Nato a Roma, nella casa del padre Giovanni in via Giulia, fu battezzato nella Basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini[1]. Lo storico dell'arte Bernardo De Dominici con atteggiamento fortemente campanilistico scrisse nelle Vite de pittori, scultori ed architetti napoletani non mai date alla luce da autore alcuno dedicate agli eccellentissimi signori, eletti della fedelissima città di Napoli (Napoli 1742-45) la falsa informazione secondo la quale il Brandi sarebbe nato a Gaeta.[2]
Quando Giacinto aveva quattro anni, la famiglia si trasferì nei pressi della Basilica di Sant'Andrea delle Fratte. Dopo aver atteso l'apprendistato nella bottega di Alessandro Algardi, passò nel 1633 in quella di Giovanni Giacomo Sementi (allievo di Guido Reni), perché il suo primo maestro voleva avviarlo alla scultura, mentre egli desiderava dipingere. In seguito lavorò presso Giovanni Battista Magni e Giovanni Lanfranco sino al 1646.
Dopo aver lavorato a Napoli, dal 1638 si stabilì nuovamente a Roma, dove nel 1640 si sposò con Maria Teresa Cagieri, donna di origini francesi e si trasferì con lei in via della Croce, vicino a piazza di Spagna[3] Nel 1637 entrò nella Congregazione dei Virtuosi al Pantheon. Dal 1651 frequentò l'Accademia di San Luca, di cui fu eletto principe nel 1668.
Ottenne da Papa Innocenzo X la nomina a cavaliere e l'affidamento di importanti lavori, tra cui il ciclo di affreschi nel Palazzo Pamphilj a Piazza Navona, grazie all'appoggio di mons. Francesco Sacchetti, canonico della Basilica di Santa Maria Maggiore e cameriere segreto del Pontefice, che era molto legato al fratello di Giacinto, l'abate Pietro Paolo Brandi.[4]
M. G. Cascioli, Memorie storiche di Poli, Ed. Comune di Poli, 1896
A. Pampalone, Inediti di Giacinto Brandi, in “Commentari”, 21, 1970, pp. 306-315.
A. Pampalone, Brandi, Giacinto, in Dizionario biografico degli italiani 14, Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, 1972, pp. 15-17.
G. Borghini, Giacinto Brandi: un documento ed alcuni dipinti inediti, in “Commentari”, 23, 1972, pp. 385-393.
A. Pampalone, Per Giacinto Brandi, in “Bollettino d'arte”, 5, 58, 1973, pp. 123-166.
G. Serafinelli, L'Adorazione del Cristo morto con i Santi Francesco d'Assisi e Antonio da Padova. Un capolavoro di Giacinto Brandi ritrovato, in “Rolsa” (Rivista del Dipartimento di Storia dell'Arte dell'Ateneo Sapienza Università di Roma), 8, 2007, pp. 53-72.
G. Serafinelli, Giacinto Brandi (Roma 1621 - 1691): scoperte documentarie attorno alla sua vicenda biografica e un dipinto inedito, in "Arte documento", 25, 2009, pp. 152-157.
G. Serafinelli, Giacinto Brandi e la chiesa delle Santissime Stimmate di San Francesco in Roma: un caso di felice congiuntura documentaria, in "Arte Documento", 26, 2010, pp. 208-215.
G. Serafinelli, La decorazione pittorica di Giacinto Brandi nella cripta del Duomo di Sant'Erasmo in Gaeta: nuovi documenti e letture iconografiche, in "Arte Documento", 27, 2011, pp. 132-141.
G. Serafinelli, Giacinto Brandi (1621-1691). Catalogo ragionato delle opere, Torino, Umberto Allemandi Editore, 2015, 2 voll.