Nacque a Pest nel 1869 da una famiglia ebrea, il padre Fülöp Salzmann era telegrafista, la madre era Maria Singer. Dopo 3 anni la famiglia decise di trasferirsi a Vienna come molte altre famiglie, la città aveva infatti deciso di riconoscere pieni diritti a tutti i cittadini ebrei.
A causa di un rovescio finanziario il padre perse il lavoro Felix fu costretto ad abbandonare gli studi e iniziare a lavorare come impiegato di una impresa di assicurazioni ma iniziò anche a scrivere brevi poemetti.
Avendo vissuto esperienze di discriminazione da parte dei vicini e dei compagni di scuola decise di adottare come cognome Salten per apparire meno ebreo e si convertì al cattolicesimo.
Nel 1902 si sposò con l'attrice Ottilie Metzeles, la coppia ebbe due figli: Paul Jakob e Anna Katharina.
La sua opera più famosa Bambi, la vita di un capriolo venne pubblicato per la prima volta nel 1923, la prima pubblicazione in inglese avvenne nel 1928 e già nel 1933 la Disney comprò i diritti cinematografici ma ci vollero circa 10 anni prima che il film venisse proiettato. Il romanzo venne bandito dal regime nazista.
Visse gli ultimi anni in Svizzera dove si era rifugiato grazie all'aiuto della figlia.
Gli è stata attribuito anche Josefine Mutzenbacher, romanzo pubblicato in forma anonima che tratta della vita di una prostitutaviennese e che fu oggetto di un celebre processo per oscenità.[1]
Morì nel 1945 ed il suo corpo venne tumulato nel cimitero israelitico di Friesenberg, a Zurigo.
^Siegfried Mattl, Werner Michael Schwarz, Felix Salten. Schriftsteller – Journalist – Exilant (Katalog zur gleichnamigen Ausstellung im Jüdischen Museum der Stadt Wien vom 5. Dezember 2006 bis 18. März 2007). Holzhausen, Wien 2006, ISBN 978-3-85493-128-7 (= Wiener Persönlichkeiten, Band 5), p. 87.
Ernst Seibert, Susanne Blumesberger (ed.), Felix Salten – der unbekannte Bekannte, Wien 2006, ISBN 3-7069-0368-7.
Gottfried Fliedl, Gustav Klimt 1862–1918. The World in Female Form, Benedikt Taschen, 1994.
Simone Rebora, Massimo Salgaro, Is Felix Salten the author of the Mutzenbacher novel (1906)? Yes and no, in Language and Literature: International Journal of Stylistics, 31/2 (2022), pp. 243–264.