Nel 1631 ricevette l'Orden de Cristo da Filippo IV e la sua presenza alla corte di Madrid divenne costante. Ebbe anche relazioni con i circoli intellettuali spagnoli ed entrò in contatto con Francisco de Quevedo.
Nel 1644 fu accusato di omicidio ed incarcerato fino al 1655, venne poi esiliato in Africa e Brasile. Nel 1658, alla morte di Giovanni IV, ritornò in Portogallo.
La poesia di Francisco de Melo, in lingua castigliana, si rivelò una elegante espressione di
gongorismo, dimostrante una continua ricerca stilistica.[1]
Le sue opere si caratterizzarono per gli approfondimenti psicologici e morali, per una pregevole storiografia, per la bravura concettista, per la ricerca dell'effetto, per un linguaggio innovativo, per le situazioni e gli ambienti inediti.[1]