I fulani sono un'etnia dell'Africa subsahariana. Sono diffusi dalla Mauritania al Sudan e le stime della loro popolazione complessiva variano tra i 25 e i 40 milioni di persone. Tradizionalmente nomadi e dediti alla pastorizia e al commercio, oggi la maggior parte dei fulani è sedentarizzata, ma conservano una significativa percentuale di individui (un terzo secondo le stime) tuttora dedita alla pastorizia itinerante.
Terminologia
Loro stessi si definiscono con il nome di Fulbe (al singolare Pullo), nome che deriva da una parola in lingua fulfulde che significa "libero". Fulani è la definizione di derivazione araba,[1] mentre in francese il nome della popolazione è peul. La forma mandinka usata in Senegal e Gambia è fula, mentre in Sudan la popolazione araba li chiama "fellà"[2] o "fallata".[3]
Storia
Vi sono diverse teorie sull'origine della popolazione fulani: una di queste ipotizza che siano i discendenti di una popolazione preistorica del Sahara, migrata inizialmente verso il Senegal e in seguito (intorno all'anno 1000 a.C.) lungo le rive del fiume Niger alla ricerca di pascoli per le mandrie. Le storie orali dei Fulani suggeriscono che le loro origini si trovano nel Nord Africa. La loro etnogenesi probabilmente è nata come risultato delle interazioni tra un'antica popolazione dell'Africa occidentale e popolazioni nordafricane come i berberi o gli egiziani.[4]
Intorno al VII secolo, a causa dell'inaridimento del Sahara, iniziarono a migrare verso sud, inizialmente verso la valle del Senegal, dove si mescolarono con le popolazioni preesistenti. Il regno di Tekrur fu una delle prime entità politiche guidate dai Fulani,[5] seguito dal regno di Denanke, che sorse dopo il tramonto dei grandi imperi saheliani di Ghana, Mali e Wolof.[6]
I Fulani furono tra i primi gruppi sub-sahariani ad adottare l'Islam. Secondo David Levison, l'adozione dell'Islam fece sentire ai Fulani una "superiorità culturale e religiosa rispetto ai popoli circostanti, e quell'adozione divenne un importante indicatore di confine etnico" tra loro e altri gruppi etnici africani nel Sahel e nell'Africa occidentale.[7] I Fulani svolsero quindi un ruolo centrale nella promozione dell'Islam nell'Africa occidentale, attraverso mezzi sia pacifici che violenti. In particolare, tra il XVIII e il XIX secolo promossero una serie di guerre, note come "jihad fulani", in cui la ricerca di nuove terre e nuovi pascoli si unì al fervore religioso e riformatore sulla base dei principi islamici. Tali campagne li portarono a fondare una serie di stati islamici in tutta l'Africa occidentale, tra cui preminenti furono l'Imamato di Futa Jalon, l'Imamato di Futa Toro, il Califfato di Hamdullahi e soprattutto il Califfato di Sokoto, che divenne nel XIX secolo lo stato più grande dell'Africa occidentale.[8]
Studi
Henri Lhote, studioso francese di preistoria, ha dedicato uno studio ai Fulani (Peuls in francese) dal titolo L'extraordinaire aventure des Peuls.[9]
Note
^Il sostantivo in araboﻓﻠﺎﻥ?, fulān significa "tizio" e il nome fu loro attribuito dagli esploratori arabimusulmani, in segno di ignorante disprezzo verso le popolazioni locali, non ancora islamizzate, spesso oggetto di soprusi e riduzione in schiavitù.
^Dal termine arabo che significa "contadino, agricoltore".
^ John Donnelly Fage, Upper and Lower Guinea, in Roland Oliver (a cura di), The Cambridge History of Africa, Volume 3, Cambridge University Press, 1997, ISBN978-0521209816.