Secondo la tradizione, era un giovane diacono di Porto Torres, che durante la persecuzione dei cristiani sotto Diocleziano fu rinchiuso in una grotta[2] situata nella rocca di Balai, nell'attuale sito della chiesetta di Balai vicino, assieme a Proto. I due erano sorvegliati dal soldato Gavino, che però rimase tanto colpito dalla fede dei due nel resistere alle torture da decidere di convertirsi alla fede cristiana, liberandoli e scappando assieme a loro. Gavino però fu trovato e decapitato sulla rocca de lu Silesu. Ciò che avvenne in seguito lascia parecchi dubbi: si dice che le teste dei tre martiri, buttate in mare, vennero ritrovate da alcuni fedeli assieme ai corpi, le quali vennero seppellite negli ipogei di San Gavino a mare.
Le reliquie di Gianuario sono tuttora conservate assieme a quelle degli altri due nella cripta della basilica a Porto Torres a loro dedicata. Ne parla nel Quattrocento il vescovo Antonio Cano in uno dei primi poemetti in sardo: Sa Vitta et sa Morte, et Passione de sanctu Gavinu, Prothu et Januariu.[3]
Note
^Gavino fu ucciso, a differenza degli altri due, il 25 ottobre, due giorni prima