Per alcuni anni non ebbe buona salute. Verso il 1540 il Molza tornò a Modena, dove morì a cinquantaquattro anni per la sifilide contratta durante la sua esistenza dissoluta.
Molza fu autore di componimenti in lingua latina e in volgare. Fu un poligrafo versatile. Dei vari suoi componimenti in volgare ebbe fama soprattutto un poemetto in ottave, La ninfa tiberina,[2] composto per celebrare Faustina Mancini. L'opera, composta verso il 1537, fu giudicata dai contemporanei superiore addirittura alle Stanze del Poliziano per l'eleganza stilistica. In volgare scrisse anche poesie d'amore in stile petrarchesco, Canzoni e i Capitoli. Aderì al filone di intonazione popolareggiante con composizioni su argomenti insoliti e apparentemente non adatti alla trattazione in versi come, per esempio, un epigramma intitolato Lodi dell'insalata (......Quant'io parlo di te, tanto m'infoca E, s'io vo' dire il ver, di lauri o mirti A paragon di te mi curo poco... ), un altro intitolato Capitolo in lode dei fichi ("Non so como quest'oso poi lasciaro/ quei che venner di dietro; ed in lor vece/ il Lauro, assai più che le fiche amaro") e Capitoli erotici, di stile boccaccesco.
Note
^Rime di m. Pietro Bembo corrette, illustrate, ed accresciute con le annotazioni di Anton-Federigo Seghezzi, e la vita dell'autore novellamente rifatta sopra quella di monsig. Lodovico Beccatelli. In Bergamo: appresso Pietro Lancellotti, 1753 (on-line)
Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana di Girolamo Tiraboschi. Milano : Dalla società tipografica de' classici italiani, 1823, Dall'anno MD fino all'anno MDC, Tomo VII, parte III, pp. 1652-1657 (on-line)
Francesco Maria Molza, Poesie di Francesco Maria Molza colla vita dell'autore scritta da Pierantonio Serassi. Milano: dalla Società tipografica de' Classici italiani, contrada di s. Margherita, N 1118, 1808 (on-line)
Ettore Bonora, Poemetti mitologici e didascalici. La ninfa tiberina del Molza. Storia della letteratura italiana IV, Milano, Garzanti, 1988