Fabio Vacchi (Bologna, 19 febbraio 1949) è un compositore italiano.
Fabio Vacchi ha studiato al conservatorio G.B. Martini di Bologna con Giacomo Manzoni e Tito Gotti.
Nel 1974 partecipa ai corsi del Berkshire Music Center a Tanglewood (USA), dove vince il Koussevitzky Prize in Composition, e nel 1976 ottiene il primo premio al concorso di composizione "Gaudeamus" nei Paesi Bassi con Les soupirs de Geneviève per 11 archi solisti. Nello stesso anno scrive la Sinfonia in quattro tempi per la Biennale di Venezia, eseguita al Teatro La Fenice sotto la direzione di Giuseppe Sinopoli. Nel '79 e nell'81 la Biennale di Venezia gli dedica due ritratti[1] e nell'85 propone l'Usgnòl in vatta a un fil[2]. A Venezia conosce e viene sostenuto da Luigi Nono[3].
Debutta al Maggio Musicale Fiorentino nel 1982 con Girotondo, opera in due atti su libretto tratto da Schnitzler, cui segue Il viaggio per il Teatro Comunale di Bologna, nel 1990, su libretto di Tonino Guerra. La station thermale debutta all’Opéra di Lione nel 1993[4], sotto la direzione di Claire Gibault. Verrà ripresa, oltre che all’Opéra Comique di Parigi, anche nella stagione del Teatro alla Scala nel 1995[5]. Sempre all’Opéra di Lione debutta nel 1998 l’opera sull’immigrazione Les oiseaux de passage[6], coprodotta con il Teatro Comunale di Bologna (2001), regia di Daniele Abbado[7].
Nel 1995 Vacchi compone uno dei suoi lavori più celebri, Dai calanchi di Sabbiuno, per organico da camera, eseguito in occasione di concerto scaligero commemorativo del cinquantenario della Resistenza. Ne elabora in seguito anche una versione per grande orchestra, richiesta da Claudio Abbado[8]. Su commissione di Abbado compone inoltre Briefe Büchners, ciclo di lieder eseguito per la prima volta alla Philharmonie di Berlino nel 1998.
Nel 2003 con Il letto della Storia (libretto di Franco Marcoaldi e regia di Giorgio Barberio Corsetti), rappresentato al Maggio musicale Fiorentino, ottiene il Premio Abbiati[9]. Dal sodalizio con Marcoaldi sono nati anche Terra comune (con cui Vacchi è stato chiamato da Luciano Berio a inaugurare l'Auditorium Parco della Musica di Roma nel 2002) e Tre Veglie (2000), commissionatogli dal Festival di Salisburgo e dirette da Ivan Fischer[10], e la seconda opera per il Teatro alla Scala, Teneke (2007), diretta da Roberto Abbado, con regia di Ermanno Olmi e scenografia di Arnaldo Pomodoro. Marcoaldi elabora il libretto dall’omonimo romanzo di Yaşar Kemal[11].
Teneke è scelta assieme ad altri sei titoli per l'esposizione That's Opera, in occasione dei duecento anni di Ricordi, a cura di Jean-Jacques Nattiez. Ancora alla Groβe Festspielhaus di Salisburgo, nell'ambito delle celebrazioni mozartiane del 2006, ha luogo la prima assoluta de La giusta armonia, melologo per voce recitante e orchestra interpretato dai Wiener Philharmoniker con Riccardo Muti[12], che aveva già diretto Il diario della Sdegno, ispirato all’attentato dell’11 settembre e alle guerre che ne seguirono, al Teatro alla Scala, nel 2002[13].
Al 2007 risalgono sia il brano sinfonico Mare che fiumi accoglie, diretto da Antonio Pappano al Parco della Musica di Roma, sia l’opera La madre del mostro, su libretto di Michele Serra; Amos Oz scrive per lui il libretto dell’opera Lo stesso mare, dall’omonimo romanzo, allestita al Teatro Petruzzelli di Bari, con scene di Gae Aulenti e regia di Federico Tiezzi[14]. Sempre in collaborazione con Oz, compone il melologo D’un tratto nel folto del bosco, su testo di Michele Serra dall’omonimo romanzo dello scrittore israeliano, per il Festival Mito (che dedicherà a Vacchi una monografia, primo italiano, nel 2014) del 2010. Il melologo verrà ripreso, in versione francese, Soudain dans la forêt profonde, anche a Parigi, alla Comédie française e alla Salle Pleyel, con un CD a cura del Ministère de l'Éducation Nationale, destinato alle scuole di Francia[15]. Su testo appositamente scritto sempre da Michele Serra nasce un altro melologo, Sull’acqua (2015), a la Verdi di Milano, con Lella Costa voce recitante.
Nel 2015 scrive un poema sinfonico ancora ispirato a D’un tratto nel fosto del bosco di Amos Oz, Der Walddämon, commissione di Riccardo Chailly che lo dirige al Gewandhaus di Lipsia[16]. Nel 2015 è stato responsabile dell’Atelier Opéra en création presso il Festival di Aix-en-Provence, nel cui cartellone, tra il ’14 e il ’15, sono stati inseriti suoi brani[17]. Nel 2016 nascono la nona opera, Lo specchio magico[18], su testo di Aldo Nove, allestita al Maggio Musicale Fiorentino sotto la direzione di John Axelroad[19], e Vencidos per voce e orchestra commissionata del Festival Internacional Cervantino, in Messico, per le celebrazioni di Cervantes[20].
Nel 2018 Andrea Lucchesini esegue la Sonata n.1 per pianoforte, commissione di Lugano Musica, e il Teatro San Carlo rappresenta Eternapoli, nato su richiesta di Toni Servillo che recita il testo di Giuseppe Montesano[21]. Sempre nel 2018 nascono il Concerto per violoncello, eseguito al Petruzzelli di Bari con Enrico Dindo, sotto la guida di John Axelroad[22] e il Concerto per violino Natura naturans (seconda versione)[23], presentato in prima europea all’Opera di Budapest e in prima americana alla Carnegie Hall di New York, diretto da Balázs Kocsár, solista Aruka Nagao[24].
Was Beethoven african? è il titolo, ispirato a un racconto di Nadine Gardimer, composto per il Concours International de chefs d’orchestre «La Maestra», commissionato dalla Philharmonie de Paris e dalla Paris Mozart Orchestra, eseguito dalle finaliste, alla Philharmonie, il 18, 19 e 20 settembre 2020[25].
Nel 2021 al Teatro alla Scala va in scena, per la direzione di Michele Gamba, l’allestimento di Madina, teatro-danza per attore, soprano, tenore, coro, orchestra e corpo di ballo, con Roberto Bolle étoile, in scena fino al 14 ottobre. Il testo di Emmanuelle de Villepin è incentrato sul tema del terrorismo[26][27].
Per la celebrazione dei 250 anni di Beethoven, ha composto Beethoven e la primavera ritrovata, commissionata dal Maggio Musicale Fiorentino e condotta da Zubin Metha[28].
La collaborazione iniziata negli anni novanta con scrittori del secondo Novecento, tra cui Tonino Guerra e Giuseppe Pontiggia (che per Vacchi scrisse Sacer Sanctus, testo che ha dato il titolo alla Cantata composta per la Scala nel 1996) è proseguita poi con Michele Serra, Aldo Nove, Yaşar Kemal, Dacia Maraini (con cui ha creato il melologo Il piacere di leggere), Amos Oz[29], Gianrico Carofiglio, sul cui testo ha creato il melologo Il bordo vertiginoso delle cose (che Carofiglio stesso ha interpretato come attore al Petruzzelli di Bari nel 2014)[30].
Nell'ambito delle arti plastiche e figurative Vacchi è stato legato a nomi come Arnaldo Pomodoro e Giulio Paolini.
Rilevante la sua collaborazione in campo cinematografico con il registra Ermanno Olmi. Parte dei Luoghi immaginari, venuti alla luce tra il 1987 e il 1992[31], è confluita nella colonna sonora de Il mestiere delle armi, con cui Vacchi vince il David di Donatello come miglior musicista. Scrive inoltre le musiche per Gabrielle di Patrice Chéreau[32] e Centochiodi di Olmi.
Tradizione e modernità dialogano nelle opere di Vacchi[33], che si può considerare «figlio dell’avanguardia del Novecento, ma estraneo agli sperimentalismi fini a se stessi, in altre parole rivaluta la tradizione sfruttando, nel medesimo tempo, le molteplici possibilità offerte dalla scrittura contemporanea»[34].
Ha quindi cercato «una terza via nella pratica della musica contemporanea: non l’avanguardia dura e pura, aspra e difficile, ma nemmeno i facili ripiegamenti del neoromanticismo postmoderno»[35]. Si è sempre dichiarato lontano da un atteggiamento nostalgico che non assimili le sperimentazioni del XX secolo, purché vengano considerate mezzi per aprire prospettive e non fini per una musica solipsistica[36].
Claudio Abbado definisce la sua scrittura «complessa e non passatista ma che sa arrivare all’ascoltatore»[37]. Jean Jacques Nattiez ha affermato che «Le opere di Vacchi sono belle, spesso cupe e tormentate, mai noiose, per lo più eloquentemente drammatiche»[38]. Secondo Giorgio Pestelli, «Vacchi è un artista ricco di possessi culturali e umani: alla tecnica strutturale più agguerrita unisce la reattività emotiva, l'attenzione alle voci della terra e degli affetti, la sensibilità per le radici popolari, dialettali, l'apertura ai linguaggi dei continenti remoti; il suo mondo è pieno di cose vicine e lontane, ma tutto percorso da un sentimento capace di connettere le diversità»[39].
Vacchi ha sempre dichiarato il suo studio della musica etnica delle tradizioni musicali mediterranee, europee, ed extraeuropee: «gli elementi musicali di altre tradizioni tuttavia non vengono mai assunti da Vacchi acriticamente, come mere citazioni [...]; esse piuttosto costituiscono [...] dei "modelli fantasmatici", ai quali fare riferimento con piena consapevolezza [...] del loro valore culturale»[40].
Nonostante molti suoi brani, accanto a quelli puramente strumentali e sinfonici, si riferiscano a fatti etici, politici e letterari, la sua musica non ha carattere programmatico: la sua impostazione metafisica apre a significati non esprimibili con la parola, ma emozionalmente percepibili.[41]
Vacchi è tra i compositori più eseguiti della scena musicale italiana contemporanea (lo testimonia tra l'altro l’elevato numero di commissioni ricevute da prestigiose istituzioni musicali – Biennale di Venezia, Maggio Musicale Fiorentino, Berliner Philharmoniker, Festival di Salisburgo, Teatro alla Scala)[42].
Fabio Vacchi è sposato con la scrittrice e musicologa Lidia Bramani.
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