Figlio del commerciante Joris[1] e nipote di Joachim Houckgeest, si formò alla scuola di Bartholomeus van Bassen[2]. Operò inizialmente nella sua città natale dal 1625[2], anno in cui divenne membro della locale Corporazione di San Luca[3], al 1635[2]. Probabilmente durante gli anni '30 si recò in Inghilterra: Carlo I infatti possedeva almeno cinque delle sue prospettive e la sua prima opera esistente datata 1635, avente come soggetto l'interno di un palazzo immaginario, si trova ancor oggi a Hampton Court[4]. Si trasferì poi a Delft[2], dove entrò a far parte della Corporazione di San Luca[3] e dove rimase fino al 1649[2]. Il 1º novembre 1636 sposò la benestante Helene van Cromstrijen[1]. Il 22 luglio 1639 lasciò la gilda dei pittori di Delft e divenne produttore di birra[1]. Nel 1640 lavorò come disegnatore di modelli per arazzi per la Camera del Consiglio[1]. Quando il fratello Joris si trasferì in India, Gerard fu autorizzato ad occuparsi e risiedere presso il birrificio Clauw il 23 dicembre 1644[1]. Infine è segnalata la sua presenza a Steenbergen negli anni 1651-1652 e a Bergen op Zoom dal 1653 al 1661[2].
Seguendo le orme del suo insegnante[3], si specializzò nella pittura di architetture e interni, in particolare di chiese, realizzati con colori a olio[2]. Le sue opere sono eseguite in modo preciso e dettagliato, prediligendo una luce pura, ma fredda alla maniera di Hendrick van Vliet e con uno stile assimilabile a quello di Emanuel de Witte[3]. Suoi soggetti prediletti furono la Nieuwe Kerk e la Oude Kerk di Delft[3], i cui interni furono realizzati con l'innovativa tecnica della prospettiva in diagonale[4], differenziandosi così dai dipinti realizzati da Pieter Jansz Saenredam negli anni precedenti, caratterizzati da una visuale perpendicolare alla navata o al muro dell'edificio soggetto dell'opera[5]. Altre caratteristiche di queste opere innovative sono l'imponenza delle colonne messa in rilievo dalla luce del giorno incidente su di esse, le piccole figure dipinte a colori vivaci e la tomba di Guglielmo il Taciturno parzialmente coperta dalle colonne, ma comunque evidenziata dalle sculture allegoriche della libertà[5].