Fernandel, pseudonimo di Fernand-Joseph-Désiré Contandin (Marsiglia, 8 maggio 1903 – Parigi, 26 febbraio 1971), è stato un attore, cantante e regista francese di origine italiana da parte del bisnonno.
Nacque a Marsiglia l'8 maggio 1903 da Désirée Bédouin (1879-1970) e da Denis Coutandin (1871-1930) (poi trascritto erroneamente in Francia come Contandin), originari di Perosa Argentina, dove, procedendo verso il Sestriere, un cartello ricorda l'ubicazione della loro casa. Nel 2021 l'edificio è in stato di grave abbandono e parzialmente crollato. Vi è una targa posta sulla facciata impreziosita da una foto dell'attore e da una locandina del film Don Camillo. Una voce insistente racconta che il piccolo Fernandel in realtà nacque nella borgata di Perosa e poi fu introdotto neonato in Francia, di nascosto, così da acquisire di diritto la tanto desiderata cittadinanza francese[1]. Questa possibile nascita di Fernandel in quella borgata viene menzionata anche sulla targa posta sulla facciata dei resti della casa di famiglia. Fernandel parlava correntemente il piemontese, lingua usata in famiglia dai suoi genitori, mentre stentava con l'italiano[2].
Dal 1915 al 1925 fece vari lavori per sbarcare il lunario; contemporaneamente si esibiva come cantante e caratterista nei caffè-concerto. Il 4 aprile 1925 sposò Henriette Manse (1902-1984), sorella di Jean Manse (1899-1967) sceneggiatore, paroliere e collaboratore di molti suoi futuri film. Con lei ebbe tre figli, Josette (1926-2017), Janine (1929-2020), e Franck (1935-2011). La leggenda narra che sia stata proprio la madre di sua moglie, vedendolo spesso dalla finestra arrivare ansioso dalla figlia Henriette, a dire ad alta voce Fernand d'elle (Fernand di lei). La frase colpisce nel segno a tal punto che adotterà questo nome in scena e per sempre. Fernandel aveva 2 fratelli: Auguste-Marcel (1897-1961) col quale si esibirà per un certo periodo sotto i nomi Marcel e Fernand-Sined, e Francis (pseudonimo Fransined 1914-2012) che fu un buon attore, con all'attivo molti film per lo più in ruoli di caratterista. Più giovane la sorella Marguerite (1910-2006).
Il debutto cinematografico avvenne nel 1931 con un piccolo ruolo nel film Le Blanc et le noir, dove Raimu era il protagonista. Lo stesso anno Jean Renoir gli affidò un ruolo più importante in On purge bébé, tratto da un lavoro di Georges Feydeau. Sempre nel 1931, fu protagonista nel film di Bernard Deschamps Le Rosier de Madame Husson, dove interpretò un ruolo che in carriera gli avrebbero offerto spesso, quello di giovanotto ingenuo, che in questo caso perdeva la verginità in una casa d'appuntamenti.
Giunse il successo, che continuò per tutti gli anni trenta, periodo in cui tuttavia proseguì la carriera di cantante comparendo in numerose commedie musicali, che spesso furono dopo poco trasposte in versione cinematografica, ispirate, talvolta, dalla macchietta di Primo Cuttica[3].
La svolta avvenne nel 1952, quando, grazie a Julien Duvivier e al primo della serie di film incentrati sulla figura di don Camillo ideata da Giovannino Guareschi, Fernandel vestì il ruolo di un prete italiano di provincia, irascibile e sempre in lotta con il sindaco comunista, Peppone, interpretato da Gino Cervi. Dal 1952 al 1965 ricoprì il ruolo di don Camillo nei complessivi cinque film della serie: Don Camillo, Il ritorno di don Camillo, Don Camillo e l'onorevole Peppone, Don Camillo monsignore… ma non troppo e Il compagno don Camillo.Guareschi, Fernandel e Cervi, dall'inizio della saga di don Camillo, divennero amici e i due attori furono padrini di battesimo di Giovanna, una nipote dello scrittore. Il 18 gennaio 1953, ormai divenuto famoso con la sua interpretazione di don Camillo, l’attore si trovava a Roma con la figlia Jeanine, quando Pio XII, saputo della sua presenza in città, lo volle invitare in Vaticano per conoscere «…il prete più conosciuto della cristianità dopo il Papa».
Nel frattempo comparve anche in diversi altri film, sia italiani che statunitensi, e negli anni cinquanta e sessanta si trovò ad alternare ruoli comici, come La legge è legge (1958) al fianco di Totò o La vacca e il prigioniero (1959). Il suo primo film a Hollywood fu Il giro del mondo in ottanta giorni (1956), nel quale interpretava un conduttore di carrozza. Il successo ottenuto in quel film lo portò a girare una nuova commedia nel 1958, Paris Holiday, con Bob Hope e Anita Ekberg. Il film Era di venerdì 17 (1956) fu un rifacimento del film 4 passi fra le nuvole (1942), nel quale Fernandel interpretò il ruolo che fu di Gino Cervi e al quale partecipò anche Carlo Romano, suo doppiatore nei film di Don Camillo.
Alla fine della carriera intraprese la strada della regia cinematografica, realizzando quattro film, e creò la casa di produzione GaFer film insieme a Jean Gabin.
Nel 1970 venne chiamato per girare un nuovo film della serie di Don Camillo, Don Camillo e i giovani d'oggi, diretto da Christian-Jaque. Le riprese cominciarono a Brescello il 13 luglio 1970 e lui vi arrivò il 20 luglio, a set già allestito. Gli esterni si girarono sotto un sole cocente, tra umidità e zanzare, e Fernandel ebbe più volte dei mancamenti, degli eccessi di stanchezza e delle difficoltà respiratorie; a un certo punto fu colpito anche da dolori lancinanti al torace. Il 5 agosto, durante una scena sul sagrato della chiesa che prevedeva che Fernandel dovesse portare in braccio l'attrice Graziella Granata, che pesava meno di 50 chili, Fernandel non riuscì a sostenerla, incespicò e cadde a terra; appena ripresosi dal malore fu costretto ad abbandonare il set.
Trasportato all'ospedale di Parma, vi rimase ricoverato per quattro giorni. Si consultò con uno specialista e poi decise di tornare a Marsiglia per sottoporsi a ulteriori esami clinici e prendersi un periodo di riposo. Il regista, cercando parole di conforto, si rivolse così a Fernandel: «On reprendra le tournage dès que tu seras rétabli. Rentre à Marseille.» («Riprenderemo le riprese quando sarai ristabilito. Ritorna a Marsiglia»)[4].
Le sue condizioni di salute erano già compromesse da alcuni mesi, in quanto nell'aprile precedente, durante un piccolo intervento per rimuovere un'escrescenza formatasi sotto il muscolo pettorale destro, i medici avevano scoperto che era affetto da un carcinoma di origine epatica, in evoluzione e con metastasi; partito dal fegato, il tumore aveva colpito un polmone e si era diffuso in diverse parti dell'organismo. I familiari furono informati della gravità della situazione ma decisero di tenere all'oscuro l'interessato.[senza fonte] Lo stesso Christian-Jaque, che nel frattempo lo aveva scritturato per questo film, era totalmente ignaro della grave malattia che aveva colpito Fernandel.[senza fonte]
Il 12 agosto 1970 la produzione sospese le riprese e Gino Cervi ritornò a Roma. La soluzione più semplice sarebbe stata quella di rigirare le scene in cui compariva don Camillo con un altro attore, completando così il film e salvando buona parte del girato, ma la proposta della produzione si scontrò con il rifiuto di Jaque e di Cervi di continuare senza Fernandel.
A metà gennaio 1971 Fernandel telefonò a Christian-Jaque per rassicurarlo sulle proprie condizioni, che parevano migliorare, e per dirgli che poteva contare su di lui, ma il 26 febbraio successivo morì a 67 anni nella sua casa di Parigi, in Avenue Foch 44 (16º arrondissement, nello stesso palazzo al piano di sotto abitò dal 1963 al 1966 Maria Callas)[5][6]. È sepolto al cimitero di Passy assieme alla moglie Henriette Manse (1902-1984) e alla prima figlia Josette (1926-2017)[7].
Il progetto venne ripreso con altri attori e girato da capo, con un altro regista, Mario Camerini, ma con il medesimo titolo, con Gastone Moschin nella parte di don Camillo e Lionel Stander in quella di Peppone; sarebbe infine uscito nel 1972.
Nelle versioni in italiano delle opere in cui ha recitato, Fernandel è stato doppiato da:
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