Il nome generico (Elymus) deriva da un antico nome greco (elymos o élumos) per un cereale non identificato.[3][4] L'epiteto specifico (repens) indica una pianta con portamento strisciante o basso.[5]
Il binomio scientifico di questa pianta inizialmente era Triticum repens, proposto dal botanico e naturalista svedese Linneo (1707 – 1778) in una pubblicazione del 1753, modificato successivamente in quello attualmente accettato Elymus repens perfezionato dal botanico Frank Walton Gould (1913-1981) nella pubblicazione "Madrono; Journal of the California Botanical Society. Berkeley, CA" (Madroño 9: 127 )[6] del 1947.[2]
Descrizione
Queste piante arrivano ad una altezza di 8 - 12 dm. La forma biologica è geofita rizomatosa (G rhiz), sono piante perenni erbacee di breve durata che portano le gemme in posizione sotterranea; durante la stagione avversa non presentano organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei come bulbi, tuberi e rizomi, fusti sotterranei dai quali, ogni anno, si dipartono radici e fusti aerei.[1][4][7][8][9][10][11][12]
Parte ipogea: la parte sotterranea è un rizoma brevemente stolonifero; i rizomi a volte sono robusti.
Parte epigea: la parte aerea del fusto è un culmo ascendente, ginocchiato alla base. I nodi sono allungati (4 – 7 mm di lunghezza).
Foglie
Le foglie lungo il culmo sono disposte in modo alterno, sono distiche e si originano dai vari nodi. Sono composte da una guaina, una ligula e una lamina. Le venature sono parallelinervie. Non sono presenti i pseudopiccioli e, nell'epidermide delle foglia, le papille.
Guaina: la guaina è abbracciante il fusto; sono presenti dei padiglioni auricolari falcati.
Ligula: la ligula è nulla.
Lamina: la lamina è piana e larga 8 – 9 mm; la superficie è glabra o poco pelosa sui bordi. Lunghezza delle foglie: 6 – 30 cm.
Infiorescenza
Infiorescenza principale (sinfiorescenza o semplicemente spiga): le infiorescenze, di tipo racemoso terminale, hanno la forma di una spiga distica formata da diverse spighette. La spiga può essere densa o lassa. Le spighette sono sessili, strettamente embricate e disposte di lato al rachide (il racemo è bilaterale). Gli internodi del rachide sono lunghi quanto le spighette. La rachide è scabrosa lungo i margini. La fillotassi dell'inflorescenza inizialmente è a due livelli (o a due ranghi[13]), anche se le successive ramificazioni la fa apparire a spirale. Lunghezza della spiga: 7 – 15 cm.
Spighetta
Infiorescenza secondaria (o spighetta): le spighette, compresse lateralmente con forme da ellittiche a oblunghe, sottese da due bratteedistiche e strettamente sovrapposte chiamate glume (inferiore e superiore), sono formate da 5 - 7 fiori fertili disposti in modo opposto. Possono essere presenti dei fiori sterili; in questo caso sono in posizione distale rispetto a quelli fertili. Alla base di ogni fiore sono presenti due brattee: la palea e il lemma. La disarticolazione avviene con la rottura della rachilla sotto ogni fiore fertile. Lunghezza delle spighette: 10 – 18 mm.
Glume: le glume, persistenti, sono subuguali, con forme oblanceolate-bilobe; sono carenate ed hanno 5 - 7 nervature longitudinali. Lunghezza: 10 mm.
Palea: la palea è un profillo lanceolato con alcune venature e margini cigliati.
Lemma: il lemma ha una forma lanceolata acuta oppure è brevemente mucronato. Lunghezza: 10 mm.
Il perianzio è ridotto e formato da due lodicule, delle squame traslucide, poco visibili (forse relitto di un verticillo di 3 sepali). Le lodicule sono membranose e non vascolarizzate.
I frutti sono del tipo cariosside, ossia sono dei piccoli chicchi indeiscenti, con forme da ovate a oblunghe, nei quali il pericarpo è formato da una sottile parete che circonda il singolo seme. In particolare il pericarpo è fuso al seme ed è aderente. L'endocarpo non è indurito e l'ilo è lungo e lineare. L'embrione è lungo 1/3 della lunghezza del frutto ed è provvisto di epiblasto; ha inoltre un solo cotiledone altamente modificato (scutello senza fessura) in posizione laterale. I margini embrionali della foglia non si sovrappongono. L'endosperma è farinoso.
Biologia
Come gran parte delle Poaceae, le specie di questo genere si riproducono per impollinazione anemogama. Gli stigmi più o meno piumosi sono una caratteristica importante per catturare meglio il polline aereo. La dispersione dei semi avviene inizialmente a opera del vento (dispersione anemocora) e una volta giunti a terra grazie all'azione di insetti come le formiche (mirmecoria). In particolare i frutti di queste erbe possono sopravvivere al passaggio attraverso le budella dei mammiferi e possono essere trovati a germogliare nello sterco.[14]
Habitat: gli habitat tipici per questa pianta sono gli incolti, i bordi delle vie, i campi e i prati aridi. Il substrato preferito è calcareo ma anche siliceo con pH neutro, alti valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.[16]
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 1.400 ms.l.m. (raramente fino a 2.000 ms.l.m.); frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano e i parte subalpino e alpino (oltre a quello planiziale – a livello del mare).
Fitosociologia
Areale alpino
Dal punto di vista fitosociologico alpino Elymus repens appartiene alla seguente comunità vegetale:[16]
Formazione: comunità perenni nitrofile
Classe: Agropyretea intermedii-repentis
Areale italiano
Per l'areale completo italiano Elymus repens appartiene alla seguente comunità vegetale:[17]
Macrotipologia: vegetazione forestale e preforestale
Classe: Robinietea Jurko ex Hadac & Sofron, 1980
Ordine: Chelidonio-robinietalia Jurko ex Hadac & Sofron, 1980
Alleanza: Balloto nigrae-Robinion Jurko ex Hadac & Sofron, 1980
Descrizione: l'alleanza Balloto nigrae-Robinion è relativa alle comunità di tipo nitrofilo, che crescono su terreni sabbiosi, secchi e relativamente poveri. Si rinviene nelle vicinanze delle scarpate stradali o ferroviarie e sui pendii ripidi ed assolati. La distribuzione dell'alleanza si trova sia in Europa che in Italia nelle zone aride (prevalentemente nelle aree meridionali). In queste aree le formazioni arboree dominanti sono costituite da Robinia pseudacacia che predilige i terreni umidi, poco drenanti o da Ailanthus altissima, specie più xerofila.[18]
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
E. repens nota anche come dente canino, per le sue proprietà terapeutiche è conosciuta anche come gramigna dei medici.[19][20]
La specie di questa voce è stata utilizzata in fitoterapia nella Grecia classica. I cani ammalati sono noti per dissotterrarne e mangiarne le radici e gli erboristi medioevali la usavano per il trattamento delle infiammazioni delle vesciche, della minzione dolorosa e della ritenzione idrica. Contiene polisaccaridi (triticina, inositolo, mannitolo, mucillagini) e un olio essenziale. Viene tuttora impiegata come diuretico, antinfiammatorio e nel trattamento della cistite. Vengono utilizzati gli stoloni per fare infusi o come estratto secco.[19][20]
L'Elytrigia repens è un'erba officinale e un'erba medicinale. I rizomi essiccati di Elytrigia repens venivano spezzati e utilizzati come incenso durante il medioevo in Nord Europa, dove altri tipi di resine a base di incenso non erano disponibili.[senza fonte]
Coltivazione
L'Elytrigia repens si è naturalizzata in gran parte del mondo, e spesso indicato come erba infestante. È difficile da rimuovere dagli ambienti dedicati al giardinaggio. Un metodo è quello di scavare in profondità nel terreno in modo da eliminare la quantità di radici possibile, infatti i lunghi bianchi rizomi, si seccano e muoiono se lasciati in superficie e al sole come ogni altra erba infestante.
Tassonomia
La famiglia di appartenenza di questa specie (Poaceae) comprende circa 650 generi e 9 700 specie (secondo altri Autori 670 generi e 9 500[9]). Con una distribuzione cosmopolita è una delle famiglie più numerose e più importanti del gruppo delle monocotiledoni e di grande interesse economico: tre quarti delle terre coltivate del mondo produce cereali (più del 50% delle calorie umane proviene dalle graminacee). La famiglia è suddivisa in 12 sottofamiglie, il genere Elymus fa parte della sottofamiglia Pooideae con oltre 150 specie distribuite nelle regioni temperate del nord in tutto il mondo.[7][8]
Non tutte le checklist botaniche sono concordi sulla posizione tassonomica di questa specie:
La "Flora d'Italia" di Sandro Pignatti non riporta il genere "Elymus, mentre descrive una specie "Agropyron repens" (L.) Beauv..[1]
La checklist "The Euro+Med PlantBase" nomina questa specie Elytrigia repens (L.) Nevski.[21]
Il basionimo per questa specie è Triticum repens L., 1753.[16]
Filogenesi
Il genere della specie di questa voce fa parte della tribù Hordeeae (supertribù Triticodae T.D. Macfarl. & L. Watson, 1982). La supertribù Triticodae comprende tre tribù: Littledaleeae, Bromeae e Hordeeae. All'interno della supertribù, la tribù Hordeeae forma un "gruppo fratello" con la tribù Bromeae.[22]
Il genere Elymus comprende solamente piante poliploidi con i genomi designati "H, Ns, P, S, St, StY, Y, e Xm". Inoltre Elymus è stato soggetto ad una "evoluzione reticolata"[23] per fenomeni di ibridazione, o per il trasferimento orizzontale di geni ma anche per l’endosimbiosi.[7]
E. repens può essere confusa con la specie Elymus athericus (Link) Kerguélen. La prima si distingue per possedere il lemma acuto e nervature poco sporgenti nella sezione della lamina fogliare.[25]
^abcProdromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. 75.1.1 ALL. BALLOTO NIGRAE-ROBINION JURKO EX HADAC & SOFRON 1980. URL consultato il 7 ottobre 2018.
G. Pasqua, G. Abbate e C. Forni, Botanica Generale - Diversità vegetale, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2015, ISBN978-88-299-2718-0.
Grass Phylogeny Working Group, Phylogeny and Classification of Poaceae (PDF), in Annals of the Missouri Botanical Garden, vol. 88, n. 3, 2001, pp. 373-457. URL consultato il 9 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2016).