Filippo Pennavaria
Filippo Pennavaria (Ragusa, 6 agosto 1891 – Roma, 7 marzo 1980) è stato un politico e banchiere italiano.
Biografia
Filippo Pasquale Giovanni Pennavaria nacque da Michele Pennavaria (1856) e Giovanna Schembari (1856)[1][2], una nobile famiglia di intellettuali, possidenti terrieri e di banchieri.[3] Compì gli studi universitari a Roma, laureandosi in giurisprudenza alla Sapienza. Partecipò poi alla prima guerra mondiale, quindi tornò a Ragusa nel 1919, dove assunse la direzione della Banca Agricola Popolare di Ragusa, succedendo, nell'incarico, al padre.
Di idee nazionaliste[4], organizzò e divenne capo di forze politiche che si ispiravano agli ideali del futuro Partito nazionale fascista, con cui poi fu eletto nel 1921 deputato alla Camera.[5]
Il 24 novembre 1919 fondò a Ragusa la sezione dell'Associazione nazionale combattenti e reduci la quale, forte di un migliaio di tesserati, divenne un centro di forza pronto all'azione, per mettere in pratica l'ordine di Mussolini di "imporre le idee fasciste nei cervelli dei refrattari toccando i crani a suon di manganellate". Fonti storiche concordanti[6] attribuiscono a Pennavaria la responsabilità di sanguinose azioni come quella condotta il 9 aprile 1921[7] a Ragusa in piazza San Giovanni dove furono uccisi 4 braccianti e ferite oltre 60 persone, colpevoli di sostare pacificamente dinanzi alla Camera del lavoro insieme al deputato socialista Vincenzo Vacirca. A Pennavaria, definito "l'apostolo violento del credo fascista in tutta la provincia di Siracusa in quegli anni", viene anche attribuita la responsabilità degli incendi che devastarono le leghe rosse la sera del 4 settembre 1922, così come degli atti di guerriglia contro operai e contadini che si opponevano all'espansione della violenza nera e delle tante incursioni squadristiche che seminarono il terrore.
Per questi "meriti" acquisiti sul campo, Pennavaria divenne " seniore della milizia" e fiduciario del PNF per la Sicilia orientale.[8]
Riconfermato nel 1924 nel Listone fascista per la Sicilia, era avviato verso una promettente carriera nei ministeri.[9] Nel 1926 fu chiamato a far parte del Governo Mussolini come sottosegretario per le Poste e telegrafi e, in seguito, per le ferrovie, fino al 1932. Forte di questo incarico, riuscì ad ottenere, nel 1926, che venisse creata la provincia di Ragusa,[10] nonché a rendere Ragusa sede autonoma di vescovado[11]. Riconfermato deputato nel 1929 e nel 1934, nel 1939 divenne consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, fino all'agosto 1943.
Nel 1926 sposò, a Roma, Iolanda Rosalia Medici. Finita la guerra, visse per un certo periodo, insieme alla sua famiglia, a San Paolo, in Brasile.[12]
Nel dopoguerra, ritornato in Italia, riprese la cattedra di diritto costituzionale all'Università di Roma.[13]
Aderì al Partito Nazionale Monarchico, venendo eletto al Senato della Repubblica con il Partito Monarchico Popolare nel 1958 nel collegio di Ragusa.[14]
Si ripresentò con il PLI nelle elezioni successive per il Senato (1963 e 1968), senza però essere rieletto.
Alcune pubblicazioni
- Il regime fascista e le sue basi rappresentative. Saggio sulla rappresentanza nello stato fascista, II edizione, Firenze, Vallecchi Editore, 1936.
- Ruggiero Settimo, Firenze, Vallecchi Editore, 1940.
- Fonti di energia e prospettive economiche, Roma, Tipografia del Senato della Repubblica, 1958.
- Economia e politica agraria, Roma, Eredi Dott. G. Bardi, 1962.
Note
- ^ Atto di nascita, su dl.antenati.san.beniculturali.it.
- ^ Albero Genealogio Filippo Pennavaria, su familysearch.org.
- ^ Cfr. soprattutto Giuseppe Tumino, S.E. On. Avv. Filippo Pennavaria. La figura e l'impegno politico. Carteggio inedito, Gruppo Albatros/Il Filo, Roma, 2015.
- ^ Cfr. L. Sciascia, Fatti diversi di storia letteraria e civile, Adelphi, Milano, 2009.
- ^ Storia Camera
- ^ https://www.insiemeragusa.it/2020/04/11/9-aprile-1921-leccidio-fascista-a-ragusa/
- ^ https://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/anniversari/leccidio-fascista-di-ragusa/
- ^ Antonio Randazzo da Siracusa
- ^ Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-01139
- ^ La Provincia n.1DEF-2007.qxd (Page 1) (PDF), su provincia.ragusa.it. URL consultato il 16 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2011).
- ^ Causa, quest'ultima, che perorò fin dai primi anni '20, ma che fu sempre ostacolata dal vescovado di Siracusa; cfr. O. Gurrieri, La nuova Ragusa e le opere del regime nella Provincia, IRES, Palermo, 1933, pp. 17-28.
- ^ Carta D'imbarco, su familysearch.org.
- ^ http://www.senato.it/leg/03/BGT/Schede/Attsen/00009613.htm
- ^ Mininterno
Bibliografia
- Giuseppe Tumino, S.E. On. Avv. Filippo Pennavaria. La figura e l'impegno politico. Carteggio inedito, Roma, Gruppo editoriale Albatros/Il Filo, 2015.
- Giuseppe Tumino, Ragusa. Da capoluogo di provincia ai primi anni del secondo dopoguerra (1927-1945), Ragusa, Le Fate editore, 2019.
- Ottorino Gurrieri, La nuova Ragusa e le opere del regime nella Provincia, Palermo, IRES, 1933.
- Bruno F. Bellia, L’affermarsi del Fascismo in provincia di Ragusa 1919 – 1925, Tesi di Laurea, Relatore Prof. Giuseppe Giarrizzo, Anno Accademico 1973-74, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Catania, 1974.
- Marcello Sajia, "Filippo Pennavaria e il fascismo agrario di Ragusa (1924-1926)", in: AA.VV., L'area degli Iblei fra le due guerre, Atti del Convegno Storico tenutosi a Ragusa, nei giorni 13-15 marzo 1986 a cura del Centro Studi "Feliciano Rossitto" di Ragusa & Istituto Gramsci Siciliano di Palermo, Ragusa, Tip. Leggio & Diquattro, 1987.
- Salvatore Lupo, Il Fascismo. La politica in un regime totalitario, Roma, Donzelli editore, 2005 (Cap. I, § 5; Cap. II, § 6; Cap. III, § 5; Cap. IV, § 3).
- Luciano Nicastro, Filippo Pennavaria e Ragusa prima e durante il fascismo, Collana di studi e ricerche "Lo scrigno di una provincia", Ragusa, La Biblioteca di Babele, 2008.
Collegamenti esterni
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