Freedom House è una organizzazione non governativa internazionale, con sede a Washington, D.C., che conduce attività di ricerca e sensibilizzazione su democrazia, libertà politiche e diritti umani.[3] Freedom House pubblica un rapporto annuale dal titolo Freedom in the world (Libertà nel mondo) che misura il grado di libertà civili e diritti politici garantiti in ciascun paese,[4] un indicatore utilizzato da diverse ricerche di scienza politica.[5] Altri rapporti annuali pubblicati da Freedom House sono Freedom of the Press e Freedom on the Net, che misurano la libertà di stampa e la libertà di internet nel mondo.[6][7]
L'organizzazione venne fondata da Wendell Willkie, Eleanor Roosevelt, George Field, Dorothy Thompson, Herbert Bayard Swope, e altri nel 1941. Freedom House si descrive come "una voce chiara per la democrazia e la libertà in tutto il mondo". Il gruppo afferma che "la leadership americana negli affari internazionali è essenziale per la causa dei diritti umani e della libertà", e che questo può essere conseguito innanzitutto attraverso le "analisi, azioni di sensibilizzazione e azione" condotte dal gruppo.[8]
«La libertà dipende in ultima analisi dalle azioni di uomini e donne impegnati e coraggiosi. Sosteniamo le iniziative civiche nonviolente nelle società dove la libertà è negata o minacciata e ci opponiamo alle idee e alle forze che sfidano il diritto di tutte le persone di essere libere. Freedom House funziona come un catalizzatore per la libertà, la democrazia e lo stato di diritto attraverso le sue analisi, azioni di sensibilizzazione e di azione.»
Freedom House stila anche una classifica degli Stati del mondo in relazione alla libertà di stampa. Fino al 2002, l'Italia era classificata come paese libero. Il livello è stato declassato a parzialmente libero tra il 2003 e il 2005, nel corso del mandato del governo Berlusconi II e III, a causa di «vent'anni di amministrazione politica fallimentare», la controversa Legge Gasparri del 2003 e soprattutto la possibilità per il premier di influenzare la RAI, un conflitto d'interessi tra i più sfacciati del mondo.[12]
Dopo essere stata riclassificata come paese "libero" per quanto riguarda la libertà di stampa nel 2006 e 2007 durante il governo Prodi II, l'Italia è stata di nuovo declassificata a "parzialmente libero" a partire dal 2008 con il governo Berlusconi IV e i successivi governi[13]. L'Italia costituisce una «anomalia nella regione», secondo Freedom House, che riporta nello specifico i crescenti tentativi del governo di interferire con la politica editoriale dei mezzi di comunicazione pubblici, in particolare circa la copertura degli scandali del premier Silvio Berlusconi.[14]
Nel 2024 l'Italia risulta avere un punteggio di 90/100.[15]
Critiche
Alcuni critici di Freedom House, tra cui Noam Chomsky, ne hanno contestato la parzialità geopolitica[16] perché riceve fondi dal governo statunitense per perseguire alcuni scopi.[17]