Nacque a Lerici il 13 maggio 1822.[1] All'età di 15 anni, nel 1837, entrò nella Marina del Regno di Sardegna quale applicato di porto e per i primi anni prestò servizio soprattutto nel porto di Genova per poi essere trasferito a Rimini nel 1858, essendo diventato luogotenente di vascello di 2ª classe.[2] Nel 1866 venne nominato capitano di porto di 3ª classe ritornando a Genova, dove risiede per un anno, e nel 1867 viene trasferito a Livorno.[1] Appena arrivato nella nuova destinazione si rese protagonista del salvataggio degli equipaggi dei velierigreciAglay e S. Andrea, colpiti da un fortunale presso San Rossore in località bocca d’Arno.[1] Per questo fatto reVittorio Emanuele II che si trovava proprio nella tenuta di San Rossore gli conferì "motu" proprio la medaglia d'oro al valor di Marina.[1] Nel 1868 viene trasferito a Porto Maurizio,[3]provincia di Imperia, dove rimase sino al 1872 quando assegnato a Taranto come comandante del porto, venendo posto in aspettativa per motivi di salute nell'ottobre 1875.[4] Rimase a Taranto sino al 1877, quando è collocato a riposo per anzianità.[1] Si spense in quello stesso anno.[1] La Guardia Costiera italiana gli ha intitolato una motovedetta della classe Cavallari.
«Per avere con rischio della propria vita, nei giorni 7 e 8 del mese di ottobre 1867 salvato gli equipaggi dei bastimenti greci Aglay e S. Andrea naufragati ed interamente perduti a Bocca d'Arno presso S. Rossore.»
Paolo Alberini e Franco Prosperini, Uomini della Marina, 1861-1946, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina Militare, 2016, ISBN978-8-89848-595-6.
Relazione seconda della commissione d'inchiesta sullo stato del materiale e dell'amministrazione della Regia Marina, Firenze, Tipografia e Litografia dei Fratelli Pellas, 1867.