Nata nei sobborghi di Rio de Janeiro e figlia di un chitarrista che si procurava da vivere eseguendo serenate, fu avviata al canto dalla madre. Dopo aver iniziato giovanissima a lavorare prima come commessa, poi come impiegata, fu scoperta durante la festa per il suo sedicesimo compleanno dal musicista e compositore Jacob do Bandolim, noto suonatore di mandolino e autore di diversi noti choro.
Jacob, nonostante l'iniziale opposizione paterna, portò Elizeth alla Rádio Guanabara dove, il 18 aprile 1936 si esibì per la prima volta durante il programma Suburbano con Vicente Celestino, Araci de Almeida, Moreira da Silva, Noel Rosa e Marília Batista. Divenne in breve una presenza fissa delle varie radio di Rio de Janeiro all'epoca in cui tutta la musica era suonata e cantata dal vivo in presa diretta.
Dal 1939 iniziò a esibirsi nei locali e in teatro in varie commedie musicali. Lo stesso anno si sposò con Ari Valdez, ma il matrimonio durò poco.
Incise il suo primo disco nel 1950, un 78 giri con le canzoni Braços vazios e Mensageiro da saudade. Il suo primo successo fu il disco successivo con le canzoni Canção de amor e Complexo. Il grande successo di Canção de amor, che fu il suo cavallo di battaglia per molti anni, le consentì di apparire nel 1951 nel primo programma della rete TV Tupi di Rio de Janeiro. Dopo questa apparizione poté iniziare anche a lavorare nel mondo del cinema.
Dopo un inizio come cantante di choro, negli anni cinquanta si impose come una delle migliori interpreti dei samba-canção insieme a Maysa, Nora Ney, Ângela Maria e Dolores Duran. Le canzoni del genere, derivato dal bolero su ritmi più vicini al samba, trattavano quasi immancabilmente dello struggimento e della nostalgia per l'amore irrealizzato con testi tragici e melodrammatici.
Nel gennaio del 1958 divenne inconsapevolmente tra le iniziatrici della bossa nova, con la pubblicazione dell'album Canção do amor demais che conteneva canzoni scritte da Vinícius de Moraes e da Antônio Carlos Jobim. Il titolo del disco si rifà esplicitamente al primo grande successo di Elizeth, Canção do amor. La casa discografica Festa, specializzata in dischi di poesia, nei quali venivano incise poesie recitate da attori o dagli autori stessi, decise di realizzarne uno dedicato ai versi di de Moraes. Diversamente da quanto avveniva normalmente, si decise di fare un disco di canzoni, quindi non solo recitato. Per far accettare la cosa al ministero degli esteri brasiliano, allora datore di lavoro del poeta che, tra le altre cose, faceva il diplomatico, sulla copertina del disco venne scritto «Poesia - Vinicius de Moraes». Poteva sembrare sconveniente attribuirgli solo il ruolo di paroliere.
Inizialmente si pensò di far interpretare le canzoni a Dolores Duran, allora considerata una delle maggiori interpreti brasiliane e che già aveva inciso canzoni di Jobim. Invece fu poi scelta Elizeth che, oltre a essere disponibile, all'epoca aveva una relazione con Vinicius.[1]
Canção do amor demais era ancora una raccolta di samba-canção con poche eccezioni. Chega de saudade e Outra vez sono tra queste. La novità in questi due pezzi è la presenza della chitarra di João Gilberto che con la sua rivoluzionaria batida influenzò tutta la musica brasiliana negli anni seguenti.
Dopo l'avvento della bossa nova anche Elizeth cominciò via via a modificare il suo stile avvicinandosi alla nuova musica. Negli anni sessanta presentò addirittura un programma televisivo intitolato Bossaudade (gioco di parole tra bossa nova e saudade) per la TV Record di San Paolo.
Nel 1965 Elizeth giunse seconda al primo Festival della Canzone Popolare Brasiliana con la canzone Valsa do amor que não vem di Baden Powell e Vinícius de Moraes (nell'occasione vinse la giovanissima nuova stella della MPBElis Regina con Arrastão).
Con l'album Elizeth sobe o morro del 1965, Eliseth iniziò a spostare il suo stile musicale verso il samba, realizzando una lunga serie di dischi e incontri musicali con gli esponenti storici del genere.
Nel 1968 realizzò un importante spettacolo al Teatro João Caetano di Rio de Janeiro per il Museo dell'Immagine e del Suono (MIS, Museu da Imagem e do Som) che fu considerato l'apice artistico della sua carriera.
Elizeth Cardoso ha collezionato un gran numero di soprannomi e appellativi: A Noiva do Samba-Canção (la fidanzata del samba-canção), Lady do Samba (la lady del samba), Mulata Maior (la mulatta massima), A Magnífica (la Magnifica). Il più importante le fu dato da Haroldo Costa, A Divina (la Divina), che fu il suo marchio durante il periodo di massimo splendore e successo di pubblico.
Il musicista Clare Fischer, arrangiatore e pianista del gruppo vocale The Hi-Lo's, le dedicò il brano Elizete che fu inciso dal bandleaderCal Tjader nel suo Cal Tjader's Plays the Contemporary Music of Mexico and Brazil, uno dei primissimi dischi ispirati alla bossa nova incisi negli Stati Uniti nel marzo del 1962.[2]
Il suo nome, nei dischi, nei film e negli spettacoli veniva spesso scritto (o pronunciato) "Elizete" e "Elisete" senza una apparente regola.
Con una vastissima produzione di dischi nei suoi 40 anni di carriera, Elizeth Cardoso è stata una delle più conosciute cantanti brasiliane in tutta l'America Latina e in Portogallo. Scarsa fortuna ebbe all'estero nel momento di massima espansione della bossa nova, forse perché considerata superata per l'epoca e poco propensa a mescolare le sue melodie melodrammatiche con il jazz e con gli stili ritmici più nuovi.
Sérgio Cabral, Elisete Cardoso - Uma vida, Lumiar, Rio de Janeiro, 1994.
Ricardo Cravo Albim, MPB - A História de um século, Rio de Janeiro, Funarte, 1998.
Ricardo Cravo Albim, O livro de ouro da MPB - A História de nossa música popular de sua origem até hoje, Rio de Janeiro, Ediouro, 2003.
Giancarlo Mei, Canto Latino. Origine, evoluzione e protagonisti della musica popolare del Brasile, Prefazione di Sergio Bardotti, Postfazione di Milton Nascimento, Nuovi Equilibri, 2004, ISBN 88-7226-801-X
Ruy Castro, Chega de Saudade - Storia e storie della bossa nova, Angelica Editore, 2005, ISBN 88-7896-001-2
João Carlos Pecci, L'anima della Bossa Nova, Hobby & Work Publishing, 2005, ISBN 978-88-7851-175-0