Dopo il conflitto fu arrestato con l'accusa di furto. Rilasciato, il suo reggimento fu trasferito in Finlandia, ma Bulgarin disertò riparando a Varsavia, dove si unì alla Grande Armée di Napoleone, formata nel 1805; con le truppe francesi combatté contro gli insorti spagnoli. Nel 1814 fu impiegato in Lituania e, colto mentre tentava di disertare, fu arrestato e imprigionato in Francia, dove nel frattempo Napoleone era caduto, e poi in Prussia.
Nel 1820, dopo sei anni di prigionia, tornò in libertà; decise dunque di tornare a Pietroburgo, dopo un soggiorno a Varsavia. Scrisse articoli di critica letteraria per L'archivio nordico e compose un saggio sulla letteratura russo-polacca. Conobbe e divenne amico del drammaturgo e diplomatico Aleksandr Griboedov e del filologo Nikolaj Greč. Insieme a quest'ultimo fondò il giornale «Severnaja Pčela» (Северная пчела, L'ape del Nord), che pubblicò dal 1825 al 1839, e divenne coeditore della rivista «Syn otečestva» (Сын отечества, Figlio della Patria), dal 1825 al 1859.
Giornalista al servizio del regime e informatore della polizia politica, Bulgarin era odiato dagli intellettuali liberali. In alcuni epigrammiPuškin ironizzò sul suo scarso valore di scrittore, lo chiamò spia e lo battezzò Figljarin (da figljar, buffone); per tutta risposta, nei suoi articoli Bulgarin soprannominò il grande Puškin Čuškin (da čuš', sciocchezza). Nekrasov lo chiamò «servo dello zar» e Lermontov prese di mira la sua avidità di denaro.