Nacque da padre romagnolo e madre bolognese. Trascorse la sua infanzia in una vecchia casa del centro storico di Bologna assieme al fratello Francesco, futuro storico dell'arte, e alla sorella Bianca. I periodici soggiorni estivi con i suoi familiari sulla costa romagnola fecero affiorare la sua natura riflessiva con tendenza all'isolamento pensoso.[1] Le condizioni di salute del padre ipovedente e le conseguenti difficoltà economiche lo costrinsero a impartire lezioni private e ad assumere precoci responsabilità in ambito familiare.
Dopo gli studi secondari frequentò la facoltà di lettere all'università di Bologna e si laureò con una tesi su Giovanni Pascoli. Subito dopo insegnò all'istituto magistrale "Carlo Sigonio" di Modena, dove conobbe e diventò amico del poeta Vittorio Sereni. A partire dal 1944 insegnò ininterrottamente, fino alla morte, al liceo classico "Galvani" di Bologna, come titolare di una cattedra di italiano e latino.
Pur avendo frequentato artisti, poeti e scrittori affermati come Giuseppe Ungaretti, Giorgio Morandi, Giuseppe Raimondi, la sua attività letteraria si svolse in assoluta solitudine, lontano da gruppi e salotti e non senza difficoltà in ambito editoriale e critico. «Una interminabile vicenda di approcci e di rifiuti» egli confessò in Ritratti su misura riferendosi al suo Passi notturni (1959) «mi sembra solo in parte giustificabile con il carattere solitario e lirico, controcorrente, dell'opera. Che risponde poi fedelmente al mio carattere e costume personale: non frequento ambienti (...). Non concepisco i gruppi e le conversazioni di caffè e salotto letterario.»[2] Citando questa confessione dello scrittore appartato e schivo, Renato Bertacchini osserva che tale atteggiamento non era da attribuirsi a «superbo e malinteso individualismo», bensì ad una concezione della poesia intesa come «attività regolata sui ritmi della natura e della vita umana».[3]
Tra versi e prose
Il volume Dal vivere (1939) raccoglie le prose e poesie giovanili di Arcangeli, a partire dal 1927. Vi prevalgono le prose e i paesaggi romagnoli, San Marino e il «medievale paesano Appennino». Il decennio successivo vede invece svilupparsi, con Solo se ombra (1951), la ricerca lirica con progressivo allontanamento dall'ermetismo. Vi si ritrovano i principali motivi ispiratori, che poi ricorreranno nelle raccolte successive con accenti più maturi, ma anche più aspri e risentiti. Così la dolorosa memoria del padre, i paesaggi dell'infanzia scomparsi assieme ai volti degli amici perduti, i disastri della seconda guerra mondiale e la «blanda catastrofe» che lo fa sentire «morto alla rissa del mondo».[4]
Tra i leitmotiv ricorrenti in tutta la produzione poetica, la natura misteriosa e ostile: ora come «paura del mare», l'Adriatico dell'infanzia e dell'adolescenza, che diventa una voce «ostile, misteriosa e perfida come quella di un mostro implacabile che ruba la vita agli uomini e poi getta le vittime sulla spiaggia, con noncuranza»[5]; ora come perdita, desolazione e condanna alla inesistenza: la montagna disabitata e sconvolta dal turismo di massa, un senso di squallore e di perdita definitiva che riecheggia nel poemetto L'Appennino (1958).
Negli ultimi anni predomina la polemica letteraria su periodici e quotidiani (La Fiera letteraria, Il resto del Carlino, Il Caffè, con rubriche come «Colèdoco» e «Diario dell'appartato») e anche la poesia si carica di accenti satirici, come nella raccolta Canzonetta all'Italia (1969), dove il titolo ricalca ironicamente quello della famosa Canzone all'Italia del Petrarca. È stato puntualizzato come queste insofferenze non sconfinassero nell'acredine, essendo «scherzi, epigrammi e satire allo stato puro»[6] Bersagli preferiti sono i finti letterati, le presunte avanguardie e i sedicenti «novissimi» che pullulano nel mondo della cultura e intorno ad esso. Questa tenace battaglia controcorrente si accompagna peraltro all'intenso amore per la poesia, che allevia la solitudine di questo poeta.
Opere
Dal vivere, Bologna, Testa, 1939.
Solo se ombra, Parma, Guanda, 1951; Milano, Mondadori, 1954.
L'Appennino, Padova, Rebellato, 1958.
I passi notturni (racconti), Padova, Rebellato, 1959.
L'Appennino e nuove poesie, Milano, Mondadori, 1963.
L'anima del mare (racconto lungo), Padova, Rebellato, 1968.
Canzonetta all'Italia, Padova, Rebellato, 1969.
Le poesie (raccolta postuma), Milano, Mondadori, 1971.
Note
^Fonte: Gaetano Arcangeli, L'Anima del mare, Padova, Rebellato, 1968. Anche le successive notizie sono in gran parte ricavate da questo e da altri scritti autobiografici.
^Elio Filippo Accrocca (a cura di), Ritratti su misura di scrittori italiani, Venezia, Sodalizio del libro, 1960.
^Renato Bertacchini, Gaetano Arcangeli, in Letteratura italiana - I Contemporanei, volume quinto, Milano, Marzorati, 1974, p. 692.
^Gaetano Arcangeli, Solo se ombra, Parma, Guando, 1951. Questa raccolta di poesie fu poi riveduta e ampliata nella nuova edizione Mondadori della collana «Lo Specchio», Milano, 1954.
^Fonte: Colloquio con Gaetano Arcangeli, in Alto Adige, 25 gennaio 1950.
Fausto Curi, Poesia di Arcangeli, in Corriere del Giorno, 29 settembre 1951; «Le poesie» di Gaetano Arcangeli, in Il Verri, marzo 1973, pp. 139–144.
Vittorio Sereni, Questi anni visti da due poeti, in Milano sera, 31 maggio-1º giugno 1951.
Fiorenzo Forti, I giorni di Gaetano Arcangeli, in Convivium, numero 3, 1951, pp. 404–411; Presenza dell'Emilia in quattro poeti nuovi, in Portici, Bologna, numero 11, 1951, pp. 65–66.
Giacinto Spagnoletti, Cronache di poesia, in Humanitas, Brescia, novembre 1951, pp. 1149–1151.
Carlo Bo, Tre poeti in tre isole lontane dalla pubblicità, in L'Europeo, 1º marzo 1959; La fede umana di Arcangeli, ivi, 11 novembre 1971.
Alberto Bevilacqua, Omaggio alla poesia, in La Fiera letteraria, 24 maggio 1959.
Elio Filippo Accrocca (a cura di), Ritratti su misura di scrittori italiani, Venezia, Sodalizio del libro, 1960, p. 26.
Giorgio Bàrberi Squarotti, in Poesia e narrativa del secondo Novecento, Milano, Mursia, 1961, p. 14.
Alberto Frattini, Su alcune costanti tematiche e stilistiche di Arcangeli, in Poeti italiani tra primo e secondo Novecento, Milano, 1967.
A. De Lorenzi, La solitudine di Arcangeli, in Messaggero veneto, 15 settembre 1970.
Luigi Maria Personé, L'anima del mare, in L'Osservatore romano, 14 marzo 1969.
Claudio Marabini, Uomo appartato, in Il Resto del Carlino, 16 luglio 1969.
Giuseppe Raimondi, Il poeta appartato, in Il Resto del Carlino, 8 settembre 1971.
G. L. Zucchini, Un poeta in penombra, in L'Osservatore romano, 15 novembre 1971.
Renato Bertacchini, Gaetano Arcangeli, in Letteratura italiana - I Contemporanei, volume quinto, Milano, Marzorati, 1974, pp. 691–707.
Marco Forti, Poesia di Arcangeli, in Letteratura italiana - Novecento, volume nono, Milano, Marzorati, 1979, pp. 8518–8525.
Giuseppe Marchetti, Ricordo di Gaetano Arcangeli, in La petite capitale e altri studi padani, Parma, La Pilotta, 1979, pp. 199–202.
Mario Visani, Arcangeli Gaetano, in Dizionario della letteratura mondiale del Novecento, Roma, Edizioni Paoline, 1980, p. 145.
Maurizio Cucchi, Arcangeli Gaetano, in Dizionario della poesia italiana, Milano, Mondadori, 1983, p. 16.
Renato Bertacchini, Arcangeli Gaetano, in Dizionario Biografico degli italiani, Roma, Enciclopedia Treccani, 1988, vol. 34.