Inizia la sua attività in Rai, dove era entrato - per una felice intuizione dell'allora direttore generale Filiberto Guala - insieme ad un gruppo di giovani professori universitari, tra cui Leone Piccioni, Antonio Santoni Rugiu e Luigi Silori, come intervistatore e autore di trasmissioni su soggetti artistici. Affianca a questo lavoro l'opera intellettuale di critica e di riflessione sull'arte, grazie anche alla sua frequentazione del mondo artistico degli anni cinquanta, redigendo anche presentazioni e cataloghi d'arte[1][2].
Dal 1951 è assistente volontario di Filosofia teoretica presso la cattedra di Ugo Spirito alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università La Sapienza di Roma. Pur essendosi tenuto fino a quel momento ai margini della vita accademica, con La crisi semantica delle arti consegue nel 1964 la libera docenza, diventando poi professore incaricato di Estetica dal 1964. Viene nominato ordinario di questa disciplina presso la medesima Facoltà nel 1973 (incarico che manterrà sino al 1997, allorché cessa di insegnare). Qui inizia la sua esperienza trentennale che porterà al rinnovamento dell'estetica italiana dopo Croce, culminante in una innovativa traduzione della Critica della facoltà di giudizio di Kant tesa a sottolinearne la coappartenenza di tematiche estetiche ed epistemologiche. Lo stesso Garroni riconosce il suo debito nei confronti della lettura kantiana di Luigi Scaravelli.[3]
Emilio Garroni è stato sempre un professore molto seguito dai suoi allievi.
Ha sempre affiancato al suo lavoro di filosofo quello di scrittore, in qualità di autore di racconti e romanzi, e di pittore. Nel 2006 è stato esposto al pubblico, presso la "Sala Santa Rita" di Roma il suo Autoritratto, opera del 1983-84[4].
È morto a Roma il 5 agosto 2005 e l'orazione funebre si è tenuta a Villa Mirafiori, a Roma, sede della facoltà di filosofia[5].
All'indomani della sua morte amici, allievi e colleghi hanno deciso di fondare un'associazione, la CiEG, Cattedra Internazionale Emilio Garroni, per far conoscere il suo pensiero e dare un seguito alle indagini filosofiche sui temi da lui affrontati.
Il pensiero
Secondo Garroni l'estetica è una "filosofia non speciale" il cui compito non deve limitarsi allo studio delle espressioni artistiche ("il bello"), ma è finalizzato ad una visione e ad una "costruzione" del mondo fondata sull'esperienza del senso che comunque, per Garroni, continua ad avere nelle arti la sua manifestazione esemplare[6].
Dalle parole del linguista Tullio De Mauro, "come Garroni spiega nelle Riflessioni sulla Critica del Giudizio del 1976 (sottotitolo di Estetica ed Epistemologia) ciò che va rivendicata è la portata epistemologica delle riflessioni kantiane, che trascendono lo stato empirico delle scienze del suo tempo e vivono operanti nel meglio degli indirizzi novecenteschi, magari di ciò inconsapevoli." (Tullio De Mauro, Emilio Garroni: un orizzonte di senso)
Opere
Saggi filosofici
La crisi semantica delle arti. Roma, Officina, 1964
Il mito negativo e la pittura di [Sergio] Vacchi, Roma, Officina, 1964
Semiotica ed estetica. L'eterogeneità del linguaggio e il linguaggio cinematografico, Bari, Laterza, 1968
Progetto di semiotica. Messaggi artistici e linguaggi non-verbali, Roma-Bari, Laterza, 1973
Scritti sul cinema: pubblicati dalla rivista "Filmcritica" (1967-2004), a cura di Edoardo Bruno e Alessia Cervini, Torino, Aragno, 2006. ISBN 88-8419-267-6
Sulla morte e sull'arte: racconti morali, Parma, Pratiche, 1994. ISBN 88-7380-271-0
Programmi televisivi RAI
Sintonia, lettere alla TV, a cura di Emilio Garroni, 1957
Note
^ Franco Monteleone, Storia della Radio e della Televisione italiana, Marsilio 1992
^Una puntata del 1961, tratta da Rai Teche, del programma TV "Arti e Scienze", in cui Emilio Garroni parla del Bauhaus e intervista Bruno Zevi e Walter Gropius