Ebbe tredici figli, cinque dei quali morirono durante l'infanzia. Patriota convinta, per tutta la vita fu punto di riferimento per la famiglia e in particolare per l'attività politica dei figli Jacopo e Giovanni, entrati nel 1830, con l'approvazione della madre, nella Carboneria con Mazzini (che Eleonora conobbe e sul quale ebbe influenza).
Dopo il presunto suicidio in carcere di Jacopo, nel 1833, e la morte del marito (1840), Eleonora si ritirò nella casa paterna di Taggia, dove morì nel 1856[2].
Un busto di Eleonora Ruffini è stato realizzato dallo scultore Luigi Belli nel 1882, e si trova tuttora in Piazza Cavour, a Taggia[2].
A Eleonora Ruffini è intitolato l'Istituto Alberghiero di Taggia, situato in frazione Arma in via Lungomare 141.
Note
^E. Faldella, I fratelli Ruffini. Storia della Giovine Italia, Torino, Roux e Viarengo, 1900, pp. 86-91
^abcGemma Giovannini Magonio, Italiane benemerite del Risorgimento nazionale, Milano, Cogliati, 1907, cit. in Mauro Chiabrando, La madre della Patria, Corriere.it, 3 febbraio 2011. URL consultato in data 16-03-2011.