«I critici più severi, che pensano solo per schemi fissi, vogliono semplicemente indebolire la considerazione verso il concorso con il loro sostegno unilaterale al Forum... Dovrebbe essere indiscutibile che il Forum del giovane cinema non può avere di per sé una portata internazionale ma solo un significato locale, come un seminario politico, con l'obiettivo esclusivo di sensibilizzare le coscienze.»
(Lettera di Alfred Bauer al giornalista Kurt Joachim Fischer, 18 luglio 1972[4])
Il Forum internazionale del giovane cinema, inaugurato l'anno precedente come parte integrante del festival, continuò ad essere oggetto di dibattito durante la Berlinale del 1972.[5] Il direttore Alfred Bauer si espresse a favore del suo mantenimento anche se mostrò un certo scetticismo sulla divisione del festival, convinto che l'attrattiva esercitata da una competizione internazionale fosse di vitale importanza.[1] In effetti, alla fine il numero di visitatori gli dette ragione e se da un lato il Forum focalizzò l'attenzione dei media, dall'altro richiamò poco più di 8000 visitatori mentre il concorso contò circa 33000 presenze.[6]
Col senno di poi si può riconoscere come i conflitti all'interno del festival riflettessero una generale atmosfera di tensione e instabilità. Le attività della RAF stavano provocando una radicalizzazione su molti fronti, i media si erano inaspriti, i toni nei dibattiti erano diventati più duri ed era aumentata la tendenza a polemizzare.[1] In un articolo su Die Zeit, il giornalista e futuro direttore del festival Wolf Donner descrisse il conflitto tra concorso e Forum come una scelta di coscienza tra "lusso" e "politica": «La differenza in effetti è abbastanza evidente: al concorso trovate il velluto rosso, annunci in tre lingue, star con mazzi di fiori, eleganza e sforzi di formalismo. Al Forum ci sono barbe e capelli lunghi, abbigliamento hippie, atmosfera informale, dibattiti».[9]
La caratterizzazione descritta da Donner dimostrava che l'attualità stavano segnando l'atmosfera quotidiana del festival e la linea di demarcazione tra "establishment" e "anti-establishment" poteva essere vista chiaramente. A differenza di quelli del concorso, i film del Forum mostravano temi contemporanei, documentavano le lotte politiche del tempo, raccontavano storie personali di vite fallite e parlavano senza compromessi.[1] Friedrich Luft, un osservatore critico del festival noto per le sue esigenze radicali, sostenne l'idea di abolire il concorso del tutto a favore del Forum e anche la più moderata Karena Niehoff dichiarò quest'ultimo il "vero vincitore" della rassegna sulla Süddeutsche Zeitung: «Una cosa è certa: se devono essere assegnati dei premi, allora il Forum nel suo insieme merita un premio in modo ancora più evidente rispetto allo scorso anno».[10]
L'Orso d'oro a Pier Paolo Pasolini
Con un programma considerato piuttosto "debole" in confronto a quello offerto dal Forum, anche l'Orso d'oro assegnato a I racconti di Canterbury fu ritenuto dalla critica un "tappabuchi", un premio di ripiego assegnato al regista più famoso a livello internazionale che già in altre occasioni aveva dimostrato il suo genio.[1] «Eppure, quello che più sconcerta è l'oggetto a cui ha dedicato tanto sforzo», scrisse il giornalista Peter W. Jansen, «si potrebbe anche credere che Pasolini voglia mettere a confronto la borghesia colta ma in nessun modo emancipata, che gode della pornografia solo di nascosto, con i fondamenti della sua cultura. Ma razionalizzando (apparentemente) la moda pornografica, ne diventa uno dei sostenitori commerciali».[10]
La consegna dei premi si svolse davanti ad un pubblico che manifestò il suo disappunto per la mediocrità che aveva caratterizzato il festival sin dall'inizio e per le scelte della giuria. Furono fischiati l'Orso d'oro a Pasolini e gli Orsi d'argento a Liz Taylor e Alberto Sordi, oltre alla scelta di premiare Una faccia di c... di Peter Ustinov per il miglior contributo artistico, mentre tra i pochi film applauditi ci furono La tardona di Jean-Pierre Blanc e Flyaway di Robin Lehman, premiato come miglior cortometraggio.[11]
Durante il festival fu affrontata anche la questione relativa al mantenimento della collocazione estiva del festival. Una delegazione dei distributori tedeschi chiese a Alfred Bauer che per il 1973 la manifestazione fosse spostata al mese di ottobre, in modo da promuovere film da mostrare poi alla Fiera del cinema e rendere quest'ultima più attraente.[10] Bauer si mostrò disposto a discutere una riprogrammazione anche se ritenne più vantaggioso l'anticipo a inizio primavera, in modo da poter selezionare i film migliori prima del Festival di Cannes. Tuttavia, il consiglio d'amministrazione e il comitato consultivo, appoggiati dagli organizzatori del Forum, sostennero la collocazione attuale e la Berlinale mantenne la programmazione estiva ancora per alcuni anni.[12]
Giuria internazionale
Eleanor Perry, scrittrice e sceneggiatrice (Stati Uniti) - Presidente di giuria[13]
^Dietro il nome Winterfilm Collective si celano, tra gli altri, i documentaristi David Grubin e Barbara Kopple, i fotografi Fred Aronow, David Gillis e Michael Lesser, le montatrici Nancy Baker, Rhetta Barron e Benay Rubenstein e alcuni membri dell'associazione Vietnam Veterans Against the War (vedi [1]).