Realizzato in lana o cotone, con filatocardato, ha superficie uniforme, leggermente pelosa. Subisce come trattamenti di finissaggio: follatura, garzatura e pettinatura. È particolarmente caldo, anche se leggero, perché la peluria, sollevata dalla garzatura, trattiene aria che agisce da isolante termico[1].
Le sue caratteristiche sono la resistenza (per i materiali usati) unita alla morbidezza, per l'armatura a saia e il finissaggio.
Ha conosciuto momenti di maggior diffusione nel passato, quando era usata per bende e pannolini[2], oggi le nuove stoffe (soprattutto le magline) e le fibre sintetiche l'hanno sostituita in molti campi (biancheria da letto, pigiami).
Adatta alla confezione di abbigliamento maschile, soprattutto per camicie, giacche e pantaloni, può essere in tinta unita o scozzese[3].
Curiosità
L'espressione "far flanella" è usata per far passare il tempo oziosamente, non combinare nulla. L'espressione trae origine al tempo delle case chiuse. Era il rimprovero della tenutaria, o maîtresse, verso il cliente che sostava lungo tempo nell'atrio senza consumare. Il termine flanella però, in questo caso, non viene usato in riferimento al tessuto bensì è derivabile dal verbo francese flâner che vuol dire, appunto, bighellonare, perdere tempo.
Flanella è anche il nome di un indumento intimo maschile di flanella, lana o cotone, di colore bianco o panna.
Un falso mito[4] vorrebbe che camicie di flanella rappresentino il vestiario di vari movimenti e influenze musicali che iniziarono a partire dagli anni '80 ma che esplosero solo nel decennio successivo.