Su richiesta della regina, Jean-Auguste-Dominique Ingres illustrò questo episodio tratto dal vangelo di Luca, secondo il quale, durante un pellegrinaggio annuale per la Pasqua ebraica, un Gesù dodicenne rimase a Gerusalemme e fu ritrovato dai genitori all'interno del Tempio della città, mentre parlava di argomenti teologici con i dottori. Il pittore si rifece alla Scuola di Atene di Raffaello Sanzio (un artista stimato e preso come modello da Ingres per tutta la sua vita).[2][3]
I lavori iniziarono nel 1845. A causa della rivoluzione del 1848, quando cadde la monarchia di Luigi Filippo, il quadro non venne mai consegnato al sovrano.[2] L'artista lo completò dopo quasi vent'anni nel 1862 per conto suo, pochi anni prima di morire. In seguito, assieme ad alcuni studi preparatori a olio e tanti disegni, finì nel museo dedicato al pittore nella sua città natale.[4]
Descrizione
La composizione è ambientata all'interno del Tempio di Gerusalemme, che ha l'aspetto di una chiesa. Nell'abside si trovano due tavole con delle scritte in ebraico: su di una è iscritto il nome di Iahvè, mentre l'altra riporta una frase del libro dell'Esodo ("Io sono il Signore, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto").[5] La scena sembra incorniciata da due colonne tortili con delle decorazioni agresti al centro, che raffigurano dei putti in mezzo alla vegetazione, e delle linee ondulate sopra e sotto. Sopra il toro della colonna si trova una decorazione floreale. È interessante notare come queste colonne richiamino quelle di un dipinto a tempera su carta di Raffaello ambientato proprio nel Tempio di Gerusalemme, anche se l'episodio in questione è la "guarigione dello storpio".
Al centro esatto della composizione, dove si trova il punto di fuga, si trova Gesù, che è raffigurato nell'atto di conversare con i vecchi dottori del Tempio, i quali lo ascoltano interessati. A destra irrompono nella composizione i genitori del Cristo dodicenne, Maria e Giuseppe, riconoscibili per le aureole. La Madonna allunga le braccia verso suo figlio, dopo averlo cercato per tre giorni. I personaggi presentano una certa fissità "ieratica" nelle espressioni dei volti e nei panneggi.[6] Lo sfondo, che con le due tavole nell'abside simboleggia l'antico Testamento, e la parte sinistra del quadro sono nell'ombra, mentre i personaggi del lato destro sono illuminati, in particolare Maria, secondo la critica d'arte Suzanne Schneider.[5] L'opera fu lodata anche dal critico Théophile Gautier.[7]
Curiosamente, alcuni disegni preparatori, come uno conservato al museo Bonnat di Bayonne, rivelano che per alcune delle figure dei dottori Ingres fece ricorso a delle donne che posavano come modelle. Come in molte altre sue opere, egli partì dallo studio del nudo e studiando dapprima l'anatomia dei soggetti,[8] per poi proseguire con la costruzione degli indumenti intorno al corpo.