nelle grandi città. Gina Tiossi era originaria di Craviglia in provincia di Arezzo, mentre «la serva zoppa», antica domestica di casa Montale, protagonista del racconto Rose Gialle nella raccolta Farfalla di Dinard: «il suo caracollante incedere di sciancata mi sembra ancora una sua grazia» e ricordata anni dopo nella poesia Botta e Risposta I, II, v. 26-27, era originaria di Monghidoro in provincia di Bologna.
^Il giudizio sulla «folla che non è niente» appartiene a Gina Tiossi; Cfr. Il rondone v. 16: «Che fretta aveva fu il commento»; Se la mosca ti avesse vista v. 4-5: «cosa direbbe la Gina / se decidessi d’essere / padre all'improvviso.»; Un alone che non vedi v. 7-9: «- Ha tutto - dice Gina - / ed è infelice».
^Francesca Ricci, Guida alla lettura di Montale. Diario del '71 e del '72, Carocci editore, Roma, 2005, pag 66.
^«Gli angeli salvifici del passato sono brutalmente gettati giù dal loro piedistallo [...] Eppure la Gina, il cagnetto Galiffa, la vecchia serva sono, in qualche modo, i loro sostituti: si rovescia la situazione di un tempo: essi sembrano nessuno e si rivelano invece gli unici viventi, portatori di un loro segreto valore». Romano Luporini, Storia di Montale, Editori Laterza, 1896, pag. 241.
^«Il terzo periodo – e qui lo zelo di verità mi obbliga a far violenza a un'umiltà da cui spero perdono – è quello della Gina, del resto ben nota ai lettori delle poesie più recenti» Gianfranco Contini, Addio Eusebio, addio Arsenio, La Nazione, 14 settembre 1981, pag. 3.
^Franco Fortini, I responsabili di Montale in Nuovi saggi italiani, Garzanti, Milano, 1987.