Pubblicato su carta di color salmone, è affiancato periodicamente da una rivista di lifestyle (FT Magazine), dall'edizione del fine settimana (FT Weekend) e da alcune pubblicazioni settoriali. Il FT pubblica inoltre una varietà di indici azionari, tra cui il FTSE All-Share.
Originariamente rivolto agli operatori finanziari della City londinese, dalla fine del XX secolo gli approfondimenti e l'analiticità del suo giornalismo ne hanno legato il nome a un pubblico globale di colletti bianchi e di lettori istruiti[2]. Secondo una rilevazione Ipsos del 2020, il Financial Times risulta il marchio mediatico più affidabile al mondo e la più importante testata economica europea[3].
Storia
La pubblicazione venne fondata il 9 gennaio 1888 come London Financial Guide, ma il 16 febbraio dello stesso anno venne rinominata Financial Times. Il giornale consisteva di sole quattro pagine ed era rivolto alla comunità finanziaria della City di Londra, un mercato che dovette contendere al quotidiano rivale Financial News (fondato nel 1884). Proprio per distinguersi dall'assonante Financial News, il 2 gennaio 1893 il FT iniziò a venire stampato su carta rosa chiaro. Dopo 57 anni di rivalità, tuttavia, nel 1945 Brendan Bracken accorpò le due pubblicazioni finanziarie londinesi per formare un unico giornale di sei pagine[4].
Con l'incremento del commercio internazionale e dei flussi di capitale transfrontalieri durante gli anni '70, il FT iniziò un percorso di espansione globale, facilitato dagli sviluppi della tecnologia e dalla crescente accettazione dell'inglese come lingua internazionale degli affari. Il giornale decise pertanto di affiancare alla tradizionale analisi finanziaria una serie di editoriali, reportage speciali, vignette politiche, lettere dei lettori, recensioni di libri, articoli di tecnologia e contributi sulla politica internazionale. Il 1º gennaio 1979 a Francoforte venne stampata la prima edizione del FT fuori dal Regno Unito, indirizzata all'Europa continentale; l'edizione statunitense vide invece la luce nel luglio 1985. Da allora, con una maggiore copertura internazionale, il Financial Times è diventato un giornale globale, stampato in 22 località con cinque edizioni internazionali per coprire il Regno Unito, l'Europa continentale, gli Stati Uniti, l'Asia e il Medio Oriente[5].
Dal 1957 al 2015 la testata è stata di proprietà del gruppo editoriale Pearson[6] che l'ha poi venduto al gruppo giapponese Nikkei per 844 milioni di sterline (circa 1,3 miliardi di euro).[7][8]
Caratteristiche
Il FT è diviso in due sezioni. La prima si occupa dell'attualità nazionale e internazionale, contenendo inoltre editoriali sulla politica e sull'economia. La seconda sezione è invece costituita da dati finanziari e notizie su aziende e mercati. Nonostante sia generalmente considerato principalmente un giornale finanziario, il quotidiano contiene anche annunci televisivi, meteo e altri articoli più informali.
La rubrica Lex
La rubrica Lex è una striscia quotidiana nella pagina posteriore della prima sezione, che presenta analisi e opinioni sull'economia e sulla finanza globale. Nota per esplicitare la "linea editoriale" del FT (o di singoli editorialisti) su diverse questioni, è apparsa per la prima volta nell'edizione del 1º ottobre 1945.
Lex può vantare alcuni autori illustri che hanno poi fatto carriera nel mondo degli affari e della politica, tra cui i parlamentari conservatoriNigel Lawson e Jo Johnson[9].
Supplementi
Dal 2003, il Financial Times in Regno Unito e Irlanda ha un supplemento chiamato FT Magazine. Viene pubblicato il sabato e ha articoli riguardanti eventi di tutto il mondo, politica e arte.
Secondo la Global Capital Markets Survey, che misura le abitudini di lettura tra i decisori più esperti delle principali istituzioni finanziarie al mondo, il Financial Times è considerato la più importante pubblicazione sul mondo degli affari, raggiungendo il 36% della popolazione campione (l'11% in più del Wall Street Journal)[16]. Inoltre, il FT viene considerata la testata più credibile nel riportare le questioni finanziarie ed economiche ad opinione degli investitori professionali[17].
Nel gennaio 2019, il FT ha pubblicato una serie di articoli investigativi che descrivevano in dettaglio una sospetta frode compiuta dal gruppo di pagamento tedescoWirecard. Quando il prezzo delle azioni Wirecard iniziò a crollare, i media tedeschi ipotizzarono che dietro all'attacco ci fosse una manipolazione del mercato, additata all'autore principale dell'inchiesta, il reporter Dan McCrum. La Procura della Repubblica di Monaco di Baviera avviò successivamente un'indagine[18]. I sospetti sollevati dagli articoli del FT si sono però rivelati veri: a causa di un buco di 1,9 miliardi di euro, il 25 giugno 2020 Wirecard ha infatti presentato istanza di fallimento, avviandosi verso la bancarotta[19].